Futuro

Se l’intelligenza artificiale ruba la scena agli artisti

Il sindacato dei lavoratori delle arti e dello spettacolo britannico, Equity, ha lanciato la campagna “Stop AI Stealing the Show” per regolamentare l’uso dell’AI nello spettacolo
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 aprile 2022 Aggiornato alle 09:00

Può l’Intelligenza artificiale essere un pericolo per gli attori? Secondo il sindacato dei lavoratori delle arti e dello spettacolo britannico, sì.

La campagna lanciata dal gruppo Equity, che riunisce 47.000 artisti, si chiama, non a caso, “Stop AI Stealing the Show”: perché l’AI va fermata, se ruba la scena ai professionisti dello spettacolo.

Il governo britannico definisce l’intelligenza artificiale come l’insieme di quelle “tecnologie che hanno la capacità di svolgere compiti che altrimenti richiederebbero l’intelligenza umana, come la percezione visiva, il riconoscimento vocale e la traduzione linguistica”.

L’uso di tali tecnologie, cresciuto rapidamente negli ultimi anni nel settore audio e dell’intrattenimento, rischia di danneggiare la proprietà intellettuale degli artisti: la colpa è di alcune lacune nella legge sul copyright del Regno Unito, che non offre una protezione sufficiente poiché l’AI riproduce le esibizioni senza generare una registrazione o una copia.

Secondo il sindacato, l’AI può infatti utilizzare campioni della voce o del viso di un attore per generare contenuti, e «dagli audiolibri automatizzati agli avatar digitali, i sistemi di intelligenza artificiale stanno ora sostituendo artisti professionisti qualificati».

Il problema è duplice: da una parte, molti artisti accettano di lavorare con questa tecnologia e non vengono compensati in modo equo, o non vengono pagati affatto, dall’altra è sempre più frequente che i lavori dei performers siano utilizzati senza il loro permesso. Secondo un sondaggio condotto da Equity, il 79% degli artisti non ha pienamente compreso i propri diritti (stabiliti nel Copyright, Designs and Patents Act del 1988, che non è riuscito a stare al passo con gli sviluppi tecnologici e dunque non è aggiornato) prima di firmare il contratto.

Il 65% ritiene che l’intelligenza artificiale rappresenti una minaccia per le opportunità lavorative nel mercato delle arti e dello spettacolo, e la percentuale sale al 93% nel settore audio. La Bbc riporta la testimonianza di un artista che, negli ultimi sei mesi, ha visto utilizzare la propria voce «in enormi campagne di marketing da parte di aziende internazionali. Non ricevo un centesimo, anche se credo che il mio contratto non consenta l’utilizzo del mio lavoro da parte di terze parti».

Un’altra persona ha spiegato a Equity che «il doppiaggio potrebbe essere spazzato via. Una volta ho commesso l’errore di partecipare a quella che si è rivelata una registrazione di sintesi vocale. Non mi è stato detto a cosa sarebbe servito». All’intelligenza artificiale basta infatti replicare e riutilizzare la voce di un artista già precedentemente registrata. Ma non solo.

La tecnologia deepfake, che combina e sovrappone immagini e video con gli originali, tramite una tecnica di apprendimento automatico, è una grande minaccia per gli artisti che usano la propria immagine. Uno di loro ha raccontato a Equity di aver lavorato per una società di produzione famosa che avrebbe «scansionato il mio corpo 3D per realizzare alcuni effetti visivi, ma non mi è stato spiegato cosa significasse veramente. In seguito, ho scoperto che avrebbero utilizzato la mia scansione non solo per il film che stavamo realizzando, ma anche per altre produzioni».

Il 94% dei membri di Equity crede che il governo dovrebbe introdurre nuove leggi per regolamentare la tecnologia deepfake e rendere illegale la manipolazione dell’immagine di un individuo utilizzando l’AI senza il loro consenso. E il 93% che dovrebbero essere introdotte delle tutele legali che ostacolino la riproduzione di una performance dalla tecnologia AI senza il loro consenso.

Alla Bbc, un portavoce del governo ha spiegato che l’obiettivo è garantire che l’AI sia regolamentata in modo da incoraggiare l’innovazione, proteggendo però «le persone e i nostri valori fondamentali. La nostra strategia nazionale ha una visione decennale per cogliere le opportunità della tecnologia, definiremo il nostro approccio alla sua governance a tempo debito».

Intanto, Equity ha pubblicato online una guida per aiutare gli artisti a tutelarsi da soli quando accettano un lavoro legato all’intelligenza artificiale. Là dove lo Stato ancora non arriva.

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