Diritti

Quasi 3 anni e una pandemia dopo: personale sanitario cercasi

Il Covid ha esacerbato le carenze che la sanità italiana si porta dietro da tempo: prima fra tutte, la mancanza di operatori e infermieri
Credit: Karolina Grabowska

La salute è la missione n.6 del Pnrr e prevede riforme e investimenti che hanno come obiettivo il potenziamento del sistema sanitario attraverso servizi che soddisfino i bisogni di cura dei pazienti, in ogni area del Paese. Da una parte, si vogliono migliorare infrastrutture e macchinari attraverso implementazioni tecnologiche; dall’altro, ricerca e innovazione sono parole chiave per permettere lo sviluppo di competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale.

Gli episodi di sanità obsoleta

L’89% delle strutture usa macchinari che andrebbero sostituiti. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. In Italia i problemi che riguardano la sanità sono all’ordine del giorno: lo dimostrano gli episodi di cronaca, come quello della signora che caduta da una barella è morta dopo due giorni; oppure il caso della donna morta per meningite batterica dopo aver girato 3 ospedali romani da cui ha ricevuto diverse e sbagliate diagnosi senza nessun ricovero.

Da mesi il sindacato infermieri Nursind denuncia le condizioni di lavoro impossibili negli ospedali: corridoi pieni di barelle, spazi insufficienti, personale inadeguato per il numero e il tipo di pazienti presenti.

Da Nord a Sud la situazione non varia. I pronto soccorso registrano troppi accessi, ma manca il personale e si registra un aumento dei decessi.

La pandemia ha peggiorato una situazione già instabile

L’emergenza sanitaria ha contribuito a rendere chiari, oltre i problemi legati agli squilibri geografici e alle carenze dell’assistenza territoriale, le questioni relative all’offerta dei servizi ospedalieri (soprattutto con l’affollamento dei servizi di pronto soccorso), la scarsità di alcune figure nel personale sanitario (in particolare, anestesisti, medici di emergenza-urgenza e infermieri), la mancata attenzione alla prevenzione e allo scarso impegno pubblico nella ricerca.

Negli ultimi anni, tutti quei servizi medici che non erano strettamente legati alla pandemia hanno subito dei rallentamenti e degli arresti. A farne le spese, i pazienti che si sono trovati davanti lunghe liste d’attesa anche in casi dove era necessario un intervento tempestivo, come per gli screening oncologici.

Le carenze del Ssn non sono una novità

La diffusione della pandemia da Covid-19 ha fatto emergere con evidenza alcune già note carenze del Servizio sanitario nazionale (Ssn).Secondo un focus tematico su Pnrr e sanità, dell’ufficio parlamentare di Bilancio, le criticità erano già riscontrabili prima della pandemia.

Tra queste al primo posto la disponibilità di personale, “fortemente ridimensionata nell’ultimo decennio, con una riduzione di più di 40.000 dipendenti a tempo indeterminato; il divario nella quantità e qualità dei servizi forniti dalle singole regioni; l’insufficiente compensazione del ridimensionamento dei servizi ospedalieri ordinari con un rafforzamento di quelli territoriali; le difficoltà di accesso fisico (liste di attesa) ed economico alle cure, lo spostamento della domanda verso il privato”.

La sanità britannica è simile a quella italiana

Anche nel Regno Unito mancano medici e infermieri: il Sistema sanitario britannico (Nhs) rischia il collasso, in modo analogo all’Italia. Anche in Uk i pronto soccorso sono pieni di persone che attendono. Infermieri e personale delle ambulanze, sostenuti dal sindacato, hanno aderito a un primo sciopero tenutosi a dicembre. E continuano a susseguirsi.

Si prospetta quello che viene definito il “peggior inverno della storia per il Sistema nazionale britannico”. Migliaia di infermieri del Sistema sanitario britannico chiedono l’aumento dei salari in linea con l’inflazione. Ma la protesta non si ferma qui: le richieste riguardano anche i miglioramenti delle condizioni di lavoro e la necessità di investimenti nel settore.

Il numero di infermieri aumenta in Ue, ma l’Italia è un caso particolare

Nel Regno Unito e in Italia fra il 2009 e il 2019, a causa della crisi economica, è diminuita la spesa pubblica per la sanità in rapporto al Pil . Ma il quadro è eterogeneo: prendendo in esame lo stesso periodo, Germania e Spagna hanno mantenuto costanti gli investimenti.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), Health at a glance 2022, il numero di medici e infermieri nei Paesi dell’Unione Europea è maggiore rispetto a 10 anni fa. Tra il 2010 e il 2020, il numero di infermieri sia in termini assoluti che in rapporto alla popolazione è aumentato nella maggior parte dei paesi dell’Ue.

Ma in Italia la situazione è in controtendenza: rispetto alla media Ocse si contano 2 infermieri ogni 1.000 abitanti in meno, che si tradurrebbe in base alla popolazione Istat a inizio 2022 in una carenza di quasi 118.000 infermieri. L’Italia impiega meno infermieri di quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, con circa 6,2 infermieri ogni 1.000 persone; inoltre il numero di laureati in infermieristica è in calo dal 2014.

Tra le cause di questa carenza ci sono la scarsa attenzione alle politiche del personale negli anni, blocchi delle assunzioni, scarsa attrattività della professione sia per l’impegno estremamente gravoso, sia per le scarse opportunità di carriera e le basse retribuzioni.

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