Hate speech: che cos’è?
Hate speech. L’enciclopedia Treccani definisce l’hate speech “Espressione di odio rivolta, in presenza o tramite mezzi di comunicazione, contro individui o intere fasce di popolazione (stranieri e immigrati, donne, persone di colore, omosessuali, credenti di altre religioni, disabili, ecc.)”.
I discorsi di odio si sviluppano soprattutto sul web, dove le persone Lgbtqai+ sono tra le vittime principali: secondo la Mappa social dell’intolleranza disegnata da Vox, l’odio online è sempre più radicalizzato e le persone omosessuali sono al terzo posto tra chi ne riceve di più, dopo donne e disabili. Dopo anni di indifferenza, o quasi, da parte degli haters online, nel 2022 l’8,78% dei tweet negativi sono stati rivolti alle persone omosessuali, soprattutto dopo eventi mediatici come il Pride o dibattiti politici (es. Ddl Zan), ma anche spettacoli come il Festival di Sanremo, quando il comico Checco Zalone ha raccontato la «storia Lgbtq+ ambientata in Calabria» sul palco dell’Ariston, e in generale in concomitanza con aggressioni omofobe.
Tra le zone più intolleranti ci sono il Veneto, la Calabria, e la città di Bari. Secondo l’Istat, le offese legate all’orientamento sessuale ricevute online riguardano il 31,3% delle persone. Escludendo episodi avvenuti in ambito lavorativo, l’11,7% afferma di aver subito, negli ultimi tre anni, minacce e l’8,8% aggressioni violente per motivi legati all’orientamento sessuale.