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Quanto inquina la tua vita sessuale?

Il climate change impatta sull’eros, sostiene Dominic Pettman in Ecologia erotica. Mettendo in relazione il global warming con il raffreddamento della libido, ci invita a consumare meno e desiderare di più
Credit: folchstudio.com 
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26 marzo 2023 Aggiornato alle 15:00

Ce ne siamo accorti durante la pandemia, quando chiusi nelle nostre case abbiamo avuto voglia di tutto, tranne di rapporti con partner che sublimavano la nostra forzata clausura. Ma il calo del desiderio non è (solo) da imputare a un micidiale virus saltato di specie che ci ha costretti alla cattività. È un processo iniziato nel Dopoguerra che sta raggiungendo il picco nell’Antropocene, la grande era in cui l’umanità ha inciso come mai prima sull’ecosistema e sulla Terra, con risultati che ci stanno portando a una crisi climatica senza precedenti e, se non cambieremo rotta, a una probabile estinzione.

A teorizzare e mettere in relazione la perdita della libido con l’emergenza ambientale è Dominic Pettman nel saggio Ecologia erotica (Tlon, 208 pagine, 15,20 euro). Teorico culturale e docente di Media e New Humanities alla New School University di New York, l’autore ha scritto un trattato complesso e ricchissimo di riferimenti filosofici, da Lucrezio a Bernard Stiegler, una lettura che non scorre di certo via facilmente ma che invita a riflettere sulla sostenibilità dei nostri desideri e viceversa.

Ovvero: quanto le trasformazioni del Pianeta e il consumo sfrenato delle risorse stiano incidendo sulla riserva erotica umana e sulla sua “economia libidinale”. Locuzione che - come spiega Pettman - è stata usata da Sigmund Freud “e riguarda qualsiasi investimento emotivo fatto su una persona o su un progetto con la speranza di essere felici o di accrescersi da un punto di vista psicologico. In teoria, persino un bacio rubato viene incluso nella contabilità generale”.

Pettman si spinge ancora più in là, teorizzando una ecologia libidinale e sostenendo la necessità di un “new Green Deal erotico”, un piano di emergenza mondiale per tornare a vivere un rapporto più equilibrato con la nostra vita sessuale e di relazione, oltre che con il consumismo che da una parte innesca un doping di desideri e dall’altra li prosciuga.

L’abuso delle moderne tecnologie è tra i primi a salire sul banco degli imputati: secondo il saggista, la facilità con la quale troviamo corpi nudi che fanno sesso in modo frenetico con un semplice clic ha un effetto distruttivo sulla libido stessa, che è una forza vitale indispensabile, una risorsa energetica che ci permette di stare in relazione tra noi e con l’ambiente.

L’iperstimolazione virtuale sta portando al picco della libido, un rimando al termine picco del petrolio” che il geofisico statunitense Marion King Hubbert ha coniato per il momento in cui i combustibili fossili inizieranno a esaurirsi.

Tra gli esempi portati a sostegno della tesi, l’autore cita la crisi demografica del Giappone, un Paese che visto da fuori pare ossessionato dal sesso ma poi ne fa pochissimo a scopo riproduttivo. Scrive Pettman: “Il lignaggio dei virili samurai è stato soppiantato da apatici e timidi ‘uomini erbivori’ o otaku, che sembrano interessati solo alle ragazze degli anime fatte di pixel, tessuto o plastica. Il Giappone potrebbe rappresentare il canarino mandato nelle miniere di carbone per rilevare le fughe di gas: la sua situazione, dovuta in parte a una libido deviata o esaurita, ci avverte di un futuro segnato dallimplosione demografica”.

Ma perché dovrebbe preoccuparci il calo della popolazione (che comunque avviene solo nei Paesi industrializzati)? Meno bocche da sfamare, ragiona Pettman, equivale a meno risorse da sottrarre al Pianeta. Invece, non solo l’economia non ama ridurre i consumatori, ma l’abbandono del progetto di dare continuità alla storia umana rischierebbe di portarci all’estinzione, di rinunciare allimperativo biologico, a una missione superiore. Come un’ape non ha ragione di esistere senza un alveare, così l’umanità non può sopravvivere senza la sua comunità e la sua socialità, avvisa Pettman citando l’entomologo Karl Frisch.

La crisi erotica si intreccia con la rovina dell’ecosistema in modi ancora più sorprendenti, se prendiamo il caso di uninfezione (la chitridiomicosi) che ha colpito un terzo della specie di rana, causata da un virus giunto dallAfrica attraverso un esemplare utilizzato per i test di gravidanza. Fino agli anni ’70, si legge nel saggio, lunico metodo affidabile per sapere se si era in dolce attesa consisteva infatti nelliniettare urina in una femmina di xenopo liscio. Se entro 12 ore la rana ovulava, allora la donna era incinta.

E cosa dire del caso riportato dal Telegraph sulle montagne di copie invendute del romanzo erotico di E. L. James che aveva fatto esplodere il genere letterario del mommy porn, salvo esaurirsi nel giro di poco tempo? A causa di una rilegatura di colla, le copie non potevano essere considerate biodegradabili e quindi riciclate. “In poche parole, Cinquanta sfumature di grigio era un disastro ecologico, aggravato dal fatto di essere una narrazione legata alla libido collettiva di casalinghe presumibilmente annoiate” annota Pettman, che ricorda come lo stesso Pornhub nel 2014 abbia provato a mettere una pezza al consumo spropositato dei suoi contenuti online, che impattavano in modo evidente sul traffico web e sui consumi energetici, promettendo di piantare un albero ogni 100 video visualizzati. Un primo esempio di greenwashing erotico, potremmo dire.

Ridurre il saggio di Dominic Pettman a questi esempi sarebbe ingiusto: l’autore cerca di dimostrare come la storia dell’umanità sia legata alla storia del Pianeta in cui abita, e come il concetto di Eros e Natura fossero fusi insieme fin dall’antichità, salvo allontanarsi progressivamente.

Il termine ecologia coniato da Ernst Haeckel nel 1866 ha segnato sia la riscoperta della Natura sia la rottura definitiva con essa, perché una volta resa ecologica è diventata un oggetto scientifico analizzabile, modificabile e sfruttabile. Non è più il nostro contesto intimo come nei tempi pagani, né la nostra eredità peccaminosa come per il cristianesimo, né tantomeno la nostra nobile antagonista come agli inizi dell’Età moderna. Diventa un sistema proprio, dotato di dati grezzi”, scrive l’autore.

Facendo notare anche il paradosso che più la nostra osservazione etologica/erotica del mondo è accurata, più ci rendiamo conto che esiste una sbalorditiva varietà di pratiche e strategie. “Nel regno animale la monogamia è quasi del tutto assente e i casi di omosessualità, androginia, ermafroditismo e transessualità sono sempre più presenti nella letteratura scientifica - scrive Pettman - È quindi sorprendente che abbiamo sempre considerato la Natura come un modello morale nonostante ciò che osserviamo tutti i giorni nelle fattorie e nei boschi, dove la sessualità queer è la norma”.

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