Diritti

Clooney denuncia il Venezuela per crimini contro l’umanità

Secondo la Clooney Foundation for Justice, i servizi di sicurezza del Paese sarebbero responsabili di tortura, esecuzioni e detenzione arbitraria contro gli oppositori del Governo Maduro
Credit: EPA/KAY NIETFELD
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20 giugno 2023 Aggiornato alle 17:00

La Clooney Foundation for Justice (Cfj), istituita dall’attore George Clooney e dalla moglie Amal Clooney, ha denunciato le forze di sicurezza del Venezuela accusandole di essersi rese responsabili di crimini contro l’umanità. Le prove raccolte servirebbero a dimostrare la politica di repressione messa in atto contro gli oppositori politici dal Governo di Nicolás Maduro.

L’interesse per i diritti umani è sicuramente una delle prerogative di Amal Clooney (nata Amal Ramzi Alamuddin), avvocata esperta di diritto internazionale. La famiglia Clooney ha fondato la Cfj nel 2016 per offrire assistenza legale gratuita alle vittime di violazioni dei diritti umani e, dopo aver aiutato le donne Yazidi rapite, stuprate e rese schiave dall’Isis, i sopravvissuti alle violenze in Congo e in Sudan, le vittime dei crimini di guerra in Darfur, ha deciso di scendere in campo per ottenere giustizia in Venezuela.

Per l’impossibilità di rivolgersi alle autorità venezuelane, che pare non abbiano fornito alcuna risposta alle richieste della fondazione, la Cfj ha deciso di presentare le proprie accuse nella punta meridionale del continente sudamericano, in Argentina, dove norme garantiste consentono al sistema giudiziario di condurre indagini e instaurare processi per gravi crimini (di guerra, contro l’umanità e genocidio) commessi al di fuori dei confini nazionali grazie al riconoscimento della cosiddetta “giurisdizione universale”.

Già da anni le Nazioni Unite avevano messo in guardia per le atrocità commesse in Venezuela. Diversi report avevano svelato la diffusione di crimini come esecuzioni extragiudiziali, detenzione arbitraria, tortura, persecuzione per motivi politici e sparizione forzata, commessi sin dal 2014. Nel 2021 il procuratore della Corte penale internazionale (Icc) ha annunciato l’apertura di indagini preliminari sul Venezuela.

L’ultimo report dell’Onu, pubblicato a settembre 2022, è andato oltre e ha rivelato che “Maduro e altre persone della sua cerchia più stretta, insieme ad altre autorità di alto livello, si adoperavano per individuare bersagli” da arrestare e torturare. Abusi da parte di membri dei servizi di intelligence militare e civile sarebbero stati perpetrati nell’ambito di un piano orchestrato da Maduro stesso.

Tutto ciò in un clima di impunità generalizzata. «Il sistema di giustizia venezuelano ignora le vittime di atrocità di massa nella loro lotta per la giustizia», ha dichiarato la direttrice legale del team interno alla fondazione (The Docket) che si occupa di difendere queste vittime. La Cfj non si è arresa e ha presentato denuncia presso un tribunale federale dell’Argentina a Buenos Aires per conto delle famiglie di 2 vittime di violenze indiscriminate e omicidi. Reuters racconta che tra i documenti presentati in tribunale ci sono 15.000 pagine contenenti elementi di prova.

Il Governo venezuelano ha sempre respinto le accuse di violazioni di diritti umani e Maduro ha affrontato una crisi di legittimità a seguito delle contestate elezioni del 2018. L’anno successivo gli Stati Uniti di Donald Trump e decine di altri Paesi hanno riconosciuto il suo oppositore Juan Guaidó, autoproclamatosi presidente transitorio del Venezuela, come il leader legittimo del Paese. Dopo aver ricevuto diverse minacce da parte di persone vicine a Maduro, ad aprile di quest’anno Guaidò si è visto costretto a lasciare il Paese per raggiungere prima la Colombia, dove è stato espulso, poi gli Stati Uniti.

Di recente, l’attenzione riguardo la situazione dei diritti umani in Venezuela ha generato tensioni tra i leader sudamericani. Durante un summit alla fine di maggio, il presidente cileno Gabriel Boric ha chiarito che descrivere il Venezuela come «antidemocratico non è semplicemente una narrazione politica. È una realtà. Ed è grave».

L’Argentina non è nuova al coinvolgimento in questo tipo di crimini commessi oltre confine. Secondo quanto riporta il sito della fondazione, i tribunali argentini hanno già applicato il principio di giurisdizione universale in alcuni casi notevoli: a esempio, nel 2010 sono state avviate indagini penali per i crimini contro l’umanità commessi in Spagna durante il regime del caudillo Francisco Franco (1939-1975) e un ordine di esumazione del tribunale argentino ha riconosciuto alla figlia di una vittima il diritto di recuperare i resti di suo padre da una fossa comune, mentre nel 2021 sono partite altre indagini riguardo il presunto genocidio della popolazione Rohingya in Myanmar.

Ma quali saranno i prossimi passaggi perché comincino le indagini relative alle violazioni avvenute in Venezuela? Secondo Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe, adesso «il sistema giudiziario argentino ha l’obbligo di indagare su questi crimini e, se verranno trovate prove sufficienti e ammissibili, di processare i presunti responsabili. Non devono cadere nel vuoto gli sforzi titanici delle vittime per ottenere verità, giustizia e risarcimento contro l’impunità predominante in Venezuela. I tribunali federali dell’Argentina non possono voltare le spalle alle vittime. Al contrario, devono far valere la giurisdizione universale e creare un importante precedente affinché altri Paesi di quell’area seguano la stessa strada».

Parallelamente, l’Icc ha comunicato il 9 giugno di aver aperto un ufficio in Venezuela a seguito di un incontro tra il procuratore Karim Khan e il presidente Nicolás Maduro. Grazie a questo accordo, la Corte penale internazionale ha riferito che spera di lavorare “più da vicino” con il Paese sudamericano anche per consentire l’attuazione di riforme giudiziarie che garantiscano maggiore giustizia.

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