Ambiente

Italia, ancora troppo in ritardo sulle rinnovabili

Lo sostiene Legambiente nel nuovo report Comuni Rinnovabili 2023: senza una drastica accelerazione delle procedure e delle opere in corso non sarà possibile arrivare a 85 GW installati prima del 2060
Credit: Le thanh
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9 giugno 2023 Aggiornato alle 19:00

La transizione ecologica verso le energie rinnovabili procede troppo lentamente in Italia. Questo è lo scenario che emerge dalla 17esima edizione del Rapporto Comuni Rinnovabili 2023 di Legambiente.

Secondo gli ultimi dati nel 2022 sono stati installati 206.600 nuovi impianti per un totale di appena 3,4 GW, insufficienti per raggiungere la media annuale europea e rispettare gli obiettivi posti per il 2030.

La stragrande maggioranza degli impianti sono di tipo solare fotovoltatico (206.167), mentre i restanti sono eolici (215), idroelettrici (145) e per le bioenergie (73). Rispetto all’anno 2021, dove furono installati 1,35 GW, è stata compiuta una leggera accelerazione, ma il trend rimane comunque negativo. Cosa che colloca l’Italia al 22esimo posto nella classifica europea e che le farà raggiungere solo il 25% degli obiettivi climatici promessi. Senza una drastica accelerazione delle procedure e delle opere in corso non sarà possibile arrivare a 85 GW installati prima del 2060.

Secondo il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, la nazione ha bisogno di una politica più efficiente e rapida: «Chiediamo al Governo Meloni un’inversione di rotta immediata, come impone da un lato la crisi climatica che sta accelerando il passo con impatti sempre più negativi sui nostri territori, ultima l’alluvione in Emilia-Romagna; dall’altro l’Europa con il RePowerEu. Il Paese, approfittando della revisione del Pniec, non deve diventare l’hub del gas, ma quello delle rinnovabili. Serve snellire e velocizzare gli iter autorizzativi, a partire dai nuovi progetti di eolico a terra e a mare, accelerare sulla realizzazione dei grandi impianti a fonti pulite, sull’agrivoltaico, su reti elettriche e accumuli, sulla diffusione delle comunità energetiche e degli impianti di digestione anaerobica; senza dimenticare una seria politica di riqualificazione del patrimonio edilizio e la messa in sicurezza. Questa è la rotta giusta per accelerare la transizione energetica ed ecologica del Paese».

Le installazioni delle rinnovabili hanno interessato tutte le regioni, con 8 che hanno performato meglio delle altre, a partire dalla Lombardia che è quella con la maggiore potenza installata. Invece per quanto riguarda i Comuni, sono 7.317 quelli che hanno visto la realizzazione di nuovi impianti (+14,4% rispetto al 2022), mentre quelli 100% rinnovabili hanno registrato un aumento di sole 42 unità.

Troppo poco per la responsabile energia di Legambiente Katiuscia Eroe: «L’Italia sembrava aver intrapreso la giusta direzione nel 2011 con l’installazione di ben 11 GW di nuova potenza rinnovabile in un solo anno. Ma così non è stato, come dimostrano i numeri raccolti dalla nuova edizione del rapporto. Se avessimo continuato il lavoro iniziato nel 2011, oggi ci saremmo ritrovati con 121 GW di nuova potenza, raggiungendo e superando di gran lunga anche gli obiettivi del RePowerEu, con un vantaggio tecnologico e produttivo importante».

Per risolvere questa lentezza, i responsabili di Legambiente hanno elaborato 8 richieste: l’adozione di un Testo Unico per semplificare la burocrazia, il rafforzamento degli uffici tecnici regionali, un incremento della partecipazione territoriale, dei nuovi incentivi per le comunità energetiche rinnovabili, l’introduzione di una cabina di regia a livello nazionale per l’eolico off-shore, l’avvio di una campagna di sensibilizzazione per evitare le sindromi Nimby e Ninto, l’adozione di una serie di semplificazioni per i progetti del Pnrr e infine una seria lotta contro i sussidi alle fonti fossili.

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