Ambiente

L’altro volto delle eccellenze Made in Italy

Gli investigatori di Animal Equality hanno raccolto immagini scioccanti all’interno di un allevamento di maiali del nord Italia che rifornisce anche la filiera D.O.P
Credit: Leah Kelley
Tempo di lettura 3 min lettura
31 dicembre 2022 Aggiornato alle 06:30

L’industria della carne italiana promuove i suoi prodotti come frutto di una tradizione di rinomata qualità, vantando un grande rispetto del benessere degli animali e un’attenzione alla filiera in tutte le sue fasi.

La verità che si nasconde dietro a queste eccellenze del Made in Italy però non è sempre quella raccontata, come documentato dagli investigatori di Animal Equality, che si sono recati all’interno di un allevamento intensivo di maiali del nord Italia che rifornisce anche la filiera di alcuni prodotti a denominazione D.O.P.

Non è la prima volta che come Animal Equality investighiamo ciò che accade in quel luogo, già nel 2019 infatti avevamo portato alla luce le terribili condizioni in cui erano costretti gli animali nella struttura, mettendo in evidenza gravi violenze da parte degli operatori come maltrattamenti, mutilazioni illegali senza anestesia dei suinetti e uccisioni violente dei maiali.

La nuova inchiesta dimostra che questo orrore continua ancora oggi: le immagini raccolte mostrano infatti maiali e maialini lasciati ad agonizzare sul pavimento, senza cibo o acqua e senza ricevere le dovute cure veterinarie. I corpi degli animali che non sopravvivono a queste condizioni rimangono abbandonati ovunque, nei contenitori e secchi ricolmi, nei corridoi dell’allevamento e al suo esterno.

Tutto ciò è in totale contrasto con la legge italiana che regola la gestione e lo smaltimento delle carcasse.

Questo purtroppo è solo uno dei tanti problemi igienici dell’allevamento, che si presenta in condizioni pessime sotto ogni punto di vista, con animali costretti a vivere in capannoni sporchi e fatiscenti infestati da scarafaggi e con liquami dappertutto: sul pavimento e perfino nelle mangiatoie.

Nel reparto maternità, inoltre, le scrofe sono costrette in gabbie strette che fasciano completamente il loro corpo, impedendogli di muoversi e di prendersi cura dei cuccioli. Per via di questo confinamento molte di loro presentano cisti, ferite e piaghe.

Durante la nostra ispezione, alcuni maiali erano muniti di tatuaggi che ci hanno permesso di risalire a consorzi di prodotti a marchio D.O.P., simbolo della cosiddetta eccellenza del Made in Italy, ma portare alla luce la verità dietro questo settore non basta.

Nel 2019, dopo la prima inchiesta avevamo già provveduto a segnalare alle Autorità quanto documentato nell’allevamento, depositando un esposto presso la Procura della Repubblica competente per i reati di maltrattamento, uccisione e detenzione di animali in condizioni incompatibili con le loro caratteristiche etologiche, nonché per possibili ipotesi di reato di inquinamento ambientale.

All’epoca la Procura aveva avviato le proprie indagini a seguito delle quali, però, non erano emerse condotte illecite. Il Pubblico Ministero ha quindi chiesto l’archiviazione del caso, alla quale ci siamo opposti allegando ulteriori prove raccolte negli anni seguenti rispetto ai fatti denunciati, proprio per dimostrare che quello che abbiamo documentato, purtroppo, non era un episodio isolato.

Il Giudice per le indagini preliminari ci ha ascoltati e ha accolto la nostra opposizione; ora è necessario un intervento tempestivo da parte delle autorità preposte per fermare una volta per tutte le crudeltà che da anni denunciamo e che vanno ancora avanti in questa struttura a discapito dei migliaia di animali condannati a nascere, vivere e morire in questo inferno.

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