Diritti

E tu lo conosci Signal for help?

Utilizzato dalle donne, che subiscono violenze, per chiedere aiuto, anche Martina Scialdone - uccisa dall’ex compagno - avrebbe provato a farlo. Ma nessuno se ne è accorto
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
16 gennaio 2023 Aggiornato alle 22:00

Ci ha provato in tutti i modi Martina Scialdone a difendersi dal suo assassino. Ma alla fine nulla è servito e il suo nome si è aggiunto all’elenco dei femminicidi annuali in Italia, che a metà gennaio conta già tre iscritte.

La donna è stata freddata in strada a Roma dal suo ex compagno che l’aveva raggiunta in un ristorante, ufficialmente per l’ennesimo incontro chiarificatore ma molto più probabilmente, essendosi presentato a cena con una pistola in tasca, già certo di come avrebbe fatto terminare la serata.

Per scongiurare il peggiore degli epiloghi pare che Martina Scialdone abbia provato in diversi momenti a chiedere aiuto a chi le stava attorno, senza però riceverlo.

Gestori, camerieri e clienti del ristorante dove si è consumata la prima lite tra i due forniscono versioni discordanti sul se e sul come lo avrebbe fatto ma oltre a chiudersi in bagno e a lanciare sguardi terrorizzati pare abbia compiuto con la mano il segnare internazionale di SOS contro le violenze, inventato dalla Canadian Women’s Foundation nel 2020 e oggi riconosciuto a livello mondiale.

Per farlo basta tenere la mano con il palmo rivolto verso di sé con tutte le dita stese tranne il pollice, che invece deve essere portato verso l’interno, fino a toccare il palmo.

Successivamente si devono piegare anche le quattro dita su di esso, chiudendo la mano a pugno, come a simboleggiare la chiusura in gabbia del dito/donna.

Signal for help, questo il nome ufficiale del segnale in codice, è stato pensato per essere eseguito con una mano sola e in due step, in modo da risultare veloce da compiere e semplice da ricordare per chi deve riconoscerlo.

Nonostante sia divenuto virale in poco tempo sui social network e in particolare su TikTok, purtroppo non è ancora conosciutissimo e probabilmente anche per questo, se fosse confermato che Martina Scialdone l’ha eseguito, non è stata capita.

La fondazione canadese che si occupa di violenza domestica lo ha ideato durante i primi lockdown dovuti alla pandemia, quando le misure stringenti necessarie per fronteggiare il dilagare del virus si erano rivelate una trappola mortale per molte donne, costrette a condividere l’abitazione con il proprio aguzzino 24 ore su 24.

Impossibilitate a chiedere aiuto verbalmente per non scatenare ulteriori reazioni violente, questo segnale doveva servire soprattutto a loro, che avrebbero potuto compierlo velocemente e in qualunque momento: in webcam durante un meeting di lavoro, nel corso di una video chiamata su whatsApp o al citofono, in caso di consegna.

Un metodo silenzioso ma impattante, che non necessita di parole e per questo risulta utile anche per le persone che non padroneggiano al meglio la lingua del Paese nel quale si trovano ma che devono liberarsi da una situazione di estrema emergenza.

Signal for help non è il primo tentativo di fronteggiare la violenza sulle donne tramite un messaggio in codice. Nel 2016 un bar del Lincolnshire, in Inghilterra, aveva lanciato la frase Ask for Angela. Pronunciarla al bancone voleva dire aver bisogno di aiuto per allontanarsi velocemente ma con discrezione da quel luogo.

Non meno nota la storia della donna che nel 2021 a Milano, ma era già successo negli Stati Uniti, si è salvata dalla violenza domestica facendo finta di ordinare una pizza, chiamando però il 112.

Sempre durante la pandemia poi, nelle farmacie spagnole si poteva chiedere aiuto chiedendo di una mascarilla19, modello rilanciato nel nostro Paese con Mascherina 1522 (il numero verde anti violenza e stalking).

Al momento le storie che raccontano come Signal for help abbia effettivamente salvato delle vite non sono tantissime. La più nota è quella di una sedicenne della Carolina del Nord che sarebbe riuscita a liberarsi da un uomo che l’aveva caricata in auto e rapita, compiendo ripetutamente il gesto dal finestrino.

La speranza però è che ben presto questo segnale universale si imponga come l’unico da tenere ben presente e riconoscere, in modo che le richieste d’aiuto non cadano più nel vuoto.

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