Ambiente

Rinnovabili: in Europa l’Italia è seconda solo alla Svezia

Lo attesta l’ultimo report di Ispra: nella Penisola efficienza energetica ed economica e progressiva decarbonizzazione dell’economia sono in crescita. Nel 2021 la quota nazionale di energia rinnovabile rispetto al consumo interno lordo ha sfiorato il 20%
Credit: Patrick Pleul/dpa/ZB
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30 maggio 2023 Aggiornato alle 17:00

Il rapporto dell’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – mostra che l’Italia si sta muovendo versa la giusta direzione, anche se la strada per raggiungere gli obiettivi 2030 è ancora lunga.

In Europa, l’Italia è seconda solo alla Svezia in termini di quota di consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili. Dal 1990 al 2007 la quota di energia da fonti rinnovabili è passata dal 4,4% al 9%; ma dal 2007 in poi la quota è sempre cresciuta arrivando a un picco nel 2020 con una quota del 20,7%.

In passato le fonti principali di energia rinnovabile sono state la geotermia e l’idroelettrico, ma dal 2000 le bioenergie, biomassa e rifiuti, hanno mostrato una crescita considerevole arrivando nel 2021 a una quota del 47%.

Negli ultimi anni anche l’energia solare, sia termica che fotovoltaica, e l’energia eolica hanno raggiunto importanti quote rappresentando insieme il 14,1% del consumo totale di energia, a cui si aggiunge l’energia delle pompe di calore che, nel 2021, ha raggiunto l’8,4% del consumo interno lordo rinnovabile.

La quota nazionale di energia rinnovabile rispetto al consumo interno lordo è pari al 19,4% nel 2021, mentre la media europea è pari al 17,7%; è in crescita, dunque, l’efficienza energetica ed economica e progressiva decarbonizzazione dell’economia nazionale dal 2005.

L’Italia si colloca tra i 27 Stati europei con i valori più bassi di consumo di energia finale e di emissioni di gas serra per unità di ricchezza prodotta dal settore. In particolare, in settori come l’industria e l’agricoltura, gli indicatori di decarbonizzazione e di intensità energetica sono un’eccellenza italiana in tutta Europa.

Le riduzioni delle emissioni nei Paesi europei sono dovute principalmente alla diminuzione dell’intensità energetica e all’aumento del consumo di energia rinnovabile. In Italia settori come residenziale e servizi, che occupano le ultime posizioni tra i Paesi europei, mostrano in realtà ampi margini di miglioramento, “soprattutto considerando il livello di elettrificazione dei consumi finali che per tali settori è tra i più bassi in Europa”.

Va però sottolineato che, ciò nonostante, i risultati sottolineano la lontananza rispetto all’obiettivo di riduzione delle emissioni previsto per il 2030; l’obiettivo riguarda solo i settori non soggetti al sistema di scambio delle quote di emissione, come trasporti, civile, agricoltura, rifiuti ect.

Nel rapporto si legge: “le proiezioni delle emissioni (…) mostrano che l’Italia ridurrebbe le emissioni del 28,4% rispetto al livello del 2005 contro l’attuale obiettivo del -33%. La distanza diventa ancora maggiore con l’obiettivo più sfidante del -43,7% proposto dalla Commissione europea e approvato dal Parlamento europeo”.

Nonostante l’Italia abbia quindi uno dei sistemi energetici ed economici più efficienti in Europa, in termini di emissioni di gas serra produciamo un eccesso di oltre 10 milioni di tonnellate di emissioni.

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