Diritti

Ai più poveri arriva solo il 14% dei vaccini promessi

Secondo l’analisi di Oxfam, ActionAid, Emergency e Unaids, le nazioni ricche hanno donato solo 261 milioni di dosi su 1,8 miliardi
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23 ottobre 2021 Aggiornato alle 07:00

I membri della People’s Vaccine Alliance non ci stanno: i Paesi poveri non hanno ricevuto le dosi di vaccino promesse dalle nazioni più ricche. Lo rivela l’analisi intitolata “Una dose di realtà”, condotta dalla coalizione di gruppi che comprende anche Oxfam, Emergency, Amnesty International e Unaids. Di 1,8 miliardi di vaccini da consegnare, solo 261 milioni sono giunti ai Paesi a basso reddito.

L’Italia non è da meno in questa corsa a chi condivide meno: delle 45 milioni di dosi totali promesse, solo 6,1 milioni sono giunte a destinazione, il 14%. A settembre le dosi dal nostro Paese avrebbero dovuto essere 10 milioni, ma intervenendo al Global Covid-19 Summit, Mario Draghi aveva dichiarato che la quantità sarebbe triplicata. Per ora non abbiamo raggiunto neanche la prima promessa fatta, ma purtroppo siamo in buona compagnia. Il Canada ha consegnato 3,2 milioni (8%) dei 40 milioni garantiti. Il Regno Unito aveva puntato a donare 100 milioni di dosi, ma finora ne ha consegnate 9,6 milioni, meno del 10%. Gli Stati Uniti, finora, sono stati i migliori con quasi 177 milioni. Tuttavia, si tratta di meno di un quinto (16%) degli 1,1 miliardi promessi.

Il sistema globale di distribuzione di vaccini istituito dalle Nazioni Unite, Covax, aveva previsto di distribuire 2 miliardi di dosi entro la fine del 2021: secondo le ultime stime di fornitura pubblicate a settembre, il programma sfiorerà quota 1,4 miliardi. La carenza è data dai vincoli di esportazione e produzione, e della crescente domanda da parte dei Paesi produttori di vaccini. a esempio quando la variante Delta si è diffusa in India, uno dei produttori chiave, il Paese ha deciso di trattenere più dosi del previsto e delle 40 milioni destinate al programma, ne ha consegnate solo 28. E secondo il rapporto, delle 994 milioni di dosi promesse dalle aziende farmaceutiche Johnson & Johnson, Moderna, Oxford/AstraZeneca e Pfizer/BioNTech, finora ne sono arrivate solo 120 milioni (12%). In particolare, Moderna e Johnson&Johnson hanno contribuito per lo 0%.

Da Oxfam, il dirigente Robbie Silverman ha sancito “il fallimento delle donazioni dei paesi ricchi e di Covax. L’unico modo per porre fine alla pandemia è condividere la tecnologia e il know-how con altri produttori qualificati in modo che tutti, ovunque, possano avere accesso a questi vaccini salvavita”. L’OMS ha avvertito che fornire i vaccini ai Paesi in via di sviluppo entro la fine di quest’anno deve essere una priorità globale. Eppure, nell’agenda 2022 dei ricchi c’è solo la somministrazione di più dosi rispetto all’anno precedente.

Qualcuno ha proposto di sospendere i brevetti sui vaccini anti Covid: l’India e il Sudafrica hanno chiesto che l’OMC - Organizzazione Mondiale del Commercio - ne revochi l’applicazione, ma Unione europea, Svizzera, Germania e Regno Unito rifiutano di collaborare. L’appello è stato sostenuto da più di 100 nazioni, figure di spicco come l’ex primo ministro britannico Gordon Brown e numerosi gruppi per i diritti umani come Medici senza frontiere, Human Rights Watch e Oxfam. “Senza un vero cambio di approccio e di strategia - hanno dichiarato Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia, e Rossella Miccio, presidente di Emergency - la strada imboccata continuerà a essere lastricata di promesse non mantenute, a un prezzo altissimo per gran parte del mondo”. La direttrice esecutiva di Unaids, Winnie Byanyima, ha detto che “le nazioni ricche e le aziende farmaceutiche stanno vergognosamente fallendo nel mantenere le loro promesse, e allo stesso tempo bloccano le uniche soluzioni possibili, ossia garantire che i Paesi in via di sviluppo abbiano la capacità di produrre autonomamente i propri vaccini”. A un anno dalla prima disponibilità di vaccini, solo l’1,3% delle persone che vivono nelle zone più povere del mondo è completamente vaccinato.