Ambiente

Google, il negazionismo su YouTube paga ancora

Un nuovo rapporto pubblicato dalla coalizione Climate Action Against Disinformation ha individuato 100 video contenenti annunci pubblicitari e disinformazione sul clima in violazione della policy dell’azienda
Credit: Via New York Times
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
8 maggio 2023 Aggiornato alle 15:00

Nell’ottobre 2021, Google annunciò nuove norme rivolte a inserzionisti e creator della sua controllata YouTube che avrebbero vietato “gli annunci e la monetizzazione di contenuti in contraddizione con il consenso di esperti della comunità scientifica sull’esistenza e sulle cause del cambiamento climatico”.

A oltre 1 anno e mezzo di distanza, tuttavia, l’azienda di Mountain View “sta ancora traendo profitto dagli annunci pubblicati su contenuti di negazionismo climatico con milioni di visualizzazioni”.

Ad affermarlo è un rapporto pubblicato il 2 maggio da Climate Action Against Disinformation (Caad) una coalizione che comprende oltre 50 organizzazioni senza scopo di lucro, insieme al Center for Countering Digital Hate.

Nel dettaglio, i ricercatori hanno identificato 100 video contenenti annunci pubblicitari che presentano false informazioni sul clima in violazione del regolamento di YouTube.

Sostengono, a esempio, che «non c’è legame tra CO2 e temperatura», o che «ogni singolo modello» presentato dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) sia sbagliato.

I video in questione hanno accumulato 18,8 milioni di visualizzazioni totali e contengono annunci di brand come Costco, Calvin Klein e Politico.

La ricerca ha inoltre individuato altri 100 video che, pur non violando esplicitamente la policy di Google, presentano contenuti che rispondono alla definizione di disinformazione fornita dal Caad.

Ironia della sorte – si legge nel documento – si è scoperto che altri video negazionisti sul clima contenevano annunci per aziende o enti di beneficenza ecologici, inclusi annunci per installazioni di pannelli solari e prodotti con l’approvazione del Rainforest Trust”.

«Nonostante la posizione ecologica di Google, i suoi annunci continuano ad alimentare l’industria del negazionismo climatico», ha affermato Callum Hood, responsabile della ricerca presso il Center for Countering Digital Hate.

«Le aziende tecnologiche fanno grandi promesse sull’odio e la disinformazione perché sanno che è difficile vedere se le hanno mantenute – ha aggiunto – Dobbiamo costringere Google ad aprire la scatola nera della sua attività pubblicitaria».

«La disinformazione persiste perché è redditizia e Big Tech deve rimuovere tale incentivo», sostiene Erika Seiber, portavoce per la disinformazione climatica presso Friends of the Earth.

«Il loro modello di business si basa sul coinvolgimento degli utenti a scapito della verità – conclude – Dal momento che Big Tech non può rispondere all’appello di ricercatori e sostenitori per la piena trasparenza e responsabilità, i legislatori devono imporlo».

I video esaminati dal gruppo provengono anche realtà accreditate come la compagnia petrolifera Exxon Mobil o l’emittente conservatrice Fox News. In uno il conduttore Tucker Carlson ha sostenuto che la lotta contro il cambiamento climatico è «uno sforzo coordinato del Governo cinese per ostacolare gli Stati Uniti e l’Occidente e prendere il suo posto come leader del mondo».

Google, dal canto suo, ha dichiarato al sito The Verge di aver rimosso gli annunci dai video segnalati che violano la sua politica contro il negazionismo climatico.

«Sebbene applichiamo rigorosamente questa policy, la nostra applicazione non è sempre perfetta – ha ammesso Michael Aciman, policy communications manager di Google –, e lavoriamo costantemente per migliorare i nostri sistemi per rilevare e rimuovere meglio i contenuti che violano la policy».

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