Futuro

Vaccini per tutti: gli Usa condividono le licenze

Il governo degli Stati Uniti ha concluso un accordo con l’OMS per rendere vaccini, test diagnostici e farmaci legati al Covid-19 accessibili ai Paesi a medio e basso reddito
Credit: Mat Napo/unsplash
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
17 maggio 2022 Aggiornato alle 09:00

Qualche giorno fa gli Stati Uniti hanno superato la soglia di un milione di morti per Covid-19. Il presidente americano Joe Biden ha raccomandato di rimanere «vigili di fronte a questa pandemia e fare tutto quello che possiamo per salvare quante più vite possibile, come abbiamo fatto con più test, vaccini e trattamenti che mai».

In questo scenario, il Paese ha deciso di rendere disponibili le licenze per 11 tecnologie sviluppate per gestire la pandemia: una mossa che promette di rendere più facile l’accesso a queste invenzioni da parte dei Paesi a basso e medio reddito. Funzionerà?

L’iniziativa ha visto collaborare tre enti: il Covid-19 Technology Access Pool – lanciato nel 2020 dall’Organizzazione mondiale della Sanità per facilitare l’accesso tempestivo, equo e conveniente dei prodotti sanitari legati alla pandemia aumentandone fornitura - e il Medicines Patent Pool - un’organizzazione di salute pubblica sostenuta dalle Nazioni Unite che lavora per aumentare l’accesso e facilitare lo sviluppo di medicinali salvavita per i paesi a basso e medio reddito - hanno finalizzato un accordo di licenza con il National Institutes of Health, l’agenzia di ricerca medica degli Stati Uniti.

L’accordo è stato annunciato dal governo degli Stati Uniti in occasione del secondo vertice globale Covid-19 che ha riunito i governi di tutto il mondo per impegnarsi concretamente per vaccinare l’intera popolazione globale ed è stato ospitato congiuntamente da Stati Uniti, Belize, Germania, Indonesia e Senegal.

Come spiega la rivista scientifica Science, l’Oms cede così le licenze a un’organizzazione no profit, il Mpp, che detiene le licenze e negozia con i produttori interessati a utilizzare le tecnologie per realizzare prodotti che possono essere venduti in tutto il mondo. Creato nel 2010, il Medicines Patent Pool detiene degli accordi di brevetto per diversi farmaci anti Hiv, ma recentemente si è assicurato anche due trattamenti legati al Covid-29, Paxlovid di Pfizer e molnupiravir di Merck & Co.

L’Oms riporta le parole del suo direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus: «Accolgo con favore il generoso contributo che NIH ha dato a C-TAP e il suo esempio di solidarietà e condivisione. Che si tratti della pandemia di oggi o dell’emergenza sanitaria di domani, è attraverso la condivisione e la responsabilizzazione dei Paesi a basso reddito per permettergli di produrre da sé gli strumenti sanitari che possiamo garantire un futuro più sano per tutti».

Con questo accordo, infatti, che dà il via a licenze trasparenti e non esclusive, i produttori di tutto il mondo potranno collaborare con Medicine Patent Pool e C-19 Technology Acess Pool per dare alle persone che vivono in Paesi a basso e medio reddito gli stessi diritti del resto del mondo.

In particolare, si parla di 11 tecnologie, inclusa la proteina spike stabilizzata utilizzata nei vaccini attualmente disponibili, poi strumenti di ricerca per il vaccino e test diagnostici. L’elenco completo delle licenze, comprese quelle legate all’Hiv, è consultabile sul sito di Mpp.

Nella maggior parte dei casi, NIH non riscuoterà compensi sulle vendite dei prodotti concessi in licenza nei 46 Paesi classificati dalle Nazioni Unite come meno sviluppati. Si tratta di 800 milioni di persone, pari al 12% della popolazione mondiale. Rappresentano, però, solo il 2% del Pil mondiale.

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