Ambiente

Jet privati, quanto inquinate?

L’economista Alessio Terzi propone, contro la loro riduzione o divieto, un approccio diverso. Fondato su tassazione, incentivi e maggiore innovazione tecnologica
Dylan Kidd (a sinistra) indossa una maschera mentre protesta con Karen Morgaine (a destra) e altri membri del gruppo di attivisti per il clima Extinction Rebellion che bloccano l'ingresso della compagnia di jet privati NetJets vicino all'aeroporto Van Nuys di Los Angeles, lo scorso novembre
Dylan Kidd (a sinistra) indossa una maschera mentre protesta con Karen Morgaine (a destra) e altri membri del gruppo di attivisti per il clima Extinction Rebellion che bloccano l'ingresso della compagnia di jet privati NetJets vicino all'aeroporto Van Nuys di Los Angeles, lo scorso novembre Credit: Jill Connelly/ZUMA Press Wire)
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21 febbraio 2023 Aggiornato alle 07:00

Negli ultimi tempi i jet privati sono stati posti al centro di una battaglia politico-ambientale per ridurli o per vietarli del tutto.

Greenpeace ha invocato più volte la loro eliminazione, così come i membri di alcuni governi europei hanno annunciato possibili misure per limitarli nell’uso. L’attenzione così elevata verso questo tipo di voli deriva dalle problematiche ambientali create dal loro continuo utilizzo su larga scala, oltre che dalla necessità di ridurre i privilegi della fascia più ricca della popolazione.

Non tutti gli esperti però concordano sulle misure invocate, soprattutto su quelle che impongono il divieto totale di questo tipo di voli. L’economista Alessio Terzi, in un’analisi pubblicata su Il Foglio Quotidiano, critica le misure proposte da diverse Ong ambientaliste, invocando un approccio diverso che mischia tassazione, incentivi e più innovazione tecnologica guidata dal capitalismo.

Secondo Terzi, l’impatto dei jet privati sull’ecosistema non è così rilevante: «Mentre l’aviazione in generale rappresenta circa il 2,5% delle emissioni globali di gas serra, i jet privati ne rappresentano solo il 4%. In altre parole, un divieto difficilmente riuscirebbe a intaccare un settore che si sta espandendo a ritmi sostenuti (5% all’anno, tra il 2000 e il 2019), a causa dell’uso sempre più diffuso dei voli commerciali, che rappresentano l’88% delle emissioni totali. Certamente, date le proporzioni in gioco, non è che il bilancio delle emissioni di carbonio dei ricchi jet privati possa essere semplicemente ridistribuito al resto di noi».

Procedere con i divieti condurrebbe a un scenario distopico secondo Terzi: «Per estensione, l’astensione volontaria o i divieti dovrebbero essere applicati a altre palesi fonti di inquinamento, come i grandi Suv, le case troppo grandi, le vacanze in luoghi remoti e le navi da crociera. […] In tal caso, ci aspetta una giungla di divieti e proibizioni in un mondo post crescita che diventerebbe rapidamente distopico ».

L’unica soluzione valida per l’economista è un mix di politiche volte a favorire gli investimenti hi-tech nei “Sustainable Aviation Fuel” (Saf) e nei velivoli elettrici, con determinate tassazioni e leggi che spronino la classe più abbiente a investire nelle nuove tecnologie. Non però con il classico laissez faire dei mercati, ma con un sistema economico opportunamente regolato: «Il capitalismo ha dimostrato di essere una macchina efficiente nel promuovere l’innovazione in generale, ma ora deve essere arruolato per unirsi alla lotta contro il cambiamento climatico».

Questa visione si basa sulla fiducia nella crescita “green” a trazione capitalista, che dovrebbe ottenere in qualche modo il disaccoppiamento fra emissioni e crescita economica del Pil nel prossimo futuro. Questione che è sempre più contestata da altri studiosi, visto che fino a ora questo disaccoppiamento è risultato molto nebuloso, mentre le emissioni globali continuano ad aumentare.

Per i prossimi anni i report della Iata prevedono una crescita dei voli a un tasso annuale medio del 3,3%, fino a raggiungere 7,8 miliardi di passeggeri all’anno entro il 2040. Cosa che sta comportando enormi investimenti infrastrutturali nel settore aeroportuale e un inevitabile impatto sull’ecosistema.

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