Diritti

L’Atlante dei femminicidi disegna un’Italia che non vorremmo

Il progetto online realizzato dalla Casa delle donne di Bologna e da Studio Atlantis riporta i 106 omicidi di genere del 2021. Solo 2 per mano di persone non note alle vittime
Credit: Mathieu Stern/unsplash
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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25 novembre 2022 Aggiornato alle 21:00

Mentre a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, sono in corso le operazioni di recupero dei resti di quella che non ogni probabilità si rivelerà essere Saman Abbas, la diciottenne pakistana scomparsa e si presume uccisa dalla famiglia il 30 aprile 2021 perché desiderosa di vivere in modo libero, il mondo celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dalle Nazioni Unite per il 25 novembre. Una data che sebbene ogni anno si traduca in un susseguirsi di manifestazioni e slogan di sensibilizzazione, rimane per lo più simbolica e si scontra con la realtà dei numeri: 106 femminicidi avvenuti in Italia nel 2021 e oltre 90 da gennaio a novembre 2022.

La cifra dello scorso anno è stata tradotta graficamente dalla Casa delle donne di Bologna e dallo Studio Atlantis nell’Atlante dei femminicidi in Italia, una mappatura online delle uccisioni di genere. Lo scopo del progetto, finanziato della Regione Emilia-Romagna e cofinanziato dal Comune di Bologna, è di promuovere la cooperazione nella lotta politica alla violenza contro le donne e approfondire la conoscenza, lo studio e la comunicazione in merito ai femminicidi, che non dovrebbero più essere descritti come episodi singoli ma come parte di una cultura patriarcale che trova nell’uccisione delle donne l’apice della propria espressione.

Per inquadrare il fenomeno le promotrici dell’iniziativa hanno scelto di uscire dalla freddezza dei numeri, dando un nome, un volto e un luogo alle vittime degli omicidi di questo tipo in Italia.

L’Atlante infatti raffigura una cartina della penisola, ricca di puntini di colori diversi, corrispondenti ai delitti, cliccando sui quali è possibile ricostruire la storia di donne le cui vite sono terminate in modo violento, spesso per mano di chi sosteneva di amarle.

C’è Lidia Peschechera, strangolata dall’ex convivente, Fiorella Totti dal marito, Anna Cupelloni dall’ex marito. E poi ancora Ylenia Lombardo da un pretendente, Sonia di Maggio dall’ex partner e molte altre che si susseguono in una lista quasi infinita, unita da una scia di sangue il cui colore non accenna a sbiadire.

Oltre a ridare un’identità alle vittime, l’Atlante dei femminicidi in Italia, grazie agli strumenti di selezione di cui dispone, consente di inquadrare i carnefici, che nella maggior parte dei casi sono uomini incapaci di accettare la fine di una relazione, o la naturale esigenza di libertà di una compagna che legittimamente sceglie per sé prima che per l’uomo che ha a fianco.

Non mancano però, i delitti di genere per mano dei familiari, come quello di Saman Abbas ma anche di Graziella Marzioli uccisa dal figlio cocainomane al rifiuto dell’ennesima richiesta di soldi o Fatna Moukhrif accoltellata sempre dal figlio in cura per problemi psichiatrici.

Spingendo i cursori fino a eliminare tutti i filtri tranne quello relativo alle uccisioni da parte di sconosciuti, la cartina si sbianca quasi completamente. A colorarla rimangono solo 2 piccoli puntini, corrispondenti a Elisa Campeol accoltellata in spiaggia da una persona con problemi psichiatrici che con lei non aveva il minimo legame e Carmen De Giorgi, trafitta anch’essa da colpi di lama in un bar da un uomo che aveva incontrato per la prima volta solo qualche ora prima, e del quale pare avesse rifiutato le attenzioni.

2 su 106 i femminicidi commessi da persone non note alle vittime. 104 invece quelli sopraggiunti da mani considerate amiche. Questo forse è il dato più significativo che emerge dall’analisi dell’Atlante, che non stupisce ma dovrebbe comunque far riflettere. Così come il fatto che non siano pochi i casi di denunce da parte delle donne stesse, antecedenti alla loro morte, sottovalutate e di fatto ignorate dagli inquirenti.

A completare il progetto - che ha tra i partner anche il Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia Romagna, l’Istituto storico Parri, D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) e la cooperativa Stellaria - articoli di approfondimento, bibliografia e sitografia e i report della Casa delle donne di Bologna dal 2006 a oggi.

Il Senato ha approvato all’unanimità l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, nella speranza che non si tratti dell’ennesima iniziativa sterile. Quei puntini sulla cartina del nostro Paese sono lì a ricordarci i nomi di donne uccise da uomini violenti e che la società, lo Stato e le Forza dell’Ordine non sono state in grado di proteggere.

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