Futuro

Scienza vs sicurezza, c’è un limite da non superare?

Dopo un anno di indagine, il Washington Post ha dimostrato che la caccia a virus sconosciuti è spinta ai limiti dagli Usa. La ricerca scientifica però, nelle mani sbagliate può rivelarsi una minaccia per l’umanità
Credit: Pavel Danilyuk
Tempo di lettura 8 min lettura
23 aprile 2023 Aggiornato alle 15:00

Esiste un limite da non superare tra la ricerca scientifica e la sicurezza globale? Bisogna spingersi alla caccia di virus sconosciuti, con finanziamenti da milioni di dollari, senza valutarne bene i rischi?

Il Washington Post, nell’indagine Research with exotic viruses risks a deadly outbreak, scientists warn, che parte dall’analisi dei dati messi a disposizione dal governo americano, espone le problematiche connesse a una ricerca che ha spinto scienziati a recarsi alla caccia di virus in luoghi solitamente ostili all’uomo.

Nel 2011 i ricercatori tailandesi della Chulalongkorn University si sono recati in grotte e foreste abitate da milioni di pipistrelli, tra cui specie note portatrici di malattie mortali per gli uomini. Gli scienziati hanno raccolto saliva, sangue ed escrementi, e a volte sono rimasti feriti in prima persona durante i prelievi di campioni che poi sono stati trasportati nei laboratori universitari di Bangkok, una metropoli di quasi dieci milioni di persone.

Lo scopo era quello di identificare virus sconosciuti che un giorno avrebbero potuto minacciare gli esseri umani, ma gli incidenti accaduti ai ricercatori hanno sollevato molti dubbi. Nel 2021 infatti il responsabile del gruppo di ricerca, Thiravat Hemachudha, ha interrotto la ricerca dichiarando: «Andare avanti con questa missione è molto pericoloso. Tutti dovrebbero rendersi conto che è difficile da controllare e che le conseguenze sono molto grandi, a livello globale».

Poi, come tutti sappiamo, è arrivata la pandemia da coronavirus e scienziati, politici e opinione pubblica, hanno messo in discussione il pensiero convenzionale sulla biosicurezza e sui rischi che ne conseguono. Tutt’oggi l’origine del virus che ha travolto il mondo è incerta: molti scienziati sospettano che possa essere stata causata da una diffusione naturale dagli animali all’uomo, altri pensano invece che l’origine della pandemia da Covid-19 sia da rintracciare in un rilascio accidentale da un laboratorio di Wuhan.

Questo dubbio ha portato a un ripensamento generale delle condizioni di ricerca in tale ambito, anche se governi e ricercatori privati continuano a costruire laboratori di biocontenimento per lavorare con agenti patogeni pericolosi, nonostante la mancanza di una regolamentazione standard di sicurezza. Le agenzie statunitensi continuano a destinare milioni di dollari all’anno all’identificazione di virus ma quest’anno pare che l’amministrazione Biden voglia imporre nuove e più severe restrizioni sulla ricerca, con agenti patogeni per “limitare l’esposizione delle popolazioni ai rischi dovuti alla caccia ai virus”, troppo grandi rispetto ai possibili vantaggi tangibili.

L’Università di Chulalongkorn è la più antica della Thailandia ed è riconosciuta come un centro di riferimento in campo biomedico. Nel tempo è diventata un hub di progetti finanziati dagli Stati Uniti. Tra gli sponsor la Defense Threat Reduction Agency del Pentagono e la U.S. Agency for International Development.

Il capo della ricerca del 2011, Thiravat, ricorda che allora la notizia di finanziamenti statunitensi fu accolta favorevolmente perché permetteva la realizzazione di un progetto pilota, poi un grande progetto da 200 milioni di dollari chiamato Predict, con lo scopo di indagare patogeni con maggiore probabilità di diventare pandemici.

Lo stesso Thiravat racconta che le spedizioni partivano all’imbrunire, quando gli abitanti notturni delle foreste si risvegliavano e si partiva alla caccia e alla cattura di questi animali con semplici guanti di lattice che favorivano la raccolta delle secrezioni in fialette.

«Spesso si catturavano gli animali a mani nude senza pensare al rischio di contaminazioni. Gli esseri umani possono essere infettati attraverso il contatto diretto con le secrezioni dei pipistrelli, compresi i loro escrementi, che vengono estratti come fertilizzanti in alcune zone del sud-est asiatico. Siamo stati davvero fortunati».

Le analisi venivano poi svolte nel laboratorio del campus di Bankok, dove gli operatori correttamente protetti da maschere e camici sequenziavano geneticamente i virus dopo averli inattivati. Il viaggio prima di entrare in laboratorio però era lungo, e un passo falso poteva creare molti problemi: bastava un guanto forato, un incidente durante il trasporto o semplicemente un malfunzionamento delle apparecchiature di laboratorio per dare avvio a una pandemia.

Nel 2021 quando in Thailandia le vittime di coronavirus hanno superato i 22.000 morti Thiravat informò i finanziatori statunitensi della decisione di fermare la ricerca che per decenni non aveva prodotto grandi benefici per la Thailandia, ma che al contrario era responsabile del morso di pipistrelli a diversi operatori.

In una email inviata ai funzionari del Pentagono il 14 aprile 2022, Thiravat ha scritto: “Invece di sorvegliare la fauna selvatica, che ha rivelato centinaia di virus appartenenti a molte famiglie, compresi i coronavirus che possono o meno raggiungere gli esseri umani, ci concentriamo sul tentativo di identificare ciò che è responsabile delle malattie”.

