Diritti

L’Iran presiederà il Forum sociale Onu per i diritti umani

Il rappresentante permanente della Repubblica islamica iraniana alle Nazioni Unite, Ali Bahreini, è stato nominato dal presidente di Unhcr Vaclav Balek. Per gli attivisti si tratta di una scelta incoerente e pericolosa
Credit: EPA/ABEDIN TAHERKENAREH
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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18 maggio 2023 Aggiornato alle 19:00

«Uno schiaffo in faccia». Mariam Claren, figlia di un’attivista per i diritti umani tedesco-iraniana imprigionata in Iran, ha definito così la nomina del diplomatico iraniano Ali Bahreini a presidente del Forum Sociale dell’Unhcr che si terrà a Ginevra il 2 e 3 novembre 2023. Intervistata dal quotidiano tedesco Deutsche Welle, la donna ha spiegato che «come figlia di una prigioniera politica che ha vissuto in prima persona l’arbitrarietà del regime e le violazioni dei diritti umani per più di 2 anni, metto seriamente in dubbio i valori delle Nazioni Unite».

Sua madre, Nahid Taghavi, è stata arrestata nell’ottobre 2020 con l’accusa di aver turbato la sicurezza nazionale e aver diffuso propaganda antistatale. Un tribunale l’ha condannata a 10 anni di carcere a seguito di un breve processo, senza alcuna prova. «Non capisco come un Paese con tali atrocità e violazioni dei diritti umani possa presiedere un forum dell’Unhcr», si è domandata Claren. La storia di Taghavi è simile a quella di tante altre persone arrestate durante le proteste esplose a settembre dopo la morte della 22enne curda Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale per non aver rispettato i codici di abbigliamento islamici.

In una lettera datata 10 maggio 2023 e firmata dal presidente dell’Agenzia Onu per i Rifugiati Vaclav Balek si legge l’annuncio della nomina di Bahreini, ambasciatore e rappresentante permanente della Repubblica Islamica dell’Iran alle Nazioni Unite. Dovrà presiedere il Forum sociale del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani che si concentrerà “sul contributo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione alla promozione dei diritti umani, anche nel contesto della ripresa post-pandemia”.

Si tratta di un incontro annuale che si impegna a “promuovere la coesione sociale basata sui principi di giustizia sociale, equità e solidarietà, nonché affrontare la dimensione sociale e le sfide del processo di globalizzazione in corso”. Ali Bahreini, il presidente-relatore che viene “nominato ogni anno dal Consiglio dei diritti umani tra i candidati nominati dai gruppi regionali”, sarà responsabile della conduzione dei dibattiti.

Balek spiega di aver invitato i gruppi regionali a sottoporre le nomine dei candidati al ruolo. Ma, su Twitter, la giornalista tedesco-iraniana Gilda Sahebi spiega che “all’inizio di aprile i gruppi regionali sono stati chiamati a formulare proposte. L’unico gruppo che ha risposto all’appello è stato il gruppo regionale dell’Asia-Pacifico, che ha nominato il rappresentante iraniano”. A quel punto l’Unhcr era obbligato a nominarlo in base alle norme esistenti. Anche se si tratta di regole sbagliate, che non dovrebbero permettere al “rappresentante di un regime che commette i più gravi reati contro i diritti umani” di diventare presidente, “anche gli altri Stati hanno una responsabilità. E non ne sono stati all’altezza non proponendo alternative”.

Secondo i dati del report pubblicato da Amnesty International relativo alla pena di morte, l’Iran ha messo a morte 576 persone nel 2022. Quasi il doppio dell’anno precedente, quando erano state 314. Il Paese è secondo solo alla Cina, dove l’uso della pena di morte è rimasto circondato dal segreto. Gli arresti hanno superato quota 19.400, secondo i dati diffusi dall’agenzia di stampa Human Rights Activists News Agency.

Hadi Ghaemi, che dirige il Centro per i diritti umani in Iran, organizzazione no-profit indipendente con sede a New York, ha definito “scandalosa” la nomina di Bahreini. “I Governi di tutto il mondo dovrebbero comunicare direttamente con il presidente dell’Unhrc Václav Balek per chiedere che questa nomina venga ritirata immediatamente”. Solo 2 giorni prima dell’annuncio, Ghaemi aveva invitato la comunità internazionale a “condannare fermamente la recente ondata di esecuzioni in Iran e avvertire che a queste uccisioni autorizzate dallo Stato seguirà un intensificarsi dell’isolamento diplomatico ed economico”.

La stessa Unhcr, in una risoluzione di novembre contro l’Iran, aveva chiesto un’indagine indipendente riguardo la violenza della leadership iraniana contro i manifestanti pacifici. «La nomina di un funzionario iraniano a presiedere un forum dell’Unhcr mentre il Consiglio indaga sulla morte di centinaia di manifestanti pacifici in Iran riflette una scioccante cecità etica», ha detto Ghaemi a DW.

Il Consiglio nazionale della resistenza iraniana, la principale opposizione al regime fondamentalista che governa l’Iran, ritiene che i gruppi regionali che non hanno nominato altri possibili candidati alla presidenza del Forum Sociale, spianando la strada all’Iran, siano “altri violatori dei diritti umani e complici del regime iraniano tra i Paesi asiatici”. La nomina di un rappresentante di questo regime alla presidenza del Social Forum del Consiglio per i Diritti Umani “viene interpretata dal regime come un via libera a ulteriori torture e uccisioni”.

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