Ambiente

L’ultimatum dell’Ipcc: tagliare le emissioni ora o mai più

In vista della Cop 27, l’ultimo report del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici non lascia dubbi. Il Pianeta si muove verso un aumento della temperatura globale di oltre +1,5 gradi
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4 aprile 2022 Aggiornato alle 21:00

Ora o mai più. Siamo ancora in tempo ma bisogna fare in fretta. La guerra in corso complica il cammino ma non deve diventare motivo di un ulteriore rimando della decarbonizzazione. E ancora: se vogliamo davvero evitare di andare oltre 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, dopo la crescita attesa delle emissioni sino al 2025, queste dovranno dimezzarsi a livello globale. La strada da percorre dovrà essere ovunque quella di una drastica diminuzione delle emissioni climalteranti.

Queste, in breve, sono le considerazioni alla base dell’ultimo avvertimento degli scienziati dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) che ha diffuso oggi il suo rapporto “Mitigation of Climate Change” indirizzato ai governi e in cui si spiega che “senza una riduzione immediata e profonda delle emissioni in tutti i settori. Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è fuori portata”.

Evitare i peggiori scenari relativi al surriscaldamento globale è ancora possibile, ma non si può più rimandare, dicono gli esperti in un’analisi che ha il sapore di un ultimatum per la salvezza del Pianeta. Riuscire a limitare le emissioni comporta uno sforzo enorme da parte di governi, imprese e individui, ma alla fine il costo sarà minimo se a guadagnarci sarà la sopravvivenza e la salute della Terra, raccontano gli scienziati.

Il rapporto appena rilasciato, frutto di 7 anni di lavoro, fa parte di uno degli ultimi avvertimenti ai governi prima della Cop 27 in Egitto, prevista in autunno. Gli esperti indicano che concretamente sarà “quasi inevitabile” la crescita delle temperature oltre 1,5 gradi ma è ancora possibile lavorare per invertire la rotta e riportarle sotto i livelli critici entro fine secolo. Un cammino che, sebbene le tecnologie per rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera siano promettenti, non permetterà di basarsi solo su queste ma avrà al contrario la necessità di ragionare in tagli delle emissioni soprattutto grazie all’implemento delle rinnovabili, l’abbandono delle fonti fossili e la crescita di sistemi a idrogeno.

Inoltre, i governi dovranno smetterla di dire una cosa e farne un’altra, ammonisce il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha sostenuto come «alcuni leader di governo e imprenditori dicono una cosa, ma ne fanno un’altra. In poche parole, stanno mentendo. E i risultati saranno catastrofici».

Con la guerra in corso e i prezzi dell’energia in aumento, molti governi stanno immaginando una nuova spinta dell’uso dei combustibili fossili per far fronte alle crisi. Il rapporto dell’IPCC sostiene però che l’aumento delle fossili farà diventare l’obiettivo di 1,5 gradi irraggiungibile. «L’inflazione è in aumento e la guerra in Ucraina sta facendo salire alle stelle i prezzi di cibo ed energia. Ma aumentare la produzione di combustibili fossili non farà che peggiorare le cose», ricorda Guterres.

Per salvarci infatti il carbone dovrà essere gradualmente “eliminato”, le emissioni di metano ridotte di un terzo, bisognerà preservare foreste e suoli, il che non potrà essere fatto solo pensando in termini di continue compensazioni e piantumazioni.

Per Pete Smith, professore dell’Università di Aberdeen, fra i relatori, «il momento della resa dei conti è dunque adesso. Abbiamo un decennio per rimetterci in carreggiata».

«Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono garantire un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti e il know-how necessari per limitare il riscaldamento - ha affermato anche il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee - Sono incoraggiato dall’azione per il clima intrapresa in molti Paesi. Ci sono politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno rivelando efficaci. Se questi vengono ampliati e applicati in modo più ampio ed equo, possono supportare profonde riduzioni delle emissioni e stimolare l’innovazione».

Tutto questo dovrà andare pari passo con la giustizia sociale: i Paesi meno sviluppati dovranno essere sostenuti finanziariamente per contribuire ad avere impianti e tecnologie per evitare le emissioni. Questo ultimo punto, quello dei finanziamenti agli Stati più poveri, così come l’eliminazione graduale del carbone e le fonti fossili, ha fatto litigare diversi membri dei panel fra scienziati e funzionari di governi quali India, Arabia Saudita e Cina, motivo per cui il rapporto definitivo è uscito dopo l’orario atteso. Alla fine però il report è stato concordato da tutti i 195 governi. Tutti quanti, dunque, sono consapevoli: ora o mai più.

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