Economia

Il futuro del solare è l’agrofotovoltaico

Dal Pnrr arriveranno 1,1 miliardi di euro e contributi a fondo perduto fino al 40% per gli impianti solari nei terreni coltivati. Ma servono regole tecniche e ambientali adeguate e procedure più snelle
Credit: Greenreport.it
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19 giugno 2023 Aggiornato alle 09:00

Il settore delle tecnologie verdi è ormai da tempo dominato dalla Cina, che controlla una significativa parte della produzione e delle materie prime necessarie come cobalto, litio e nichel, grazie a massicci investimenti nella politica industriale.

Nell’eolico è arrivata ad avere il 58% della capacità produttiva mondiale e ancora meglio ha fatto per quanto riguarda l’energia solare, visto che il 70% della produzione mondiale di cinese.

Ben diversa la situazione in Europa, dove gli investimenti in energie rinnovabili sono diminuiti del 10% rispetto al 2021, a eccezione del settore solare che ha mostrato una tendenza opposta.

L’UE è però decisa a ridurre la dipendenza dalla Cina e a competere nel settore delle tecnologie verdi, che rappresentano un’enorme opportunità economica e geopolitica, adottando politiche industriali e incentivi finanziari per accelerare gli investimenti nelle energie rinnovabili, come il Net-Zero Industry Act, un’iniziativa annunciata a Davos nel gennaio 2023.

Nel nostro Paese il 2023 sembra virare verso una svolta green con l’agrofotovoltaico, un settore in crescita che prevede la realizzazione di impianti fotovoltaici ad alta tecnologia da collocare in aree dedicate all’agricoltura e all’allevamento.

Realizzando attività energetica su terreni coltivati, i benefici sono molteplici: si ottengono i permessi in tempi minori e si riduce l’uso del suolo (diminuendo così l’impatto ambientale), al tempo stesso si fornisce ombra e riparo ai campi e si abbattono le spese energetiche per gli operatori agricoli.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) fornirà un ingente incentivo al settore, con contributi a fondo perduto fino al 40% del costo totale, ma soprattutto metterà a disposizione 1,1 miliardi di euro per l’installazione di impianti che produrranno circa 1.300 gigawattora di energia all’anno entro il 2026.

Tuttavia, ci sono preoccupazioni riguardo all’attuazione del piano e alle tecnologie utilizzate. Alcuni esperti notano che, in caso non si voglia accedere agli incentivi, vengono considerati agrifotovoltaici anche i tradizionali impianti solari, senza controlli sulla tecnologia utilizzata.

Controlli che invece vengono effettuati solo per i progetti che desiderano usufruire degli incentivi, e che impongono severe regole da rispettare, per permettere agli impianti di essere collocati nell’ambiente vitale di animali e piante.

Inoltre, l’attuale decreto attuativo sull’agrofotovoltaico si basa su regole tecnologiche e ambientali risalenti al 2012, che secondo gli esperti non sono più allineate alle scelte tecnologiche attuali.

La tempistica rappresenta un’altra preoccupazione, poiché per ottenere le necessarie autorizzazioni possono essere necessari fino a tre anni, mentre gli incentivi saranno disponibili solo fino a giugno 2026.

Insomma, per cogliere appieno le opportunità di sviluppo che l’agrofotovoltaico offre, è importante affrontare le questioni tecniche e amministrative in modo tempestivo, favorendo la collaborazione tra il settore energetico e quello agricolo per definire regole tecniche e ambientali adeguate e semplificare le procedure autorizzative.

Il potenziale di questo settore è alto, in grado com’è di contribuire alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e alla lotta contro il cambiamento climatico, ma anche alla sicurezza energetica dei Paesi occidentali, attraverso investimenti ad hoc.

L’attuale situazione richiede una collaborazione internazionale più stretta tra Paesi e un’attenzione particolare alla promozione della ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie verdi, che al tempo stesso tenga conto delle implicazioni geopolitiche e possa così riequilibrare il dominio cinese nel settore green.

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