Ambiente

Cosa si sa del virus Langya

Individuato nel 2018 e rintracciato nei toporagni in Cina, ora è stato formalmente identificato. Per gli scienziati, non c’è prova di contagio da uomo a uomo
Credit: CSIRO ScienceImage
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11 agosto 2022 Aggiornato alle 21:00

Un anno prima dello scoppio della pandemia da SARS-CoV-2, nelle province nord-orientali di Shandong e Henan in Cina era stato rilevato un virus: il Langya henipavirus (LayV) che ora è stato formalmente identificato dagli scienziati.

Sebbene inizialmente sia ancora esclusa la possibilità di contagio fra umani, il virus sarebbe passato da alcuni animali all’uomo causando febbre, tosse, perdita di appetito e dolori muscolari.

I casi segnalati in Cina dal 2018 a oggi sono 35, di cui sotto osservazione ora una dozzina, con l’autorità sanitaria di Taiwan che sta monitorando la diffusione del virus.

Il serbatoio naturale del virus potrebbe essere il toporagno, animale in cui gli scienziati hanno trovato l’Rna virale LayV in circa un quarto di oltre 260 esemplari analizzati.

Inoltre, fanno sapere le autorità sanitarie cinesi, il virus è stato rilevato anche nel 2% delle capre domestiche e il 5% dei cani.

Le persone contagiate avevano in comune tutte la febbre e altri sintomi non sempre uguali (come dolori muscolari o tosse).

Per il LayV finora non c’è stato alcun caso di decesso e i contagi attuali «non devono portare al panico, non ci sono stati casi né letali né molto gravi», ha detto il dottor Wang Linfa della Duke-NUS Medical School al Global Times.

Per ora, da quel che è dato a sapere, come detto non è chiaro se il virus possa essere trasmesso da uomo a uomo e quasi tutti i 35 casi studiati riguardavano agricoltori.

«Il tracciamento dei contatti di nove pazienti con 15 familiari a stretto contatto non ha rivelato alcuna trasmissione LayV a stretto contatto, ma la dimensione del nostro campione era troppo piccola per determinare lo stato della trasmissione da uomo a uomo», hanno spiegato gli esperti precisando che quello appena identificato è un henipavirus, una categoria di virus a Rna zoonotici che include anche il virus Hendra (che colpisce cavalli e umani, originario dell’Australia) e il virus Nipah (focolai nel sud est asiatico e letale in diversi casi).

Dalle prime analisi sembra che il virus possa compromettere nelle persone anche reni e fegato e in generale, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, gli “Henipavirus” possono causare gravi malattie negli animali e nell’uomo e sono classificati con un livello di biosicurezza 4, ovvero con tassi di mortalità compresi tra il 40 e il 75%.

Come con i coronavirus, siamo di fronte a un possibile caso di zoonosi: il salto da animali a uomo, quello che secondo gli esperti è sempre più agevolato dalle azioni degli esseri umani che continuano, con la crisi climatica, la perdita di habitat e gli wet market, a far sì che la fauna selvatica entri in stretto contatto con l’uomo.

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