Diritti

Ogni violenza ha la sua storia

Non sempre si crede alle donne che denunciano molestie e abusi sessuali. E spesso si perde il significato profondo di questi reati. Un tema attuale più che mai dopo il verdetto Heard-Depp
Camille Vasquez, avvocata di Johnny Depp, mentre fornisce le argomentazioni finali durante il processo Heard-Depp
Camille Vasquez, avvocata di Johnny Depp, mentre fornisce le argomentazioni finali durante il processo Heard-Depp Credit: EPA/STEVE HELBER / POOL
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8 giugno 2022 Aggiornato alle 07:00

Dopo la lettura della sentenza di condanna di Amber Heard e le parole di Johnny Depp «Mi è stata restituita la vita», l’opinione pubblica si è divisa in due, come sempre accade: c’è chi ha ritenuto la condanna una cattiveria verso tutte le vittime di violenza e chi, invece, ha ritenuto si trattasse di un processo-spettacolo dettato dalla rabbia esistente nella coppia per un amore finito.

Il verdetto arriva dopo anni di #MeToo, un movimento interessato a tenere alta l’attenzione nei confronti della diffusione delle molestie e degli abusi sessuali (soprattutto verso le donne) e dei tentativi di combattere questi fenomeni. Il #MeToo ha senza ombra di dubbio cambiato i rapporti personali tra le persone.

Una campagna nata sui social media finalizzata alla condivisione di esperienze di molestie e di violenza sessuale di genere. Sebbene il movimento abbia avuto una diffusione rapida in tutto il mondo, è stato spesso accolto con scetticismo e addirittura fatto oggetto di forti critiche.

Dalla vicina Spagna, poi, arriva la notizia dell’approvazione da parte del parlamento (avvenuta lo scorso 27 maggio) di una proposta di legge che permette di considerare stupro qualsiasi atto sessuale in cui una delle persone coinvolte non abbia dato il proprio consenso. Approvata la legge contro la violenza sessuale: «Solo sì è sì».

L’abuso sessuale è uno dei delitti più beceri esistenti nei codici di tutto il mondo. Il consenso è chiaramente uno degli elementi da prendere in considerazione quando accade una tale deplorevole violenza, ma non è il solo. Ogni atto ha una sua storia.

Il consenso, poi, concorre con l’analisi comportamentale dei protagonisti e spesso ci si ritrova a vedere la vittima stravolta in una posizione di “quasi” consenziente. Allora diciamo chiaramente che una minigonna, un comportamento civettuolo, un semi consenso non può essere l’autorizzazione a un atto cosi violento. Come neppure un tentativo di bacio o un palpeggiamento possono essere considerati lontanamente paragonabili a un atto di violenza sessuale a tutti gli effetti.

Dire che tutto è violenza significa affermare che, alla fine, nulla lo è. Significa sminuire il reato vero e proprio, che è il compimento dell’atto stesso. Questa generalizzazione ha portato a una posizione per le vittime (spesso donne) che si vedono trattate come adescatrice di uomini violenti, nei loro comportamenti, nelle abitudini e nel carattere. Spesso screditate e non credute.

Per questo è importante che non si perda il significato profondo del reato di violenza carnale e che lo si persegua quando accade, tenendo chiaro in mente che la violenza sessuale è un atto perpetrato abusivamente da un soggetto e non considerabile un “surrogato” di altre azioni.

Solo cosi si potranno perseguire i colpevoli e non far diventare le vittime delle persone consenzienti, ma senza un vero e proprio consenso.

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