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Paese che vai, salario minimo che trovi

È stato raggiunto un accordo sulla direttiva europea per il salario minimo. Attualmente, la maggioranza dei Paesi Ue già lo prevede: ma l’Italia ancora no
Credit: Jonny McKenna/unsplash
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
7 giugno 2022 Aggiornato alle 13:00

In Europa non c’è una legislazione uniforme relativamente al salario minimo, anche se ben 21 Paesi lo prevedono: i restanti sei sono Italia, Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia. Ma le cose potrebbero cambiare perché questa notte è stato raggiunto un accordo sulla direttiva europea per il salario minimo.

L’obiettivo non è renderlo obbligatorio o stabilire una soglia minima di retribuzione uguale per tutti gli Stati, bensì istituire dei criteri guida che permettano di fissare salari minimi adeguati nel rispetto delle differenti impostazioni interne dei singoli Paesi. Questi avranno a disposizione due anni per recepire la direttiva.

Ma prima, l’accordo dovrà essere confermato dal Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) e successivamente essere soggetto a una votazione formale al Consiglio e al Parlamento europeo.

Secondo quanto deciso, il valore dei salari dovrà essere aggiornato periodicamente ogni due anni (o quattro nel caso in cui venga utilizzato un meccanismo di indicizzazione automatica che adegua gli stipendi all’evoluzione del costo della vita del Paese).

Inoltre, si punterà alla promozione della contrattazione collettiva, «uno strumento importante per garantire che i lavoratori possano beneficiare di salari minimi adeguati» si legge nella nota del Consiglio Europeo.

Ma qual è la situazione attuale sui salari minimi?

In realtà il quadro è molto variegato. Il report WSI Minimum Wage Report dell’Institute of Economic and Social Research (WSI) ha realizzato un’istantanea dei salari minimi europei al primo gennaio di quest’anno: si passa dai 2 euro per ora in Bulgaria ai 13,05 euro a Lussemburgo (il tasso più alto).

In generale, sono gli stati occidentali a essere in cima alla classifica: troviamo i Paesi Bassi con 10,58 euro, la Francia con un centesimo di meno, l’Irlanda con 10,50 e il Belgio con 10,25.

Seguiva subito dopo la Germania con 9,82 euro ma questo prima dello scorso 3 giugno, quando il parlamento tedesco ha approvato un aumento del salario minimo orario, portandolo da 9,82 a 12 euro a partire dal primo ottobre 2022 (ma passando a 10,45 dal primo luglio). Così in autunno la Germania avrà il secondo salario minimo orario più alto d’Europa.

Spostandoci tutto a est, rileviamo un netto calo. Oltre alla già citata Bulgaria, i salari minimi sono molto bassi anche in Lettonia (2,96 euro), Romania (3,10), Ungheria (3,21), Slovacchia (3,71), ma anche Repubblica Ceca (3,76), Polonia (3,81), Grecia (3,83) ed Estonia (3,86). Tra i più bassi in assoluto, Moldavia con 0,83 euro per ora e Ucraina con 1,21.

La soglia dei 4 euro (la più alta tra i salari più bassi) viene toccata dal Portogallo con 4,25 euro, Lituania con 4,47 (rappresentando così un’eccezione tra i bassi numeri registrati negli altri Paesi orientali) e da Malta con 4,57. Si passa poi direttamente ai 6 euro o più con Spagna (6,06) e Slovenia (6,21).

In Italia non esiste un salario minimo per legge (il provvedimento attualmente fermo al Senato vorrebbe fissarlo a 9 euro l’ora) ma questo non vuol dire che non esista un minimo retributivo per i lavoratori e le lavoratrici: dipende tutto dal contratto collettivo nazionale stipulato in base alla categoria lavorativa di appartenenza. Tra i partiti favorevoli a istituirlo troviamo il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, mentre tra i contrari c’è Forza Italia.

Nel nostro Paese questo risulta essere un tema ancora molto divisivo ma anche nel resto d’Europa, come abbiamo visto, non c’è chiarezza o uniformità tra gli stati. Ma forse, dopo questa notte, ci stiamo arrivando.

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