Diritti

La nave salva vite di Banksy: ecco la sua storia

Dopo aver strappato alla morte 178 persone nel Mediterraneo centrale, l’imbarcazione di soccorso finanziata dal celebre street artist dovrà rimanere bloccata a Lampedusa per 20 giorni
Credit: via artslife.com
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
27 marzo 2023 Aggiornato alle 17:00

La Louise Michel è una nave che solca le acque del Mediterraneo in cerca di vite da salvare dal 18 agosto 2020. Prima di quella data apparteneva alla marina francese, oggi non assomiglia un granché all’originale: prima il sole si rifletteva sulla sua corazza metallica interamente bianca, ma da quando è stata riparata e rimontata da un gruppo di attivisti, è come se fosse rinata. Nuovi gli obiettivi, nuovi gli ideali, nuovo l’aspetto: le tinte rosa shocking spruzzate con un estintore ne decorano lo scafo, la scritta a caratteri cubitali “Rescue” ne chiarisce la missione, mentre le opere di uno dei maggiori esponenti della street art, Banksy, la marchiano sui lati superiori.

La nuova versione di “Girl with balloon” stavolta vede la bambina protagonista indossare un giubbotto di salvataggio e tendere la mano verso un salvagente rosa a forma di cuore, che si ripete anche dall’altra parte, identico.

Dal porto di Lampedusa, dove la nave è bloccata da sabato mattina, sono ben visibili entrambi. Li hanno visti anche i 178 migranti salvati dall’equipaggio che ha risposto a varie richieste di soccorso nel Mediterraneo centrale, compiendo quattro salvataggi e violando così il “decreto Ong” che ne prevede uno solo per ogni nave umanitaria.

Per questo, scrive la Louise Michel su Twitter, le verrà impedito di salpare per i prossimi 20 giorni, in base a una notifica ufficiale ricevuta domenica pomeriggio: “Prenderemo tutte le misure necessarie per combattere questa detenzione. L’unico obiettivo del decreto legge è il blocco delle navi di soccorso, tenendo in conto la morte delle persone”.

L’imbarcazione è piuttosto piccola e tra le navi di soccorso è una delle più veloci: la Life Support di Emergency, per esempio, è lunga 12 metri e può raggiungere i 10 nodi di velocità, mentre le altre generalmente sono più lunghe, più pesanti e possono viaggiare dai 13 ai 25 nodi. Questa ne tocca 28. Dovrebbe essere in grado, «di superare, si spera, la cosiddetta guardia costiera libica prima che raggiunga le barche con rifugiati e migranti e li riporti nei campi di detenzione in Libia», ha raccontato Klemp in passato.

Da quando, quasi 3 anni fa, il team composto da 10 attivisti è partito in segreto dal porto spagnolo di Burriana, vicino a Valencia, per evitare di essere intercettato dalle autorità, ha sempre issato le bandiere che più rappresentano il suo credo: l’antifascismo, l’antirazzismo, il femminismo. Quella che rappresenta l’intera comunità Lgbtq+ è la versione rivisitata da Daniel Quasar della bandiera arcobaleno: include anche il rosa, il bianco, l’azzurro, il marrone e il nero.

Poi c’è quella antifascista. Tempo fa la capitana, Pia Klemp, aveva detto a The Guardian: «Non vedo il salvataggio in mare come un’azione umanitaria, ma come parte di una lotta antifascista». L’altra bandiera che sventola è quella anarco-femminista viola e nera, un omaggio alla donna che ha prestato il suo nome alla nave: Louise Michel, femminista e anarchica francese vissuta nel XIX secolo, nota per aver preso parte alla resistenza armata per la Comune di Parigi.

La sua lotta ha ispirato questo progetto femminista in cui solo le donne dell’equipaggio possono parlare a nome della nave.

Ma da chi è stata finanziata? Nel 2019 Banksy in persona - virtualmente parlando - ha scritto una mail a un’incredula Klemp: “Ciao Pia, ho letto la tua storia sui giornali. Sembri una tosta. Sono un artista del Regno Unito e ho realizzato alcuni lavori sulla crisi dei migranti, ovviamente non posso tenermi i soldi. Potresti usarli per comprare una nuova nave o qualcosa del genere? Per favore, fammi sapere. Complimenti. Banksy”.

Meno di un anno dopo, è nata una nuova alleata per la flotta civile delle navi di monitoraggio e soccorso attive nel Mediterraneo. Oggi è composta da 16 Ong, 17 navi e 3 velivoli. La Luoise Michel contribuisce a salvare vite in quella che è la rotta più letale al mondo. Secondo gli ultimi dati del Viminale aggiornati al 23 marzo, sono 6.564 i migranti sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno.

“Il picco di arrivi si è registrato sabato scorso, il 25 marzo, con 2.815 persone”. Senza l’intervento della Louise Michel, quelle 178 persone soccorse si sarebbero aggiunte alla conta dei morti annegati nel 2023: sono già 225.

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