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Hate speech: che cos’è?


Il 1° giugno si apre il Mese del Pride. 30 giorni per imparare e condividere storia, cultura, lessico e personaggi Lgbtqai+ ma anche per formare “Le parole dell’orgoglio”, un vero e proprio vocabolario, dalla A di Arcigay alla Z di Zedsexual
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 2 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

Hate speech. L’enciclopedia Treccani definisce l’hate speech “Espressione di odio rivolta, in presenza o tramite mezzi di comunicazione, contro individui o intere fasce di popolazione (stranieri e immigrati, donne, persone di colore, omosessuali, credenti di altre religioni, disabili, ecc.)”.

I discorsi di odio si sviluppano soprattutto sul web, dove le persone Lgbtqai+ sono tra le vittime principali: secondo la Mappa social dell’intolleranza disegnata da Vox, l’odio online è sempre più radicalizzato e le persone omosessuali sono al terzo posto tra chi ne riceve di più, dopo donne e disabili. Dopo anni di indifferenza, o quasi, da parte degli haters online, nel 2022 l’8,78% dei tweet negativi sono stati rivolti alle persone omosessuali, soprattutto dopo eventi mediatici come il Pride o dibattiti politici (es. Ddl Zan), ma anche spettacoli come il Festival di Sanremo, quando il comico Checco Zalone ha raccontato la «storia Lgbtq+ ambientata in Calabria» sul palco dell’Ariston, e in generale in concomitanza con aggressioni omofobe.

Tra le zone più intolleranti ci sono il Veneto, la Calabria, e la città di Bari. Secondo l’Istat, le offese legate all’orientamento sessuale ricevute online riguardano il 31,3% delle persone. Escludendo episodi avvenuti in ambito lavorativo, l’11,7% afferma di aver subito, negli ultimi tre anni, minacce e l’8,8% aggressioni violente per motivi legati all’orientamento sessuale.

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