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Arriva Sanas, la tecnologia che migliora la pronuncia degli operatori dei call center. Servizio migliore o razzista?
Credit: Elena koycheva/Pexels
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
28 agosto 2022 Aggiornato alle 13:00

Una startup della Silicon Valley si è inventata una tecnologia per superare i pregiudizi e ridurre gli abusi razziali subiti dal personale dei call center per via del loro accento.

Sanas, che avrebbe ricevuto 32 milioni di dollari di finanziamenti da giugno 2022, descrive questa tecnologia come uno strumento di traduzione degli accenti. Ma, come spiega l’emittente britannica Bbc, alcuni credono che la diversità linguistica dovrebbe essere celebrata: il sito di notizie Sfgate con sede a San Francisco, in California, ha accusato Sanas di far “sembrare bianchi i suoi dipendenti, molti dei quali provengono dal Sud del mondo.

The future sounds like you” recita lo slogan dell’azienda nata nel 2020, che offre una demo in cui invita gli utenti a “sentire la magia”: cliccando play, si sente la registrazione di una persona con un accento apparentemente asiatico che fa la parte dell’impiegato di un call center. Attivando Sanas, che attualmente viene utilizzata da circa 1.000 persone, principalmente nelle Filippine e in India, l’accento originale scompare e viene sostituito da quello americano, un po’ robotico.

È così che “Sanas sta creando un mondo più connesso, amichevole ed empatico rivoluzionando il modo in cui comunichiamo”, spiega sul sito la startup che utilizza l’intelligenza artificiale per “ridurre l’accento”. Alcune aziende starebbero testando la tecnologia per uso interno, per facilitare la comunicazione tra i team in Corea e negli Stati Uniti o tra i team nel nord e nel sud dell’India.

Sharath Keshava Narayana, uno dei quattro fondatori di Sanas, ha respinto le accuse di Sfgate, spiegando alla Bbc che tutti loro sono immigrati, così come l’80% dei dipendenti dell’azienda. Lo strumento avrebbe preso ispirazione dall’esperienza di un caro amico comune, uno studente al terzo anno di ingegneria dei sistemi informatici alla Stanford University negli Stati Uniti. Originario del Nicaragua, è stato licenziato da un’azienda di call center dopo tre mesi proprio a causa della discriminazione che ha dovuto affrontare a causa del suo accento.

Narayana ha detto che i call center esistono da 45 anni e «ogni giorno qualcuno subisce questa discriminazione su ogni singola chiamata». Alcuni ex dipendenti di call center raggiunti dalla Bbc hanno spiegato che i loro datori di lavoro si aspettavano che usassero un accento americano e che vari clienti si erano lamentati della loro pronuncia e della grammatica sbagliata.

Ma Sfgate non è l’unica a essersi schierata contro il servizio di Sanas: Ashleigh Ainsley, co-fondatore dell’organizzazione Color in Tech, che si impegna a rendere l’Europa l’hub tecnologico più inclusivo al mondo, si è chiesto: «Dovremmo semplicemente alterare il colore della pelle delle persone perché ad alcune potrebbe non piacere perché sono razziste? Non possiamo muoverci in questa direzione. Dobbiamo costruire tolleranza».

Ainsley ha spiegato alla Bbc che «il problema sono le persone che ritengono accettabile abusare [il personale dei call center], non che qualcuno abbia un certo accento», quindi bisognerebbe impegnarsi per garantire che la diversità nella lingua venga celebrata, e il razzismo non tollerato.

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