Ambiente

Australia: arriva il primo no al carbone

Mentre giungono segnali di speranza dalla Grande Barriera corallina, il governo di Canberra boccia l’espansione di alcuni impianti fossili. E punta a ridurre del 43% le emissioni climalteranti
Grande barriera corallina
Grande barriera corallina Credit: Tourism and Events Queensland
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7 agosto 2022 Aggiornato alle 20:00

Qualcosa si muove. L’Australia è una nazione dalla straordinaria biodiversità, icona di specie magnifiche e pericolose, uno stato che però - anche a causa di politiche finora troppo legate all’industria del fossile e in particolare del carbone - negli ultimi anni è apparso riluttante e in ritardo nell’ intraprendere serie azioni per tagliare davvero le emissioni.

Ma questa settimana, mentre gli scienziati annunciavano che ci sono segnali di speranza per la Grande Barriera Corallina in ripresa in alcuni punti, il nuovo governo australiano ha detto che intende impedire lo sviluppo di una miniera di carbone, proprio per evitare possibili impatti alla natura e alla vicina barriera corallina.

Da quanto dichiarato dai ministri sarà dunque negata l’autorizzazione al progetto Central Queensland Coal a nord-ovest della città di Rockhampton, nel Queensland.

Un divieto che arriva dopo le forti pressioni dei Verdi che, dopo aver accolto favorevolmente la notizia, ora chiedono che vengano respinti permessi o aperture di altre 26 miniere di carbone previste.

Segnali incoraggianti in una Australia da tempo fra i Paesi più ostili all’abbandono delle fonti fossili e dove ora un nuovo disegno di legge appena approvato sancisce l’ambizione di ridurre le emissioni di gas serra del 43% rispetto ai livelli del 2005.

I vecchi obiettivi, fissati nel 2015, erano intorno al 28%.

I Verdi chiedono di più: il 75% entro il 2030, ma nel frattempo sembra comunque essere stato intrapreso un nuovo cammino, con più attenzione a combattere l’emergenza climatica, da parte degli australiani.

Allo stesso tempo, da quando 36 anni fa l’Australian Institute of Marine Science (AIMS) ha iniziato a monitorare la Grande Barriera Corallina, è stata registrata di recente la più alta quantità di copertura corallina: è un’ ottima notizia in un contesto, tra aumento delle temperature dei mari e sbiancamento, di estrema difficoltà per l’ecosistema.

Per ora si parla solo di “segnale di speranza”, ma serviranno più politiche che vadano in direzione di tutelare habitat, flora e fauna dell’Australia per passare a una concreta salvezza.

In generale gli sforzi del nuovo premier Anthony Albanese, in carica da maggio, sembrano al momento andare nella direzione di una Australia più attenta alle politiche ambientali e di riduzione delle emissioni.

Anche se al momento non c’è ancora una netta opposizione allo sviluppo di gas e carbone nel Paese, la prima adozione dell’obiettivo di riduzione delle emissioni del 43% è stata accolta favorevolmente da una ampia detta della comunità imprenditoriale dato che fornirà certezze sugli investimenti, sulla sua rete energetica e stimolerà l’industria delle energie rinnovabili.

Dopo anni di ritardi per l’Australia, in termini di lotta alla crisi climatica, è dunque davvero arrivata la svolta?