Diritti

La storia di Rosalind Franklin, che scoprì la struttura del Dna

La scienziata faceva parte del gruppo di quattro ricercatori ai quali si deve la scoperta della doppia elica. Solo i suoi colleghi però passarono alla storia e ricevettero il Nobel
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
27 aprile 2023 Aggiornato alle 17:00

La scoperta del Dna si deve anche a una donna ma nessuno lo sa.

Non è la prima volta che dopo anni, a volte secoli, di attribuzioni di successi maschili nei campi più disparati, alla fine si scopra che quell’intuizione, quel lampo di genio o quella bravura extra non si dovessero completamente al maschio di turno ma anche (a volte solo) a una donna, rimasta nelle retrovie della storia.

Il classico dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna, che non si sa come né perché abbia finito per essere una frase positiva e non l’emblema del maschilismo più bieco.

La sorte dell’oblio storico è toccata fino a oggi anche a Rosalind Franklin, ma ora le cose, almeno per lei, sembrano destinate seppur in minima parte a cambiare.

La scoperta della struttura a doppia elica del Dna ha portato James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins alla conquista del Nobel per la medicina nel 1962.

Al trio di scienziati però avrebbe dovuto essere aggiunta anche Rosalind Franklin, autrice dell’immagine di diffrazione dei raggi X nota come Foto 51, nella quale è visibile nitidamente la struttura del Dna.

A renderlo noto sono una lettera fino a oggi rimasta inedita e un articolo mai pubblicato, entrambi del 1953, scoperti nell’archivio di Rosalind Franklin al Churchill College di Cambridge. Lo zoologo Matthew Cobb dell’University of Manchester, e lo storico della medicina Nathaniel Comfort della Johns Hopkins University, ai quali si deve la rivelazione, dalle pagine della rivista Nature lo scrivono chiaramente: «Rosalind Franklin ha contribuito alla scoperta alla pari dei suoi colleghi».

La narrazione portata avanti fino a oggi era che quando Watson vide la foto di Franklin, senza il suo permesso, ne intuì la portata rivoluzionaria, al contrario della collega che l’avrebbe in quel momento sottovalutata.

I documenti rinvenuti in Gran Bretagna però raccontano decisamente un’altra storia e testimoniano che Franklin aveva capito benissimo ciò che stava guardando e che era un membro alla pari del quartetto che trovò la doppia elica, suddiviso in due team indipendenti: Franklin e Maurice Wilkins e Crick e Watson.

La scienziata però non è mai stata considerata allo stesso livello e ha dovuto scontrarsi con un sessismo che ci sembra lontano anni luce ma che così non è, visto che ancora oggi le donne che si occupano di Stem sono decisamente svantaggiate rispetto ai colleghi.

La lettera inedita era indirizzata a Crick, mentre l’articolo era un’intervista alla stessa Franklin fatta dalla giornalista Joan Bruce, che avrebbe dovuto uscire sulla rivista Time.

La storia della scoperta della struttura del Dna è quindi ricca di imbrogli e inganni e dovrebbe essere riscritta ma purtroppo in parte non lo sarà.

Nonostante la verità sia ora venuta a galla, il Nobel non potrà infatti esserle comunque assegnato perché il regolamento del premio prevede che questa azione non possa avvenire postuma.

Leggi anche
Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern, dopo aver ricevuto il dottorato Honoris Causa, durante la cerimonia Dies Academics all'Università di Ginevra, il 12 ottobre 2018.
Documentario
di Maria Lucia Tangorra 3 min lettura
Parità di genere
di Alessia Ferri 4 min lettura