Diritti

Salario minimo: le posizioni dei partiti italiani

Alla commissione Lavoro di Montecitorio è iniziato l’esame di 5 proposte di legge differenti di Pd, M5S e AVS; la proposta di Calenda suscita critiche e dubbi
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3 aprile 2023 Aggiornato alle 12:00

Intervenendo nell’aula della Camera per il suo primo Premier question time, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha bocciato l’istituzione di un salario minimo, spiegando che il Governo sta pensando ad altre soluzioni per garantire “retribuzioni dignitose” ai lavoratori.

Invece i partiti di opposizione presenti in Parlamento (divisi riguardo altri temi) appaiono compatti sul salario minimo. In più occasioni Partito democratico, Movimento 5 stelle, Azione-Italia viva e Alleanza Verdi e Sinistra hanno manifestato il loro interesse per l’adozione di una soluzione già presente in gran parte dei Paesi europei.

Eppure, i vari partiti che si propongono come alternativa all’Esecutivo di Giorgia Meloni non sembrano aver ancora trovato una sintesi comune su una “battaglia” che potrebbe mettere in difficoltà la maggioranza di centrodestra.

Le proposte di legge

Lo scorso 22 marzo nella commissione Lavoro alla Camera è iniziato l’esame di ben 5 proposte di legge diverse presentate da deputati delle opposizioni. Le iniziative, in particolare, portano la firma del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, dell’ex ministro dem del Lavoro Andrea Orlando, dell’ex capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, del capogruppo Pd in commissione Lavoro Mauro Laus e del segretario di Sinistra Italiana e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Nicola Fratoianni.

Finora alla Camera si è mosso soltanto un primo passo e, con molta probabilità, relativamente al tema verranno sentiti anche esperti e organizzazioni sindacali.

Riguardo il salario minimo, quindi, le opposizioni non sono state in grado di presentare un’unica proposta su cui convergere, anche se la capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Lavoro Valentina Barzotti ha auspicatolo svolgimento di un lavoro corale sul delicato tema”.

Tutte e 5 le proposte di legge concordano riguardo l’introduzione della retribuzione minima ma con modalità diverse. Per esempio, Fratoianni propone un salario minimo orario non inferiore a 10 euro lordi “per tutte le situazioni”, mentre Orlando fissa la soglia a 9,5 euro “al lordo” e Conte a 9 euro lordi.

La proposta di legge del presidente del Movimento 5 stelle tra le altre cose prevede “in via sperimentale”, dal 2023 al 2025, una detassazione degli incrementi retributivi previsti dai contratti collettivi di lavoro.

Le iniziative depositate dai deputati prevedono anche delle sanzioni per chi non rispetta la retribuzione minima. Fratoianni chiede l’applicazione di una “sanzione amministrativa pecuniaria” nei confronti di datori di lavori e committenti che può andare dai 1.000 a 10.000 euro per “ciascun lavoratore, commisurato alla durata e all’entità della violazione”.

Il Partito democratico ha presentato ben 3 proposte diverse. La neosegretaria dem Elly Schlein, proprio in occasione del primo Premier question time di Meloni, ha detto che l’obiettivo è quello di “fissare una soglia sotto la quale, laddove non arriva la contrattazione, ci sia una risposta per coloro che vedono calpestata la propria dignità mentre lavorano”.

L’idea di Calenda

Più volte il leader di Azione Carlo Calenda si è espresso a favore del salario minimo. Lo ha fatto anche recentemente, in una conferenza stampa “programmatica” a Montecitorio, in cui sono state illustrate le proposte che il Terzo Polo rivolge sia alla maggioranza di centrodestra che ai “colleghi” delle opposizioni.

In particolare, Azione e Italia viva chiedono una retribuzione minima di 9 euro che si applica a tutti i lavoratori dipendenti e a quelli saltuari e parasubordinati i “cui corrispettivi economici sono determinati su base oraria”.

La proposta però vuole che il salario minimo sia “comprensivo, oltre che della tredicesima e del Tfr”, anche del “cosiddetto “salario differito” (esempio sanità integrativa) e “degli eventuali benefit accessori” (come i buoni pasto).

Il neocapogruppo del Partito democratico al Senato Francesco Boccia, intervistato da Radio Radicale, ha definito “folle” l’idea del leader di Azione. “Forse Calenda ha confuso i lavoratori con gli schiavi, perché a quelle condizioni non si va molto lontano”, ha dichiarato Boccia.

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