Culture

Ecologia del pensiero: conversazioni con una mente inquinata

E se l’inquinamento non riguardasse solo l’ambiente ma anche il flusso dei nostri pensieri? Il libro di Anna Lisa Tota è un viaggio alla scoperta dei meandri più nascosti della mente, per pensare e vivere meglio
Credit: Meo
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2 luglio 2023 Aggiornato alle 08:00

Nel periodo post pandemico la scrittrice Anna Lisa Tota viene mossa da una sensazione di ribellione nei confronti dei paradigmi asettici ed emulativi a cui la società contemporanea ci sottopone, e decide di mettere sotto indagine il flusso del nostro pensare quotidiano. Un lavoro che riflette la profonda interconnessione tra mente e spazio esterno e che pone al centro la distinzione paesaggio naturale (pura selezione del nostro occhio) e paesaggio mentale (struttura in cui sono imbrigliati i pensieri).

Da questa riflessione è nato il libro Ecologia del pensiero, che propone eco-parole ed eco-pensieri e cerca di mettere in evidenza quanto l’inquinamento del mondo non concerni solo l’ambiente, ma anche l’immensa vastità di pensieri che elaboriamo ogni giorno. La nostra soggettività abita in un luogo organizzato dai canoni di bellezza individuali, un luogo incantevole e punto di incontro di benessere, creatività, equilibrio e interiorità, dove l’io simbolico attraversa i confini corporei fino a proiettare le proprie convinzioni e valori.

Forme di inquinamento mentale

L’esposizione sociale ci rende permeabili ad atteggiamenti talvolta inquinanti che possono includere tematiche che producono vere e proprie culture tossiche. Una di queste forme di contaminazione è l’inquinamento della parola, quel potente veicolo manipolatorio in grado di costruire scenari irreali attraverso micro aggressioni verbali.

Citando la penna di Marcel Proust, l’autrice ci ricorda quanto il variare delle nostre sceneggiature mentali preveda il dilagare sul presente fatto di ansie e preoccupazioni ancorate a un futuro prossimo: “Siamo il bersaglio di un flusso continuo di parole e conversazioni, che spesso sono tossiche e indigeste per le nostre soggettività. Questi flussi si appropriano della nostra identità e della percezione che abbiamo di noi stessi fino a inibirci”.

Tutto questo consegue la creazione di forme patologiche di comportamento, le quali sono un effetto immediato delle logiche della società dei consumi; siamo abituati a pensare il mercato come soluzione nella vita quotidiana, considerando che ogni problema oggi sia monetizzabile. Come afferma Alejandro Diaz “Happiness in expensive”; ma perché i rimedi ai problemi che incontriamo nel quotidiano devono trovarsi per forza nel mercato?

La mente ecologica

Per pensare in maniera ecologica, l’ambiente esterno diventa lo spazio nel quale intrecciare l’armonia dei propri pensieri, come la casa che diventa l’io morale di ciascuno di noi. Emanuele Coccia sostiene che “abbiamo bisogno di pensare la casa: viviamo nell’urgenza di fare di questo Pianeta una vera e propria dimora, o meglio, di fare della nostra abitazione un vero pianeta, uno spazio capace di accogliere tutte e tutti”.

L’orrido che soggiace al nostro benessere quotidiano è estromesso dal discorso sociale e, di conseguenza, risulta celato anche al nostro sguardo. Si pensi alla mercificazione dei corpi animali come il pollo, destinato unicamente a diventare cibo senza godere della possibilità di vivere una vita. Pensando al pollo come mero cibo di consumo per i supermercati, la moralità del pensiero ecologico contrasta drasticamente con tale valore strumentale del corpo animale. La mente ecologica tende a evitare di produrre e consumare ogni forma di inquinamento simbolico e ambientale.

Per quanto risulti impensabile salvare il Pianeta da soli, possiamo alleggerire il nostro comune destino a partire da un gesto gentile, esercitando un potere rivolto al bene comune con la consapevolezza di essere una fra le molteplici specie viventi.

La sacralità della natura

Fin dal Romanticismo, le arti visive considerano la natura come uno spazio sacro, una prerogativa che il poeta Andrea Zanzotto ci ha trasmesso attraverso l’idea di un paesaggio che abita l’interiorità di un individuo, con la natura che diviene lo spazio in cui il sacro si manifesta e di conseguenza, il paesaggio naturale il luogo dell’anima per eccellenza.

Se la natura evoca il sacro e contrasta ogni riduzione del vivente a merce di scambio e a fini strumentali, di fronte allo stato di prigionia delle logiche di mercato, l’autrice si domanda: “Ma non sarebbe più facile non produrla tutta questa plastica? Possibile che tutta questa enfasi sul cittadino consumatore finale non diventi un’ulteriore strategia per celare l’identità dei veri responsabili, coloro che preferiscono continuare a inquinare e guadagnare? I poeti hanno ragione: abbiamo urgentemente bisogno di condividere tutti una visione sacra della Terra, dove il rispetto e la cura del vivente in ogni sua forma siano rimessi al centro”.

L’intento di Anna Lisa Tota è di interloquire con i pensieri del lettore in base alle idee che quella lettura produce nella mente di chi sta leggendo.

Il pensiero ecologico può iniziare soltanto dentro di noi, a partire dalle nostre idee e non da quelle che si leggono in un libro; ciò nonostante, la lettura può forgiare la nostra soggettività.

Ecologia del pensiero è un contributo al futuro dei nostri sogni e richiede l’assunzione individuale e collettiva di molteplici responsabilità.

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