Futuro

La stampa 3D sarà il futuro dell’edilizia?

Il settore edile è uno dei maggiori responsabili delle emissioni di gas serra. Una delle possibili soluzioni, già in fase di sperimentazione, arriva dalla tecnologia della stampa 3D. Ti spieghiamo come funziona
Credit: Dus Architects
Tempo di lettura 4 min lettura
3 aprile 2023 Aggiornato alle 09:00

Chiunque si sia mai ritrovatƏ a dover costruire (o ristrutturare) una casa sa quanto sia necessario armarsi di una buona dose di pazienza e serenità nei confronti degli imprevisti. La costruzione di un immobile è un buco nero di tempo e soldi, ed è davvero difficile quantificarli con esattezza all’inizio dei lavori. Quello che invece è possibile calcolare con più precisione è l’entità dell’impatto ambientale delle opere edilizie.

Si stima infatti che il settore edile sia uno dei più inquinanti. Tra le altre cose, è responsabile per un terzo del consumo globale di acqua potabile. Genera inoltre una grandissima quantità di materiali di scarto che spesso contengono sostanze tossiche e che non possono essere riciclati.

Le case però, è innegabile, ci servono e se da un lato è vero che per ridurre il consumo di suolo sarebbe meglio concentrare le energie nel rinnovamento di vecchi edifici piuttosto che nella costruzione di nuovi, dall’altro l’aumento della popolazione richiede nuovi spazi abitativi per poter garantire a tuttƏ il diritto alla casa.

Secondo alcuni esperimenti condotti negli ultimi anni una soluzione ecosostenibile al problema abitativo sarebbe rappresentata dalla stampa 3D. L’idea di utilizzare questa tecnologia per costruire edifici venne per la prima volta a Behrokh Khoshneviss, professore di ingegneria alla University of Southern California, che nel 2014 ha costruito i muri perimetrali del primo prototipo di casa in meno di 24 ore.

L’esperimento di Khosnevis era un primo tentativo, forse non riuscitissimo, ma da allora sempre più aziende stanno iniziando a esplorare questa nuova tecnologia per costruire case a basso impatto ambientale risparmiando tempo, energia, riducendo la quantità dei materiali di scarto e i costi, potendo così offrire una soluzione rapida ed economica al problema abitativo. Secondo quanto riportato da The New Yorker negli Stati Uniti e in Messico imprese edili a stampa 3D collaborano già con associazioni no profit per poter fornire un tetto a chi non ce l’ha.

Nella maggior parte dei casi la stampa 3D avviene ancora utilizzando impasti a base di cemento, che di per sé non sarebbe affatto un materiale ecosostenibile, nonostante i vantaggi in termini di solidità e durabilità. Basti pensare che per ogni tonnellata di cemento prodotto vengono emessi dai 600 agli 800 kg di CO2.

Per ovviare a questo problema e non rinunciare ai benefici dell’utilizzo della stampa 3D l’azienda italiana Wasp (che prende il nome e la filosofia dalla vespa vasaia) ha iniziato una serie di progetti per realizzare case a partire dai materiali che si trovano sul posto, prediligendo la terra ed evitando il cemento.

Nel 2020 è Wasp ha costruito Tecla, la prima casa costruita interamente mediante stampa 3D utilizzando solo materiali naturali, mentre ora sta lavorando a Itaca, un’abitazione completamente indipendente che permetterà di vivere senza allacciamenti di luce, gas o acqua e potrà quindi essere costruita in zone poco servite dalle infrastrutture.

Itaca, con i suoi 33 metri di diametro renderà autosufficiente un gruppo di quattro persone che a oggi, secondo il Global Foodprint Network, ha un impronta sull’ambiente pari a un’area di 200 mt di diametro.

È costruita infatti come una biosfera. Genera energia attraverso pannelli solari e possiede un impianto di recupero dell’acqua piovana che verrà poi riutilizzata per l’irrigazione e per la fornitura di acqua potabile. I muri in materiale naturale provvedono al regolamento della temperatura e dell’umidità interne della casa.

L’applicazione della tecnologia 3D sembra avere tutte le carte in regola per trasformare radicalmente il settore edile, facilitando l’accesso alla casa e riducendo l’impatto ambientale.

Probabilmente, però, sarà una rivoluzione lenta. Servirà del tempo prima che costruzioni come Itaca diventino accessibili dal punto di vista economico per tuttƏ, serviranno investimenti per espandere il mercato e beneficiare delle economie di scala. E bisognerà anche che si compia un cambiamento nel campo dell’architettura e dell’estetica, perché le case stampate in 3D non seguono i canoni convenzionali.

Tutto questo però non dovrebbe scoraggiarci. Se è vero che «è difficile costruire case utopiche in un mondo non utopico» lo è altrettanto che, come ha scritto Gioconda Belli, «l’unica salvezza della nostra specie sta nell’immaginare l’impossibile».

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