Ambiente

Perché allevamenti e macelli hanno bisogno di più controlli

Il processo contro l’impianto di macellazione cremonese Zema, dove gli animali erano sottoposti a ripetuti maltrattamenti, dimostra la necessità di garantire forme di monitoraggio più efficaci. E pene più severe per chi non rispetta la legge
Circa 300 attivisti per i diritti degli animali, del gruppo Animal Equality, durante la protesta silenziosa presso la Porta di Brandeburgo, nel centro di Berlino (ottobre 2017)
Circa 300 attivisti per i diritti degli animali, del gruppo Animal Equality, durante la protesta silenziosa presso la Porta di Brandeburgo, nel centro di Berlino (ottobre 2017) Credit: Paul Zinken/dpa
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18 giugno 2022 Aggiornato alle 06:30

In Italia la tutela degli animali è stata da poco riconosciuta in Costituzione, ma i controlli negli allevamenti e nei macelli e gli standard relativi al benessere degli animali coinvolti nella filiera alimentare non sono tuttavia aumentati.

Negli stabilimenti di macellazione, così come negli allevamenti italiani, mancano infatti strumenti che possano garantire in modo efficace il monitoraggio degli operatori e degli animali, come per esempio avviene attraverso le cosiddette “Smart Cameras”. Si tratta di telecamere a circuito chiuso con intelligenza artificiale, già in uso in Germania e Olanda, in grado di identificare le violazioni delle norme di benessere animale.

Ma qualcuno potrebbe chiedersi: ce n’è davvero bisogno? Le leggi in vigore per chi maltratta gli animali non sono già sufficienti? No, affatto.

Il processo contro l’impianto di macellazione Zema S.r.l., che ha avuto origine a partire dalle denunce depositate in Procura da Animal Equality, è un esempio della necessità di garantire forme di monitoraggio più efficaci all’interno dei macelli e pene più severe per chi non rispetta la legge.

A giugno 2021, Animal Equality aveva rilasciato un’inchiesta che mostrava scioccanti e ripetute violenze ai danni dei maiali all’interno del macello Zema, azienda della provincia di Cremona che si occupa di macellazione e lavorazione di carni suine dal 1987, nonché una delle molte aziende che si vanta di rappresentare il Made in Italy sia in Italia che all’estero.

Degli oltre 800.000 suini allevati nel cremonese, circa 150.000 all’anno raggiungono questo impianto di macellazione. Circa il 19% dei suini della provincia di Cremona sono quindi macellati in questa struttura.

Sebbene l’azienda si promuova come una realtà che pone particolare cura agli animali coinvolti, l’indagine che Animal Equality ha svolto presso il suo impianto mostra una situazione ben diversa, come descritta anche negli atti di indagine della Procura della Repubblica di Cremona.

Nel video diffuso a giugno 2021 da Animal Equality si vedono lavoratori e proprietari maltrattare i maiali destinati alla macellazione senza alcun rispetto per le norme minime di benessere animale, con atti di vera e propria inutile crudeltà.

In particolare, le immagini raccolte da Animal Equality (sulla cui base la Procura di Cremona ha chiamato in giudizio il titolare del macello) mostrano un operatore mentre aggancia con un uncino le orecchie di suini non correttamente sottoposti al processo di stordimento, così come altri maiali nello stabilimento; un operatore mentre colpisce con una pala la testa di un suinetto, ne afferra le zampe posteriori e ne sbatte la testa contro il muro fino a immobilizzarlo.

O ancora, un operatore che percuote con bastoni i suini durante la fase di scarico all’interno del macello. I feriti sono lasciati senza cure e quelli morti vengono abbandonati tra quelli ancora vivi.

A seguito della denuncia da parte di Animal Equality Italia nei confronti dell’impianto, la Procura di Cremona ha rinviato a giudizio il titolare del macello per maltrattamento di animali e, su richiesta dello stesso, il Giudice del Tribunale di Cremona gli ha consentito la messa alla prova, ovvero la possibilità di sospendere il procedimento penale a fronte dello svolgimento di lavori di pubblica utilità e di un risarcimento dei danni.

Sebbene il reato ai danni degli animali contestato da Animal Equality sia stato accertato dalla Procura di Cremona, le denunce relative all’inadeguatezza della struttura invece sono state respinte.

Le pene previste in Italia per il genere di reati contestati a Zema S.r.l. si sono inoltre rivelate ancora una volta inadeguate.

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