Ambiente

Un database sui fossili ci salverà?

Il think tank Carbon Tracker e l’organizzazione Global Energy Monitor hanno creato la prima banca dati sui giacimenti di carbone, petrolio e gas presenti in 89 nazioni. Per mappare (e fermare) le emissioni
La protesta davanti alla Cancelleria federale di Berlino contro l'uso di combustibili fossili nel giugno 2022
La protesta davanti alla Cancelleria federale di Berlino contro l'uso di combustibili fossili nel giugno 2022 Credit: EPA/CLEMENS BILAN
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24 settembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Con l’avvicinarsi della nuova conferenza sul clima COP27, che si terrà a Novembre, il think tank sulla transizione energetica Carbon Tracker e l’organizzazione Global Energy Monitor, che analizza i progetti energetici a livello planetario, hanno annunciato la creazione del primo database pubblico sulla produzione delle risorse fossili intitolato Global Registry of Fossil Fuel Emissions and Reserves.

Lo scopo di questo progetto è quello di fornire la banca dati più aggiornata e completa su tutti i progetti, giacimenti e investimenti legati ai combustibili fossili in modo da comprendere nel dettaglio il funzionamento del nostro modello di sviluppo e attuare più rapidamente la decarbonizzazione del sistema industriale globale. Il database include dati provenienti da oltre 50.000 giacimenti di carbone, petrolio e gas in 89 nazioni, coprendo circa il 75% della produzione globale.

Mark Campanale, fondatore di Carbon Tracker, confida nel fatto che queste informazioni aiuteranno la comunità degli investitori a premere sulle società “oil & gas” per far cambiare i loro piani operativi: «Compagnie come Shell, Exxon e Chevron e i loro azionisti possono utilizzare le analisi per iniziare davvero a provare a spingere le aziende a muoversi in una direzione completamente diversa».

Grazie al lavoro degli esperti che hanno raccolto e analizzato i dati, si è potuto scoprire che Stati Uniti e Russia hanno ancora abbastanza risorse fossili nel suolo per consumare completamente il rimanente carbon budget, con il rischio concreto di portare le temperature globali oltre gli 1,5 gradi di aumento. Tali riserve potrebbero potenzialmente generare 3,5 trilioni di tonnellate di gas serra, più di tutte le emissioni prodotte dalla rivoluzione industriale. Inoltre fra i 50.000 giacimenti esaminati, quello petrolifero di Ghawar in Arabia Saudita risulta il più inquinante al mondo.

L’importanza di questo database è fondamentale per il futuro secondo Eric Christian Pedersen, responsabile degli investimenti presso il Nordea Asset Management: «Sarà molto più facile includere le previste future emissioni nelle analisi, e quindi identificare e dare priorità alle compagnie che hanno il grande rischio di avere beni che si svaluteranno».

Al momento attuale sono previsti fino a 1.000 miliardi di dollari di nuovi investimenti nel campo delle risorse fossili entro il 2030. Una cifra immensa che potrebbe minare definitivamente la transizione ecologica e gli ultimi dati sembrano confermare la direzione negativa, soprattutto riguardo il carbone. Ma con una mappatura globale e le analisi provenienti dalla nuova banca dati, si spera di fermare queste ulteriori emissioni.

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