Ma come si è giunti a queste ricerche? Inizialmente, i laboratori bunker dove si svolgeva la ricerca su agenti patogeni si contavano sulle dita di una mano, poi tutto è cambiato quando ci furono, nel 2001, in America, gli attacchi all’antrace. Fino a quel momento i virus letali come Ebola erano trattati in laboratori super specializzati, tra cui il più noto era quello di Fort Detrick, poi i finanziamenti americani hanno avviato la costruzione di altri laboratori di massimo contenimento, pubblicizzati come vedette contro il bioterrorismo che avrebbero aiutato a diagnosticare infezioni umane, vaccini e terapie salvavita.

Il Global BioLabs Report 2023, frutto di un consorzio britannico-americano che si batte per un controllo rigoroso sugli agenti patogeni, dimostra che i laboratori di massima sicurezza Biosafety Level BLS-4 sono oggi 69, di questi la metà costruita nell’ultimo decennio e 10 in costruzione nell’ultimo anno.

I laboratori classificati come BLS-3, meno restrittivi, sono invece quelli in cui gli scienziati maneggiano agenti patogeni letali come la peste, l’antrace e i coronavirus responsabili del Covid-19. Di questa tipologia di laboratori, che oggi sono 1362 solo negli USA, non si ha un elenco completo, perché alcuni non si registrano presso il Governo Federale.

Il Centers for Disease Control and Prevention ha registrato 98 incidenti l’anno tra il 2009 e il 2018, ma incrociando i dati con i registri del National Institutes of Health, si contano altri 184 incidenti nello stesso periodo, tutti accaduti in laboratori classificati BLS-2 o superiori.

Il cuore del problema è dunque il controllo, negli Usa ma anche altrove. Al di fuori degli Stati Uniti, il Global BioLabs Report 2023 dimostra infatti che quasi un laboratorio su quattro classificato BLS-4 è stato costruito in assenza di regolamenti locali o di una supervisione sulla manipolazione di agenti patogeni.

La maggior parte dei Paesi non dispone dei controlli sofisticati necessari per impedire che virus o batteri pericolosi vengano utilizzati in modo improprio o dirottati per scopi illeciti e «questo è un grande punto cieco nella sorveglianza globale per le future minacce biologiche», ha detto Gregory Koblents, coautore del Global BioLabs Report.

W. Lan Lipkin, epidemiologo della Columbia University ha analizzato i dati raccolti dal progetto Predict, mostrando come «non c’è modo di sapere, sulla base dell’identificazione di un virus in un animale, se rappresenterà una minaccia per gli esseri umani». Ma al contrario questo tipo di informazioni potrebbero rappresentare un rischio, come sostiene Kevin Esvelt, biotecnologo del Massachussets Insitute of Technology, che ha dichiarato pubblicamente che rendere note le sequenze genetiche di virus equivale a dare le istruzioni ai terroristi per creare una bomba nucleare.

Una cosa è certa, la pandemia di coronavirus ha dimostrato che gli standard federali negli USA di revisione devono essere rafforzati perché anche un agente patogeno potenzialmente nocivo per un numero imitato di individui, può uccidere in modo esponenziale se altamente trasmissibile. A settembre 2022, infatti, il National Science Advisory Board for Biosecurity, in un report, ha affermato che l’attuale definizione di patogeni a rischio pandemico “dovrebbe essere modificata per includere anche quelli potenzialmente altamente trasmissibili con virulenza bassa o moderata”.

Fortunatamente, in attesa di decisioni più restrittive a livello federale, alcune aziende di bioingegneria, come la San Francisco Company Twist Bioscience che sintetizza il Dna producendo Dna sintetico da vendere agli scienziati di tutto il mondo per creare batteri e virus per attaccare cellule cancerogene, consapevoli dei potenziali danni che potrebbero derivare da un uso improprio della loro tecnologia, hanno introdotto sistemi di salvaguardia assumendosi responsabilità e costi che dovrebbe essere del Governo Federale degli Stati Uniti.

L’industria del Dna sintetico è nuova e il Department of Health and Human Services dovrebbe quest’anno pubblicare una guida aggiornata per l’impresa della sintesi genetica e del genoma. Nel mentre i dipendenti della Twist per ogni ordine controllano se la sequenza richiesta corrisponde ad agenti patogeni pericolosi, chi si cela dietro ogni ordine, a cosa corrispondono gli indirizzi di destinazione e in casi dubbi avvisano direttamente FBI. «Ci viene chiesto di produrre questa cosa, quindi dobbiamo assicurarci di capire veramente chi è l’ordinante e se ha un uso legittimo», ha detto James Diggans, responsabile della biosicurezza di Twist.

Ovviamente questo si traduce in un possibile ritardo tra l’ordine e la consegna del prodotto ma l’azienda ha cercato di fare della biosicurezza un valore essenziale che tutte le ricercatrici e i ricercatori responsabili dovrebbero condividere.

Di fatto oggi la biosicurezza resta una “caratteristica premium” e, come dichiara Emily Leproust, chimica, cofondatrice e CEO di Twist «ogni invenzione è come una moneta, con un lato positivo e uno negativo. Con la dinamite si costruisce un canale. Ma si può anche uccidere».

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