Ambiente

Come uscire dall’emergenza energetica

Abbattere i consumi energia responsabilizzandoci tutti, e incentivare un salto di qualità e quantità delle energie rinnovabili.
Queste sono le sfide che ci attendono in previsione dello stop esportazioni di gas russo
Credit: karsten wurth/unsplash
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23 giugno 2022 Aggiornato alle 06:30

Per Fatih Birol, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia, l’Europa deve prepararsi immediatamente per una chiusura completa delle esportazioni di gas russe questo inverno. Un messaggio forte, del tutto condivisibile.

Cosa significa per l’Italia? Basta con bizantinismi e opposizioni. Le rinnovabili devono correre. Disperatamente. E alla velocità della luce, come aveva già detto il vice commissario europeo Frans Timmermans.

Peraltro, ci troviamo sotto il fuoco incrociato della necessità di ridurre i consumi di metano sia per la guerra e che per l’emergenza climatica con temperature elevatissime e siccità.

La produzione di energia idroelettrica nei primi 4 mesi dell’anno è calata del 43,4%. E la drastica riduzione del flusso del Po incide sul funzionamento delle centrali termoelettriche, con lo stop all’impianto di Sermide e di una parte di quella di Ostiglia, con complessivi 4.000 MW a rischio a causa del basso livello dell’acqua del fiume. Cosa dovremmo fare di fronte a questa doppia emergenza?

Oltre al potenziamento dell’arrivo di metano attraverso ai gasdotti, ci sono due armi che dovremmo usare con maggiore efficienza usando poco. Da un lato spingere sul fronte della riduzione dei consumi di energia. Con una responsabilizzazione dei cittadini e con misure governative.

Il Superbonus, malgrado le critiche che si possono fare, sta consentendo di riqualificare energeticamente molte case. Negli oltre 100.000 interventi effettuati il salto di classe energetica è stato ben superiore ai due previsti, arrivando a 4,5 e 6 salti, con il risultato di ridurre significativamente i consumi di gas.

Un vantaggio per i cittadini e per il Paese, considerando gli attuali altissimi prezzi. Un risultato che andrebbe contabilizzato e reso pubblico (l’Enea ha tutti i dati per effettuare questa stima), visto che le quotazioni del metano saranno elevate anche nei prossimi anni.

Bisognerebbe invece smettere di incentivare le caldaie a gas. La Germania punta a più di mezzo milione di pompe di calore installate ogni anno fino al 2024 e 800.000 l’anno dopo, quando le pompe di calore diventeranno obbligatorie. In Austria saranno obbligatorie nei nuovi edifici già dall’anno prossimo e in Olanda dal 2026.

E poi va avviato un deciso salto di qualità nelle rinnovabili. Dal fotovoltaico da mettere al balcone ai grandi parchi eolici galleggianti in mare aperto. E non è possibile sentire il dissenso di regioni come la Sicilia e la Sardegna per impianti decine di chilometri al largo.

Nei primi quattro mesi di quest’anno sono stati installati 659 MW fotovoltaici. Certo, si tratta di un incremento del 166% rispetto allo stesso periodo del 2021. Ma partivamo davvero da livelli ridicoli. La quota delle rinnovabili elettriche era del 38% nel 2014, esattamente uguale al livello dello scorso anno. E nel 2030 dovremmo arrivare al 72%.

Il governo e le regioni dovrebbero prendere di petto la questione delle energie pulite. Vanno sorpassate le obiezioni che ancora si sentono, e da questo punto di vista va apprezzata la posizione delle principali associazioni ambientaliste che, di fronte all’emergenza climatica, si stanno spendendo con forza per la diffusione delle rinnovabili e contro le obiezioni, spesso futili, che ancora oggi sono presenti.

Del resto ci sono esempi interessanti vicino a noi. Prendiamo la Germania, che di certo ha fatto molti errori, come quello di fidarsi della Russia per il gas. Ma il nuovo governo “semaforo” ha alzato l’obiettivo delle rinnovabili al 2030 portandolo dal 65% all’80% della domanda elettrica. E, dopo l’aggressione all’Ucraina, ha deciso di puntare al 100% di rinnovabili elettriche al 2035.

Per raggiugere traguardi così ambiziosi, sono stati individuati obiettivi annui intermedi ben definiti. Nel prossimo triennio la Germania conta infatti di installare con sole e vento 65 GW, un numero di poco superiore ai 60 GW che Elettricità Futura di Confindustria aveva proposto in Italia negli stessi tre anni, che avrebbero consentito di più che dimezzare le importazioni di gas russo. E non possiamo scordare l’atteggiamento di scherno con cui Cingolani definì queste aziende elettriche “lobbisti delle rinnovabili”. Un modo curioso di definire le utilities italiane.

Peraltro, proprio ieri la stessa Elettricità Futura ha presentato uno scenario coerente con il piano RepowerEU secondo il quale nel periodo 2022-25 si potrebbero installare 29 GW per arrivare a 85 GW nel 2030, anno in cui la quota di rinnovabili salirebbe all’84%.

Per finire, una riflessione riguarda i nostri stili di vita. L’invito alla sobrietà di papa Francesco è quanto mai attuale di fronte all’ingigantirsi delle sfide che dobbiamo affrontare. Non bastano le tecnologie e la volontà politica. Serve anche una revisione del modello economico e dei comportamenti.

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