Ambiente

L’altro lato della siccità: dai fiumi riemergono antichi relitti

Mentre la drastica diminuzione dei livelli del Po preoccupa sempre più, tanto da portare il governo a pensare allo stato di crisi, dagli affluenti del Grande Fiume riaffiorano reperti medioevali
Alcune attiviste di Extinction Rebellion vestite da sirene durante una protesta contro il climate change sulle secche del fiume Po, ai Murazzi, particolarmente accentuate a causa del periodo di siccità
Alcune attiviste di Extinction Rebellion vestite da sirene durante una protesta contro il climate change sulle secche del fiume Po, ai Murazzi, particolarmente accentuate a causa del periodo di siccità Credit: ANSA/TINO ROMANO
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20 giugno 2022 Aggiornato alle 22:00

Imbarcazioni da guerra, relitti, antichi ponti, strutture del Medioevo. L’altra faccia della siccità, quella che ci fa scoprire presenze dimenticate, è affascinante per il gusto della riscoperta ma drammatica per la situazione in cui sta avvenendo.

Siamo sulle soglie di inizio estate e i fiumi italiani - primo fra tutti il Po - stanno vivendo condizioni di scarsità d’acqua per molti aspetti senza precedenti: il Grande Fiume da settant’anni non era a livelli così allarmati.

Dopo l’allerta per l’assenza di acqua in molti comuni del Nord (oltre 125 quelli passati a razionamento idrico), l’esecutivo italiano ha indetto una riunione per poter affrontare l’emergenza siccità e probabilmente attivare lo stato di crisi.

Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte sono in una condizione tragica soprattutto per l’agricoltura: a primavera le precipitazioni si sono dimezzate, le temperature di inizio giugno sono già bollenti, sulle montagne dove è nevicato pochissimo ci sono scarse risorse idriche e, invasi a parte, la situazione generale spaventa per il futuro.

In questo complesso contesto, le cartoline che ci raccontano meglio di tante parole cosa sta avvenendo sono quelle di resti e relitti che riaffiorano. Fra gli ultimi a riemergere a causa dell’assenza di acqua sono alcuni bastioni difensivi di epoca medioevale tornati alla luce nel Sesia, affluente del Po con una portata drammaticamente bassa. Sono tornati così in superficie alcuni muri, con blocchi di mattoni color rosso, che oggi sono allo studio degli archeologi.

Tempo prima nel Po è riemerso lo Zibello, una chiatta di quasi 50 metri che serviva durante la seconda guerra mondiale a trasportare legname e che affondò nel 1943. Chi frequenta il Grande fiume sa che quel relitto di solito è sempre sott’acqua: con i livelli così bassi oggi è invece visibile a chiunque ed è cominciato a “spuntare” sin da marzo.

Con alcune zone del Nord dove non è piovuto per oltre 110 giorni e le nevicate sono diminuite del 70%, dal Po e i suoi affluenti continua a riemergere davvero di tutto: da vecchie barche abbandonate ad antichi blindati tedeschi dell’epoca della guerra, sino a costruzioni che avevamo dimenticato.

Con il Po che continua a calare dal fondale del Gargatano, è affiorata per esempio una vecchia massicciata, oppure in Valvestino i resti dell’antica dogana.

Reperti e strutture di un tempo che, tornando alla luce, ci restituiscono la gravità della situazione: secondo Coldiretti, con i fiumi così a secco e l’assenza di pioggia, ci sono appena due settimane per riuscire a salvare i raccolti di diverse zone d’Italia.

Ancor più chiaro è il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, che ha definito come ormai “inevitabile” la dichiarazione di uno stato di crisi.

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