Diritti

Abusi sessuali e psicologici: cronistoria del caso Rupnik

Una vicenda iniziata negli anni ’80, ma emersa solo nel 2022. Ora l’Ordine dei Gesuiti ha diffuso nuove accuse di molestie contro il teologo sloveno, grazie alle testimonianze contenute in un dossier di 150 pagine
Marko Ivan Rupnik
Marko Ivan Rupnik Credit: ERIC VANDEVILLE
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28 febbraio 2023 Aggiornato alle 20:00

Ci sono storie, esperienze e traumi che nel corso della vita tornano a bussare alla porta. Perché con il passato, in qualche modo, bisogna fare i conti prima o poi. È il caso di Padre Marko Ivan Rupnik (68 anni), teologo sloveno e importante esponente dell’Ordine dei Gesuiti. Rupnik vive a Roma, dove è conosciuto anche per le sue doti artistiche: basti pensare che a lui venne affidato il restauro della cappella del Pontificio Seminario Romano di piazza San Giovanni in Laterano.

Da qualche mese, tuttavia, la sua persona è al centro di un nuovo caso di molestie nel mondo della Chiesa. A dicembre 2022, infatti, sono emerse storie di abusi sessuali e psicologici che Rupnik avrebbe perpetrato ai danni di alcune suore della Comunità Loyola di Lubiana (in Slovenia) e, successivamente, nei confronti di persone che frequentavano il Centro Aletti di Roma. La denuncia da cui è scaturito tutto, però, sarebbe stata archiviata perché riferita a fatti risalenti a 30 anni prima e, quindi, caduti in prescrizione.

Nonostante ciò, la Compagnia di Gesù aveva comunque deciso di applicare alcune restrizioni, ancora in vigore, a padre Rupnik. Ma la scorsa settimana l’Ordine dei Gesuiti ha reso note nuove accuse verso il teologo sloveno contenute in un dossier di 150 pagine in cui sono state raccolte un numero non precisato di testimonianze da parte di persone che, negli ultimi mesi, hanno scritto direttamente alla Compagnia di Gesù.

Non solo abusi sessuali

Nelle pagine citate si fa riferimento a violenza psicologica, abuso di coscienza, abuso spirituale e abuso nell’ambito sessuale e affettivo. Le conclusioni sono state tratte da un team costituito appositamente per raccogliere storie riguardanti il caso Rupnik. La Compagnia di Gesù, infatti, aveva invitato a raccontare per mail esperienze di molestie subite. E così è stato.

In una nota ufficiale del 21 febbraio, i gesuiti ringraziano “le persone che hanno avuto la forza di raccontare le proprie esperienze”, definendole “dei e delle ‘sopravvissuti/e’ dato il male che hanno narrato di aver subito”. Vengono considerate testimonianze credibili dall’Ordine e che, in molti casi, riguardano persone che “non hanno conoscenza le une delle altre”.

Le vicende raccontate attraversano più di 30 anni (dagli ’80 al 2018) e coinvolgono persone che hanno fatto parte della Comunità Loyola di Lubiana (una comunità religiosa femminile) e del Centro Aletti di Roma, diretto proprio da Rupnik.

Per adesso non si conoscono i dettagli del dossier, ma alcuni giornali sono riusciti a risalire ad alcune delle persone che hanno raccontato la loro storia tra presunte violenze, manipolazioni e abusi. La rivista Left, a esempio, ha intercettato la testimonianza di una ex insegnante di Gorizia che ha parlato di un «comportamento non ortodosso» di Rupnik nel periodo in cui è stato nel Centro Stella Matutina del comune del Friuli-Venezia Giulia.

La cronologia del caso Rupnik

Il caso Rupnik scoppia all’inizio di dicembre 2022, quando il Dicastero per la dottrina della fede conferma di aver ricevuto, un anno prima, una denuncia di abusi sessuali e psicologici compiuti da Rupnik ai danni di alcune suore della Comunità di Loyola. La denuncia, tuttavia, era stata archiviata a ottobre 2022 perché i reati erano caduti in prescrizione, in quanto riferiti a fatti risalenti agli anni ’80. Questo evento, però, ha comunque aperto un vaso di pandora nella Chiesa e nella vita del teologo.

Il portale Vatican News, ricostruendo la cronologia delle indagini, spiega che a ottobre 2018 il delegato della Curia per le case internazionali a Roma aveva ricevuto un’accusa contro il padre sloveno per reato di “assoluzione di un complice” che, secondo il diritto canonico, si consuma quando un religioso (in questo caso Rupnik) assolve una persona con cui ha commesso un peccato (in questo caso una suora con cui avrebbe avuto un rapporto sessuale).

Iniziano così le indagini preliminari a conclusione delle quali l’accusa di “assoluzione di un complice” viene considerata “credibile”. La Compagnia di Gesù decide, allora, di applicare alcune restrizioni a Rupnik tra cui il divieto di confessare. Intanto, viene istituito un processo con giudici esterni alla Compagnia che si conclude a maggio 2020 con un decreto di scomunica per Rupnik, ritirato però dopo qualche settimana.

Le nuove accuse

Quando, a fine 2022, le vicende diventano di dominio pubblico, Rupnik è ancora sottoposto alle restrizioni citate. In particolare, l’Ordine rende disponibile a ricevere racconti e testimonianze riguardo i presunti abusi. Il dossier di 150 pagine nasce da qui e contiene nuove denunce di molestie sessuali, spirituali e psicologiche che sarebbero state compiuti nell’arco di circa 30 anni.

Il risultato è stato un irrigidimento delle restrizioni già imposte a Rupnik che, adesso, dovrà rispettare il divieto di svolgere “qualunque attività ministeriale e sacramentale pubblica, il divieto di comunicazione pubblica, il divieto di uscire dalla Regione Lazio”. Al teologo, inoltre, è stato vietato “qualunque esercizio artistico pubblico, in modo particolare nei confronti di strutture religiose”.

Tutto questo in attesa che la Compagnia di Gesù promuova (come ha intenzione di fare) un procedimento interno in cui “lo stesso Padre Rupnik – si legge nella nota del 21 febbraio – possa fornire la propria versione dei fatti”, cosa che non ha fatto nei confronti del team referente, sebbene invitato. Il procedimento potrebbe sfociare in conseguenze disciplinari o, addirittura, in un processo canonico. Sul fronte penale, invece, tutto dipenderà dai tempi di prescrizione dei presunti reati all’interno dei sistemi giuridici dei Paesi in cui sono avvenuti gli abusi.

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