Economia

Salario minimo: non vogliamo neanche provarlo?

Nell’Eurozona, sono 21 i Paesi europei che se sono dotati. Carlo Calenda, appoggiato da Pd e M5S, ne ha proposto l’istituzione
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Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
10 febbraio 2023 Aggiornato alle 06:30

È di qualche giorno fa la dichiarazione di Carlo Calenda sul salario minimo: l’Italia avrebbe bisogno di istituire un salario minimo dell’ammontare di 9 euro. Questa proposta, inoltre, incontrerebbe il favore anche del Pd e del Movimento 5 Stelle. Anche Stefano Bonaccini raccoglie l’assist di Calenda, supportandolo anche in questa iniziativa.

Ce n’è bisogno? Forse sì… In effetti, anche se l’economia dell’Unione Europea sta lentamente recuperando (anche se in maniera discontinua e totalmente disomogenea), l’inflazione deprime i mercati. E rende le persone più povere, perché ne peggiora la capacità di acquisto.

In molti Paesi che hanno già adottato il salario minimo, nell’ultimo anno sono stati approvati incrementi mai visti prima. Ma l’inflazione ancora non è sotto controllo. E per il 2023 sono si prevedono ulteriori incrementi

Cos’è il salario minimo

Stando alla definizione fornita dalla International Labour Organization, il salario minimo è “l’importo minimo della retribuzione che un datore di lavoro è tenuto a pagare alle persone salariate per il lavoro svolto durante un determinato periodo, che non può essere ridotto mediante contratto collettivo o contratto individuale”.

L’Italia è uno dei pochi paesi, nell’Europa a 27, a non essersi ancora dotata di un salario minimo, insieme a Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia. Anzi, il 30 novembre 2022 il Parlamento ha approvato la mozione 1/00030 che, apportando una serie di motivazioni di merito, blocca nuovamente la possibilità di istituire una legge sul salario minimo legale, proponendo alcune strategie alternative che sono però di nuovo vincolate alla contrattazione collettiva.

Cosa succede negli altri Paesi

Come abbiamo visto, sono 21 i Paesi europei che si sono dotati del salario minimo. Per gli importi, si va dal massimo della Lettonia (24 Euro) al minimo di Malta (5,41). Nel mezzo, la Germania con 22,2, la Romania con 17,65, ma anche il Belgio con 15,58 e la Slovenia con 12 Euro.

In tutti gli Stati membri (esclusa la Spagna), il salario medio nel 2023 è aumentato del 12%, rispetto a circa il 6% dello scorso anno (su base gennaio 2021 e gennaio 2022).

I salari minimi sono generalmente aumentati di più tra i paesi dell’Europa centrale e orientale: la Lettonia, a esempio, ha aumentato il suo salario minimo di quasi il 25% nel 2023 (dopo averlo congelato dal gennaio 2021).

Una curiosità? Dei 13 Paesi con i maggiori aumenti, 10 sono Stati membri che hanno aderito all’Ue dopo il 2004. Invece, tra gli Stati che sono diventati membri Ue prima del 2004, i salari minimi sono aumentati in misura più modesta, con una media del 5-8%.

Le eccezioni sono Belgio, Germania e Paesi Bassi: la Germania con un incremento del 22%, il Belgio con il 16% e i Paesi Bassi con il 12

Ha ragione Calenda?

Il salario minimo presenta, effettivamente, alcuni benefici, ma anche diversi svantaggi. Iniziamo dagli aspetti di fragilità. Una legge di questo tipo, secondo parte della letteratura scientifica, potrebbe danneggiare i lavoratori e interferire con lo sviluppo delle attività produttive. Potrebbe anche contribuire all’aumento di inflazione e disoccupazione.

E i pro? Tra i più evidenti, una maggiore protezione dei lavoratori e un nuovo impulso alla spesa dei consumatori. Ma non solo: l’istituzione di un salario minimo darebbe sollievo alle casse dello Stato, aumentando le entrate fiscali e riducendo l’impegno di spesa in misure di sostegno finanziate attraverso le tasse. E potrebbe essere una misura efficace di contrasto alla povertà.

Siamo sicuri di non voler almeno provare?

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