Ambiente

Chi pagherà il caro prezzo del gas? Noi. E il Pianeta

Diffidate delle soluzioni “ponte” delle grandi industrie di combustibili fossili per rallentare il climate change. Come il ricorso al metano, che impatta 100 volte di più dell’anidride carbonica
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18 gennaio 2022 Aggiornato alle 08:00

Gli “inattivisti” hanno cercato di boicottare le azioni per il clima promuovendo “soluzioni” – il gas naturale, la cattura e il sequestro del carbonio, la geoingegneria – che non risolvono affatto i problemi. Parte della strategia consiste nell’utilizzare parole e termini rassicuranti, come “combustibili ponte”, “carbone pulito”, “adattamento” e “resilienza”, per dare l’illusione di agire, quando in realtà si tratta solo di promesse vuote. Gli “inattivisti” possono così dichiarare di aver proposto delle soluzioni: il problema è che non sono soluzioni valide. Sono piuttosto degli espedienti per procrastinare, con l’obiettivo di impedire le azioni significative, e consentire così all’industria dei combustibili fossili di continuare ad accumulare profitti enormi, in un processo che Alex Stiffen, noto attivista per il clima, ha definito “ritardo predatorio”.

Ciò che differenzia il gas naturale dagli altri combustibili fossili è però il fatto che non è solo un combustibile fossile, ma anche un gas a effetto serra. Su un arco di vent’anni, il metano ha un potenziale di riscaldamento quasi cento volte superiore a quello dell’anidride carbonica.

Ciò significa che può contribuire al riscaldamento non solo quando viene bruciato per produrre energia, rilasciando quindi anidride carbonica, ma anche quando viene disperso nell’atmosfera. […] Il prezzo lo paghiamo tutti noi. Alcune ricerche del 2020 hanno dimostrato che l’impennata dei livelli di metano nell’atmosfera negli ultimi decenni deriva dall’estrazione del gas naturale (e non dall’agricoltura e dall’allevamento, dalle risorse naturali come le torbiere o dalla fusione del permafrost). Inoltre, l’aumento del metano è responsabile del 25% del riscaldamento durante questo periodo. […]

La storia dei combustibili ponte presenta altri problemi. Forse il più ovvio consiste nel fatto che non abbiamo decenni per aggiustare le cose. Se dobbiamo evitare un riscaldamento superiore a 1.5 C, che è stato indicato come il limite di sicurezza, abbiamo un decennio per diminuire le emissioni globali di carbonio di un fattore due. Un ponte molto breve. Incrementare l’utilizzo di gas naturale per produrre elettricità scoraggerebbe probabilmente gli investimenti nell’unica soluzione a zero emissioni per il settore energetico, ossia le energie rinnovabili. Alla fine, la morale della storia con il gas naturale è che non è possibile usare un combustibile fossile per risolvere un problema creato… dai combustibili fossili.

tratto da “La nuova guerra del clima

Edizioni Ambiente 2021