Economia

Gas, i consumi italiani calano del 17%

Il termostato scende di 1,5 gradi, con una curva di risparmi che ci riproietta nel 2019, ma l’arrivo del freddo potrebbe cambiare le cose
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14 dicembre 2022 Aggiornato alle 15:00

Qualche mese fa l’allora premier Mario Draghi chiedeva «Preferite la pace o il termosifone acceso?», e sembra che gli italiani abbiano preso una scelta precisa.

Dall’ultimo report pubblicato dall’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale già attivo da mesi nel monitoraggio dell’andamento dei consumi dall’inizio della guerra in Ucraina, apprendiamo che dal primo settembre 2022 i consumi di gas dei cittadini italiani sono calati del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’ammontare complessivo del consumo ammonta infatti a 4,2 miliardi di metri cubi l’anno, oltre il 5% in meno rispetto al fabbisogno del 2021.

Che siano da attribuire al clima straordinariamente mite dei primi mesi autunnali o al timore di trovarsi una bolletta fin troppo salata, i risparmi sui riscaldamenti hanno riportato i consumi ai livelli del 2019.

Dal grafico costruito da Matteo Villa, ricercatore senior dell’Ispi e curatore dell’analisi, emerge un andamento della crescita dei consumi piuttosto lineare con il variare delle temperature, ma con «una certa inerzia dei consumi da un giorno all’altro: una volta che gli italiani accendono i riscaldamenti per più tempo, anche se i giorni successivi dovesse fare leggermente più caldo, i loro consumi tenderanno a rimanere più elevati».

Tuttavia, in un periodo registrato dal 1° novembre al 6 dicembre, la curva del 2022 rimane la più bassa degli ultimi tre anni, con un risparmio medio di circa 15 milioni di metri cubi al giorno, cioè il 10% dei consumi medi giornalieri.

Ma nella riduzione dei consumi il contributo più rilevante viene dalle imprese, che per difendersi dalle bollette fuori controllo degli ultimi mesi hanno migliorato la loro efficienza energetica, arrivando a consumi il 10% più bassi rispetto al 2021, con un calo complessivo pari circa al 20% sugli anni passati.

Il rischio però, come commenta Villa, è che il risparmio si riverberi sulla produzione industriale. Stando al report del Centro Studi di Confindustria, caro energia e inflazione record hanno portato a un calo della produzione industriale dell’1,8% a settembre, anche se nella media del 3° trimestre è scesa poco (-0,4%). Il settore sembra quindi reggere, ma il rallentamento dell’economia persiste inesorabile «e gli indicatori qualitativi sono peggiorati, tracciando la rotta per un più pesante segno meno nel 4° trimestre».

A livello europeo, l’arrivo del freddo - con picchi di parecchi gradi sotto lo zero in molti Paesi del continente - si associa alla crisi del metano insieme a un clima poco gradito ai pannelli solari (e tanto meno alle pale eoliche). Nonostante Germania e Italia si posizionino alle prime file del risparmio, la corsa agli stoccaggi di gas ha fatto svuotare i depositi di quasi il 10% della loro capacità, passando dal 97 all’87,7%, pur comunque mantenendosi in linea con la media Ue dell’88%.

Attualmente, le 8 ore di negoziati al Consiglio straordinario dell’Energia a Bruxelles non hanno ancora portato a un accordo politico sul price cap sul gas. La situazione nei mercati si dimostra generalmente calma, con un aumento dei prezzi ancora sotto controllo. Non si esclude però che nelle prossime settimane i possibili sviluppi sul tema del tetto al prezzo del gas possano smuovere di molto le acque.

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