Fabiola Gianotti: quando la scienza è nel dna
Il direttore Rai Documentari Fabrizio Zappi ha detto di essere «orgoglioso del progetto, che racconta una personalità affascinante e carismatica. La Rai ha realizzato un lavoro di squadra con molta perizia e passione mettendo insieme diverse professionalità, esattamente ciò che avviene tutti i giorni tra i lavoratori del Cern (Organizzazione europea per la ricerca nucleare a Ginevra, ndr). Credo che il prodotto trasmetta a tutti la volontà di rendere possibile ciò che oggi sembra irrealizzabile. Il genere del documentario è riuscito a mantenere l’aderenza alla realtà e, nello stesso tempo, a raccontare anche la sfera emotiva».
Con Fabiola Gianotti - Alle origini del nostro futuro - scritto da Chiara Avesani con la collaborazione di Guido Barlozzetti, diretto da Matteo Delbò - conosciamo una donna timida, affascinata dalla natura sin da piccola, consapevole di come certi ambienti siano appannaggio in primis degli uomini (non a caso, ripercorrendo le tappe dell’arrivo al Cern, fa riferimento ai padri fondatori).
Da bambina era già ambiziosa, però verso altre direzioni: sognava di diventare un’étoile del Teatro alla Scala. Eppure la formazione umanistica è stata essenziale, insieme alla lettura della biografia di Marie Curie. Al momento dell’iscrizione universitaria, in cui ha dovuto decidere per chimica o fisica, opta per quest’ultima. Qui avviene l’altro snodo essenziale.
In questo viaggio, costituito da immagini e video d’archivio - privati e pubblici - s’incontrano le persone che la conoscono bene e un maestro come Renzo Piano, che la descrive come «una di quelle persone che si conoscono anche senza conoscerle»… come se fossero sulla stessa lunghezza d’onda: poi le circostanze della vita li hanno portati a incrociare le proprie strade (Piano ha progettato per il Cern Science Gateway un nuovo centro espositivo dedicato alla divulgazione scientifica dove accogliere i giovani).
Arriviamo poi in quello che è il “suo” luogo, che vive come una casa; il posto in cui vuole stare, dove si nutre del mistero dell’«amore per il sapere», senza il quale - molto probabilmente - non sarebbe avvenuta una delle scoperte fisiche più importanti negli ultimi 50 anni: il bosone di Higgs, la “particella di Dio”.
«Questo documentario è un omaggio alla ricerca, agli uomini e alle donne che hanno deciso di dedicare la loro vita professionale a capire come funzionano la natura e l’universo. Al Cern lavorano 16.000 scienziati, più di 110 nazionalità, molti provengono da Paesi che sono in guerra e lì lavorano insieme. Mi piace pensare al Cern come un luogo che favorisce la pace e costruisce ponti in un mondo fratturato da grandi conflitti geopolitici. Il mio percorso di vita e di attività scientifica è un po’ il filo conduttore tramite cui sono stati illustrati questi valori e sono molto riconoscente per questo», ha dichiarato Gianotti - con emozione - durante la presentazione stampa.