Ambiente

L’amianto può diventare una risorsa?

La società Cirtaa crede di sì. Infatti, ha messo a punto un sistema di riciclo delle scorie per la produzione di alternative a cementi e metalli rari
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31 marzo 2023 Aggiornato alle 07:00

Anche se le norme europee incentivano il riciclaggio dei rifiuti contenenti amianto, dopo che sono stati resi inerti, molti di questi finiscono nelle discariche italiane. Dagli anni ‘90, quando il materiale è stato bandito dall’edilizia nel nostro Paese, gli scarti delle bonifiche si sono accumulati, senza riuscire ad avere una nuova vita. La società Cirtaa (Centro Internazionale delle Ricerche sul Trattamento e Applicazioni dell’Asbesto S.r.l.) sta cercando, però, di cambiare paradigma: con un sistema di trattamento innovativo, dai rifiuti possono nascere alternative circolari a cementi e metalli rari.

Nata a novembre 2021, è il primo Centro di Ricerca in Italia dedicato interamente alla ricerca e allo studio delle applicazioni per le materie prime processate dall’inertizzazione dell’amianto. Fino a pochi anni fa, il fatto che un materiale così dannoso per la salute umana potesse diventare una risorsa era impensabile: si tratta di un minerale che, se inalato, può provocare patologie cancerogene alle vie respiratorie. Il processo di inertizzazione, che lo porta al collasso e alla vetrificazione, serve a renderlo, appunto, inerte per la salute.

Conosciuto anche come asbesto, in realtà, non consiste in una singola sostanza, ma in un insieme di minerali, cioè i silicati, più o meno fibrosi. Per anni, grazie alla sua resistenza e ai costi più bassi, è stato usato nell’edilizia, soprattutto industriale, ma anche in oltre 3.000 prodotti come legante: in tessuti, vernici, smalti, carta e cartoni. Dopo alcuni scandali come quello legato all’Eternit di Casale Monferrato (Piemonte) negli anni ‘80 e ‘90 e in seguito alle diffuse diagnosi di cancro e altre malattie respiratorie, dovute all’esposizione prolungata alla sostanza, l’amianto è diventato il nemico pubblico numero uno.

L’Italia lo ha messo al bando nel 1992, con la legge 257: da allora le miniere sono state chiuse ed è iniziata la bonifica di tutte le strutture dove era stato impiegato, con lo smaltimento e il confinamento del materiale in discariche apposite. Una delle caratteristiche dei prodotti d’amianto è infatti quella di sfilacciarsi facilmente e disperdersi nell’acqua e nell’aria. Secondo Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel 2020 in Italia sono state prodotte 386.000 tonnellate di rifiuti e i circa 18 siti aperti sul territorio (dato 2019) probabilmente non sono stati sufficienti ad assorbirle tutte, dando vita a diversi depositi abusivi.

Ma Cirtaa vuole mettere in campo una visione di economia circolare. Il fondatore della società, Paolo Tuccitto, ha lavorato dal 2017 per brevettare delle soluzioni tecnologiche che non solo garantissero la messa in sicurezza dell’asbesto, ma anche il suo recupero in soluzioni, a basso costo, e di interesse strategico.

Tra queste, la più interessante a livello industriale è la sintesi di metalli rari. Fondamentali in numerosi campi, ma soprattutto in quello degli impianti di energia rinnovabile, e necessari alla transizione ecologica. Spesso le riserve di queste materie prime strategiche sono alla portata solo di alcuni Paesi e determinano gli equilibri geopolitici tra gli Stati.

Dall’inertizzazione dell’amianto però è possibile generare forsterite e vari nesosilicati, si legge sul sito di Cirtaa, che hanno applicazioni simili a quelle dello zirconio e sono sostanze non più pericolose. Ottenuto dallo zircone, pietra amata da tutti gli appassionati di gioielli, si tratta di un metallo simile al titanio. La sua resistenza alla corrosione lo rende adatto alle superleghe metalliche, come quelle usate per le barre di contenimento del combustibile nelle centrali nucleari. Gran parte dei suoi giacimenti europei si trova in Ucraina. Una valida alternativa sarebbe quindi molto utile per gli sforzi di decarbonizzazione dell’Unione Europea.

La forsterite può avere anche usi simili a quello dell’ex asbesto, per esempio, come componente dei cementi nel settore delle costruzioni. Può entrare in gioco anche nella produzione di ceramiche, o, grazie ai suoi polimeri, di gomme sintetiche e tessuti speciali. La sua resistenza la rende idonea anche alla metallurgia e alle superleghe per i velivoli dell’industria aereospaziale o per la produzione di sarcofagi di confinamento delle scorie radioattive.

Il processo di recupero dell’amianto di Cirtaa avviene mediante forni ad atmosfera controllata o in atmosfera protettiva. Gli impianti 4.0 hanno addirittura il controllo da remoto, spiega la società, e possono agire su migliaia di tonnellate di materiali. Questo sistema è meno energivoro e costoso, rispetto ai trattamenti chimici e termici che, in alcuni casi, richiedevano il mantenimento ad alte temperature per anche 50 ore. Il metodo Cirtaa ha però bisogno di diffondersi, partendo da piccoli impianti che diventino scalabili e inizino a rendere l’amianto una risorsa per la popolazione.

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