Ambiente

Impariamo a riciclare le materie prime critiche

Litio, cobalto, terre rare: Europa e Italia devono smarcarsi dalla dipendenza estera, ricorda Cassa Depositi e Prestiti. Parole d’ordine: riciclo e urban mining
Credit: Enea.it
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10 marzo 2023 Aggiornato alle 07:00

Le materie prime critiche (anche conosciute con la sigla Mtc) sono rare, difficili da garantire ed estremamente preziose. Stiamo parlando di minerali, terre rare, elementi come litio, cobalto, bauxite e altri: circa una trentina di materiali che servono ai mercati europei, Italia compresa, per esempio per le batterie elettriche, il fotovoltaico e le turbine eoliche della transizione ecologica, le celle di combustione e una lunghissima serie di dispositivi tecnologici e non.

Eppure, se davvero l’Europa punta a garantire la neutralità carbonica entro il 2050, e se davvero l’Italia ha deciso di scommettere sulle comunità energetiche o sulle rinnovabili, dobbiamo essere in grado di avere queste materie prime, dato che oggi circa l’80% è importato da Paesi extra Ue.

A evidenziare la necessità di un cambio di rotta e di un impegno maggiore, per esempio, nel recupero di questi materiali dai Raee (rifiuti e apparecchiature elettroniche) è il report pubblicato da Cassa Deposito e prestiti (Cdp). Secondo lo studio, l’Europa non può essere dipendente da altri continenti a causa di numerose condizioni di instabilità (da quelle geopolitiche a quelle climatiche) che portano a diversi punti interrogativi riguardo la garanzia di aver sempre a disposizione materie prime critiche. Un cambio di passo necessario anche per riuscire a centrare gli obiettivi del Green Deal o del Digital Compass.

Cdp indica che da qui al 2050 la domanda annua di litio da parte della Ue potrebbe aumentare di 56 volte rispetto a ora, quella di cobalto di 15, quella delle terre rare di 10. Eppure, spiega il Gruppo, se si puntasse sull’economia circolare ci sarebbero concrete chance di ottenere ciò di cui si ha bisogno: per esempio, con il riciclo delle batterie entro il 2040 potremmo soddisfare oltre la metà della domanda di litio (52%) e di cobalto (58%), senza dover essere per forza dipendenti dall’estero.

In sostanza, dobbiamo sfruttare le “miniere urbane” che abbiamo (dai rifiuti alle componenti elettroniche), così come rafforzare le partnership con i fornitori affidabili. Per questo a marzo è attesa l’emanazione dell’European Critical Raw Materials Act, che dovrà promuovere la circolarità. In Italia, per affrontare il tema, è già stato aperto il Tavolo nazionale per le materie critiche da parte del Ministero delle Imprese e quello dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, includendo anche privati.

Bisognerà necessariamente rivolgere l’attenzione a circa 30 materie prime critiche: Antimonio, Afnio, Barite, Bauxite, Berillio, Bismuto, Borato, Carbon coke, Cobalto, Fluorite, Fosforite, Fosforo, Gallio, Germanio, Gomma naturale, Grafite naturale, Indio, Litio, Magnesio, Metalli del gruppo del platino, Titanio, Niobio, Scandio, Silicio metallico, Stronzio, Tantalio, Terre rare leggere, Terre rare pesanti, Tungsteno e Vanadio. Secondo Enea - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, per queste materie passa un terzo del Prodotto interno lordo nazionale italiano (32%).

Il nostro Paese ha grandi potenziali legati al riciclo dato che “a fronte del raggiungimento del tasso di raccolta dei best performer europei (70-75%) si potrebbero recuperare circa più di 7.000 tonnellate di materie prime critiche, pari all’11% delle importazioni dalla Cina nel 2021” anche se abbiamo un tasso di raccolta inferiore alla media europea per Raee, pile e accumulatori.

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