Futuro

Dall’OMS una pillola anti Covid-19 a 10 dollari per i Paesi più poveri

Il programma punta a raccogliere 22,8 miliardi di dollari dai Paesi del G20 per fornire vaccini, farmaci e test al Terzo Mondo
La pillola antivirale Molnupiravir di Merck&Co Inc potrebbe trattare i pazienti con sintomi lievi
La pillola antivirale Molnupiravir di Merck&Co Inc potrebbe trattare i pazienti con sintomi lievi
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20 ottobre 2021 Aggiornato alle 07:00

Una pillola antivirale per curare i sintomi lievi del Covid-19 da distribuire ai Paesi più poveri. È uno dei punti chiave del programma lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per garantire un accesso equo a vaccini, test e trattamenti per il Coronavirus.

Il documento pubblicato dall’OMS sottolinea che “L’accesso ai vaccini è altamente diseguale, con una copertura che va dall’1% a oltre il 70%, a seconda della ricchezza di un Paese”. L’Access to Covid-19 Tools Accelerator (ACT-A), l’acceleratore sviluppato per distribuire i vaccini in modo equo nel mondo, punta a vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro la metà del prossimo anno, fornendo circa 1 miliardo di test Covid-19 alle nazioni più povere trattando almeno 120milioni di pazienti totali. Il documento è ancora in fase di consultazione, ma secondo l’agenzia Reuters verrà presentato al G20 di Roma.

Il farmaco antivirale che l’OMS vorrebbe acquistare a soli 10$ a ciclo vaccinale, che non viene mai nominato nel documento, potrebbe essere il Molnupiravir, il farmaco di Merck&Co Inc per trattare i pazienti con sintomi lievi da Covid-19. Se autorizzato dalla Food And Drug Administration, il Molnupiravir potrebbe diventare il primo farmaco antivirale da assumere per via orale per combattere la malattia. Non si tratta dell’unica pillola in fase di sviluppo, ma della sola che finora abbia mostrato risultati positivi negli studi in fase avanzata. Secondo una ricerca dell’Università di Harvard, il farmaco potrebbe costare 20 dollari se venisse prodotto da chi si occupa di farmaci generici, e ottimizzando la produzione il prezzo potrebbe scendere a 7,70 dollari. Un costo molto basso, se confrontato con i soldi spesi dagli Stati Uniti per 1,7 milioni di cicli di trattamento: 700 dollari ciascuno.

Il programma mira anche ad aumentare il numero di test effettuati nelle nazioni più povere, che attualmente sono 50 ogni 100mila persone, contro i 750 dei paesi più ricchi. L’ACT-A vuole arrivare a quota 100 test ogni 100mila pazienti, raggiungendo così 1 miliardo di test nei prossimi 12 mesi. I test antigenici rapidi sarebbero venduti al prezzo di circa $ 3, e solo il 15% verrebbe speso per procurarsi test molecolari, che sono più accurati ma richiedono più tempo per fornire risultati e si stima che costino circa $ 17, inclusa la consegna costi. La spinta ai test ha lo scopo di ridurre il divario tra ricchi e poveri, poiché solo lo 0,4% dei circa 3 miliardi totali di test segnalati in tutto il mondo è stato condotto nelle nazioni povere. Aiuterebbe anche a individuare più rapidamente le nuove varianti, che tendono a diffondersi più facilmente laddove i tassi di vaccinazione sono più bassi.

La richiesta dell’ACT-A al G20 è la fornitura di 22,8 miliardi di dollari di finanziamenti fino a settembre 2022, che serviranno a coprire farmaci, cure e test, le maggiori spese del programma insieme ai costi di distribuzione dei vaccini. I donatori finora ne hanno promessi solo 18,5.