Diritti

Molestie e stalking: è l’ora di Ricky Martin

La star portoricana è stata denunciata dal nipote, con il quale avrebbe avuto una relazione. Rischia fino a 50 anni di carcere per incesto
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
19 luglio 2022 Aggiornato alle 15:00

C’è una brutta storia che riguarda Ricky Martin, nella quale le ombre sono molte più delle luci e le notizie piuttosto confuse e frammentarie.

Nonostante sia fresco di uscita dell’ultimo album Play e al momento si trovi sul set del film Mrs American Pie, googolando il suo nome bisogna scorrere diverse pagine prima di imbattersi in quelle news, scalzate da una ben più rilevante: l’accusa di molestie e stalking mossa a suo carico da parte del nipote 21enne Dennis Yadiel Sanchez.

Il caso è scoppiato lo scorso 2 luglio, quando il magazine portoricano El Vocero ha scritto prima di tutti che verso l’artista era stato emanato un ordine restrittivo ai sensi della legge 54 sulla violenza domestica, senza però fornire indicazioni più specifiche sull’accusatore.

In quei giorni le uniche indiscrezioni che trapelavano erano che si trattasse di una persona con la quale il cantante e attore cinquantenne, sposato dal 2017 con l’artista siriano-svedese Jwan Josef e padre di quattro figli, aveva avuto una relazione di sette mesi, terminata lo scorso aprile. Una rottura non voluta da parte di Ricky Martin, che secondo il ragazzo avrebbe iniziato a tempestarlo di telefonate, ad appostarsi numerose volte davanti casa sua e a tenere altri atteggiamenti molesti che avrebbero fatto scattare la denuncia.

Come riferito da sito Tmz, è stato il fratello del cantante, Eric Martín, a identificare la presunta vittima nel nipote, figlio della sorella Vanessa, aggiungendo però tramite una diretta Facebook che si tratti di una persona con gravi problemi mentali.

Una tesi portata avanti anche dal legale di Ricky Martin, Martin Singer, che ha parlato di «accuse false e disgustose», aggiungendo in interviste rilasciate sempre a Tmz e a Variety che «purtroppo la persona che ha fatto queste affermazioni sta lottando con la sua salute mentale. Ricky Martin, ovviamente, non è mai stato coinvolto in qualsiasi tipo di relazione sessuale o romantica con suo nipote. Ci auguriamo tutti che quest’uomo riceva l’aiuto di cui ha così urgente bisogno. Ma, soprattutto, non vediamo l’ora che questo terribile caso venga archiviato non appena un giudice esaminerà i fatti».

La strategia della difesa è dunque quella di smontare non tanto le accuse in sé, ma proprio la relazione tra i due, che se venisse invece confermata rappresenterebbe un’aggravante non da poco che farebbe rischiare a Ricky Martin fino a 50 anni di carcere, pena prevista a Porto Rico, dove è nato e vive, per i casi di incesto.

Come tristemente noto, quella di Martin, che tramite i propri canali social ha definito le accuse totalmente false, non è la prima causa per reati sessuali che investe una celebrità e anche se in questo caso siamo solo alle battute iniziali (e non è nemmeno detto che alla fine un processo si faccia), è inevitabile pensare ad altri episodi simili.

Proprio in questi giorni, per esempio, è in corso in Gran Bretagna il processo a Kevin Spacey accusato di molestie da tre uomini, anch’esso sempre professatosi innocente. Ed è di poche settimane fa la vicenda del regista Paul Haggis, condotto agli arresti domiciliari a seguito dell’accusa di violenza sessuale da parte di una donna in Puglia, ma lasciato libero pochi giorni dopo.

Il primo atto giudiziario della vicenda che interessa la star portoricana è fissato per il 21 luglio, quando il giudice Raiza Cajigas Campbell dovrà decidere se l’ordine restrittivo possa essere annullato o debba rimanere in vigore perché, come sostiene l’accusa, esiste la possibilità di reiterazione del reato.

A prescindere da cosa accadrà, siamo indubbiamente di fronte a una brutta storia, nella quale non esistono elementi in gioco dai risvolti positivi. Se le accuse venissero confermate, infatti, si tratterebbe di un fatto gravissimo, che segnerebbe anche la fine della carriera di Ricky Martin, citato in giudizio in questi giorni anche dalla sua ex manager per 3 milioni di dollari, cifra che ammonterebbero a commissioni a lei dovute ma mai pagate.

In caso contrario sarebbe doveroso non girarsi dall’altra parte di fronte alle sofferenze psichiche di un ragazzo vittima di chissà quali demoni, dato in pasto all’opinione pubblica dalla sua stessa famiglia.

Nessun rumors fa intuire verso quale direzione la giudice intenda muoversi, anche se c’è chi è pronto a scommettere che a causa dell’eco mediatico scaturito e dell’evidente squilibrio di forza tra accusato e accusatore, le probabilità di trovarsi di fronte a una replica del processo Deep – Heard siano alte.

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