Ambiente

Ucraina: l’impatto della guerra sull’ambiente è sempre più evidente


Il conflitto bellico ha comportato un netto aumento delle emissioni di gas climalteranti, come spiega il report Climate damage caused by Russia’s war in Ukrain, presentato durante il summit climatico a Bonn
Credit: Mykhaylo Palinchak/SOPA Images via ZUMA Press Wire
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20 giugno 2023 Aggiornato alle 13:00

Dopo più di un anno di guerra in Ucraina, il danno climatico-ambientale alimentato dal conflitto bellico continua ad aggravarsi con ripercussioni su scala planetaria. La Initiative on GHG accounting of war ha pubblicato durante il summit climatico delle Nazioni Unite a Bonn, in Germania, il nuovo report aggiornato intitolato Climate damage caused by Russia’s war in Ukraine.

Dal documento emergono numerosi dati allarmanti, a partire dalle emissioni di gas alteranti rilasciate fra il febbraio del 2022 e quello del 2023, che hanno raggiunto la quota di 120 milioni di tonnellate di CO2, pari a quelle annuali del Belgio. «Questa prima di tutto è naturalmente una tragedia umana. Ma il conflitto sta anche danneggiando l’ambiente», ha dichiarato l’autore della ricerca Lennard de Klerk, secondo cui «è la prima volta che le emissioni di una guerra sono state mappate su una scala così completa».

Il team di ricerca ha valutato vari aspetti per calcolare il quantitativo di emissioni rilasciate nell’atmosfera, analizzando tutti i fattori diretti e indiretti, dal carburante usato per i veicoli militari, agli incendi causati dalle esplosioni fino al possibile inquinamento derivante dalla futura ricostruzione. «Non ci aspettavamo che le emissioni di guerra sarebbero state così significative e non è solo la guerra che contribuisce alle emissioni, ma anche la futura ricostruzione delle infrastrutture distrutte», ha sottolineato de Klerk.

Sul totale, circa 21,9 milioni di tonnellate di CO2 sono derivate dai combattimenti e dal consumo di carburante da parte delle truppe russe e ucraine, che spesso usano mezzi militari con motori diesel risalenti agli anni ‘60, molto inefficienti sul piano energetico e con forti emissioni inquinanti.

Altre 17,7 milioni di tonnellate sono state causate dai molteplici incendi che hanno coinvolto ampie parti delle zone di conflitto. Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 ha provocato il rilascio di ulteriori 14,6 milioni di tonnellate. Ma la parte più grande, pari a 50,2 milioni di tonnellate, sarà generata dalla futura ricostruzione delle infrastrutture della nazione, che hanno subito danni enormi come la distruzione della diga di Nova Kakhovka e gli interi villaggi e città rasi al suolo.

Secondo il Ministero ucraino per la Protezione dell’Ambiente è importante avviare un serio dibattito sull’impatto del conflitto sulla crisi climatica-ambientale, dato che è stato trascurato per molto tempo: «Sfortunatamente, l’impatto della guerra in Ucraina non si è riflettuto e non si rifletterà nei rapporti e nelle revisioni delle emissioni di gas serra preparati annualmente dal Segretariato dello United Nations Framework Convention on Climate Change».

Solo negli ultimi tempi, in certi ambiti accademici, è aumentata l’attenzione per le emissioni causate dai conflitti avvenuti nei decenni precedenti. Durante la Guerra del Golfo del 1990-91, circa 133 milioni di tonnellate di CO2 furono rilasciate quando il regime iracheno diede fuoco a centinaia di pozzi petroliferi, mentre le attività militari americane legate alla “guerra al Terrore” hanno comportato oltre 440 milioni di tonnellate di emissioni, secondo i calcoli del progetto Costs of War della Brown University.

«Con il 5,5% delle emissioni globali, le grandi forze armate del mondo che dipendono dai combustibili fossili hanno un ruolo significativo da svolgere nella riduzione e mitigazione», ha ammonito l’esperta di emissioni della guerra Deborah Burton, dell’organizzazione no profit Tipping Point North South.

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