Futuro

…e poi ci sono gli Unicorni che rispettano l’ambiente

Sono sempre di più le startup - valutate oltre il miliardo di euro non ancora quotate in borsa - che decidono di puntare su servizi ecofriendly
Credit: Northvolt
Tempo di lettura 6 min lettura
8 settembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Se la Silicon Valley è ancora dominata dal silicio dei microprocessori e dagli algoritmi che vengono utilizzati nei software, l’Europa sta diventando la patria delle startup sostenibili.

Dei 120 unicorni europei (startup con una valutazione superiore al miliardo di euro e non ancora quotate in borsa) almeno 10 si occupano specificatamente di sostenibilità. A farla da padrone sono i temi dell’economia circolare, delle produzione di energia tramite fonti rinnovabili e l’alimentazione sostenibile. Dopo il settore fintech, quello della sostenibilità è il più rappresentato e questo è chiaramente un punto a favore delle startup europee, che, rispetto alle cugine americane, hanno un approccio più pragmatico, concreto e ambientalista.

Northvolt

Con una valutazione che, dopo l’ultimo aumento di capitale, ha raggiunto i 10 miliardi di euro, Northvolt è il campione della sostenibilità europea. Fondata in Svezia nel 2015 da un ex manager di Tesla, questa azienda innovativa produce batterie a basso impatto ambientale per l’industria automotive convertita all’elettrico.

In un certo senso, Northvolt è la soluzione della soluzione. L’elettrico, grazie a giganti come Tesla, sta entrando prepotentemente nelle scelte di acquisto delle auto. Ma si tratta solo in parte di una conversione green. Le auto elettriche necessitano di batterie speciali realizzate con materie prime rare la cui estrazione - e lavorazione - ha un impatto ambientale devastante.

Il CEO dell’azienda Peter Carlsson queste cose le sapeva molto bene e così ha deciso di creare una nuova impresa per completare l’evoluzione green del settore, sistemando così uno degli ultimi problemi irrisolti: come produrre batterie a bassissimo impatto.

Oggi Northvolt dichiara di realizzare batterie con una traccia di carbonio e impatto ambientale ridotto dell’80% rispetto ai metodi tradizionali. Inoltre, l’azienda ha recentemente dichiarato di essere al lavoro per produrre le batterie utilizzando sostanze presenti nel legno, riducendo ulteriormente l’impatto ambientale.

Ynsect

Dalla Francia, che al pari dell’Italia vanta una straordinaria tradizione culinaria, arriva Ynsect , unicorno che si occupa di produrre prodotti alimentari basati su insetti, creando cibi, alimenti, hamburger utilizzandone le proteine.

Ma l’impresa non si è limitata solo a questo: ha anche brevettato un tipo di produzione circolare, dove gli insetti vengono allevati in fattorie verticali a basso consumo di acqua e di terra e dove i prodotti di scarto vengono riciclati per le varie destinazioni d’uso (alimentazione umana, animale, allevamento dei pesci, concime per i terreni delle vertical farm, il tutto in modo circolare).

Vinted

Oggi il grande tema è la sostenibilità by design: non solo il modello di business deve essere sostenibile, ma anche i processi, il prodotto, gli scarti e la produzione. È una grande trasformazione. Non ci può lasciare indifferenti. Ed è questo il punto. Finora non era così. Il ciclo consumistico non solo non teneva presenti principi produttivi ecologisti, ma soprattutto nessuno si preoccupava del riciclo dei prodotti. Anzi il modello dominante è stato per molto tempo quello dell’acquisto ripetuto.

E così decennio dopo decennio abbiamo inondato l’ambiente di prodotti, ancora semi funzionanti ma non più alla moda, di cui era giusto disfarsi per avere quello migliore con una feature in più. Oggi però il tema della circolarità sta acquisendo la notorietà che gli spetta. E una buona parte delle grandi startup sostenibili operano nel campo dell’economia circolare.

È il caso della francese Back Market, marketplace che permette di vendere e acquistare prodotti ricondizionati. Il successo più eclatante è forse quello di Vinted , unicorno lituano fondato nel 2010, che a oggi ha raccolto oltre 500 milioni di euro da vari investitori e fondi di venture capital.

Vinted, come tante altre startup che operano nello stesso segmento, consente a chiunque di vendere oggetti (principalmente abbigliamento e accessori) di cui si vuole liberare.

Il mercato dell’usato esiste da sempre su internet, tuttavia realtà come Vinted hanno reso l’incontro di domanda e offerta molto più facile e l’invio e spedizione dei prodotti molto semplice. Il risultato è che chiunque può vendere qualcosa che possedeva e comprare qualcosa che vorrebbe.

I benefici di Vinted sono duplici: da un lato, la startup permette di allungare la vita del prodotto, trovando per esso nuovi proprietari prima del suo smaltimento ed eliminazione, dall’altro, consente alle persone di avere piccole entrate extra. E questo non è un tema da sottovalutare. Il numero di persone sotto la soglia di povertà è costantemente aumentato negli ultimi anni e con l’inflazione e la crisi delle materie prime in corso è destinato a crescere ulteriormente. Creare nuove opportunità di guadagni extra potrebbe non essere la soluzione definitiva, ma di certo rappresenta una boccata d’ossigeno per le famiglie.

Infinite Fiber

L’economia circolare rimanda e riduce l’eliminazione dei prodotti. Ma se invece che rallentare questo processo fosse possibile fermarlo? Se invece di arrendersi alla seconda legge della termodinamica, secondo cui ogni sistema è destinato a entrare in un progressivo stato di caos ed entropia, fosse possibile invertire il processo? È questo il sogno della finlandese Infinite Fiber, capace di trasformare gli scarti tessili in nuove fibre, non una ma infinite volte.

Dalla ricerca tecnologica di questa impresa innovativa è nata Infinna, la superfibra che può essere riciclata infinite volte per generare ogni volta nuovi indumenti. Ovviamente infinito è un concetto matematico e filosofico. L’obiettivo di Infinited Fiber, tuttavia, è quello di portarci fuori da un concetto di economia circolare incompleta e di aprirci a una nuova possibilità: l’idea che la maggior parte dei prodotti in commercio siano realizzati con altri prodotti realizzati precedentemente e così via - almeno teoricamente – all’infinito.

Se oggi guardiamo agli oggetti che ci circondano non possiamo far altro che pensare che sono stati realizzati utilizzando materie prime e risorse naturali. Ma è semplicemente una convenzione. Potremmo invece iniziare a pensare che tutto quello che ci circonda è la seconda, la terza, la quarta vita di un altro prodotto artificiale. Infinited Fiber ci invita a riflettere su un differente modello di economia green.

Non è semplicemente affinando la produzione e rendendola più sostenibile che possiamo aspettarci risultati definitivi. Dobbiamo, molto probabilmente, guardare più in profondità e scardinare l’attuale modo di ragionare. E cominciare a pensare che non è il Pianeta che deve adattarsi all’economia. Al contrario: è l’economia che deve adattarsi al Pianeta.

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