Diritti

L’atlante di genere contro le disuguaglianze

La mappa interattiva Eu Care Atlas offre una panoramica europea sul gender gap lavorativo. Con qualche sorpresa
Credit: Claudio Schwarz/Unsplash
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
11 maggio 2022 Aggiornato alle 13:00

«A causa delle persistenti norme patriarcali, le donne sopportano ancora un onere sproporzionato rispetto al lavoro di cura, che sia retribuito o meno». A riportarlo è la Foundation for European Progressive Studies (FEPS) all’interno dell’Eu Care Atlas. Questa è una mappa interattiva che offre un quadro europeo sulle disuguaglianze di genere in ambito lavorativo, mostrando come le carenze nel sistema di welfare alimentino il divario retributivo di genere.

La peculiarità di questo atlante è che non analizza solo il gender pay gap, ma anche altre tipologie di disuguaglianze economiche-lavorative: «Il pay gap è solo uno dei tre fattori principali che spiegano il divario retributivo complessivo - scrive la FEPS - L’Eu Care Atlas guarda anche all’occupazione e alle ore lavorative oltre che al lavoro non retribuito, in tutta Europa».

Questa condizione porta le donne a terminare il loro turno lavorativo quotidiano e a iniziare, una volta tornate a casa, il successivo lavoro domestico. «La crisi all’assistenza, profondamente radicata nelle disuguaglianze di genere, costituisce quindi una delle principali sfide per la ricostruzione del futuro dell’Europa post-pandemica», scrive la FEPS.

Employment Gap

Tra i parametri da poter scegliere all’interno della mappa interattiva c’è l’Employment Gap, ovvero la differenza tra occupazione femminile e maschile. Nel 2020, il tasso occupazionale medio in Europa era quasi del 67% per le donne e del 78% per gli uomini: in Italia scendeva, con quasi il 53% per le donne e quasi il 73% per gli uomini (le percentuali erano sopra solo alla Grecia).

Come suggeriscono i dati, meno servizi alla cura sono presenti in un Paese più il divario cresce: in generale, il gap occupazionale rappresenta il 38% del generale divario retributivo di genere. «Dobbiamo ripensare alle nostre economie assistenziali, così da garantire che avere una famiglia e dei figli non equivalga alla fine di una potenziale carriera e a guadagni insufficienti», commenta la FEPS.

Hours Gap

Il secondo indicatore (Hours Gap) permette di avere un quadro sulle differenze lavorative in base alle ore, con una visualizzazione del tasso occupazionale part time per ciascuno Stato membro.

«Nella maggior parte dei Paesi europei, il part time raggiunge livelli più alti tra le madri con bambini di età inferiore ai 12 anni. E la pandemia ha rafforzato la posizione delle donne come caregivers», si legge sull’atlante.

In Europa il tasso medio per il part time ha raggiunto nel 2020 il 24% per le donne e il 7% per gli uomini; in Italia, rispettivamente il 31% e l’8%.

Gender Pay Gap

Passando alla diversa retribuzione monetaria (Gender Pay Gap, parametro che costituisce il 41% del generale divario economico-lavorativo di genere) è stata registrata una media europea del 13%.

«Esistono diverse ragioni: la prima è che le donne tendono a essere più presenti nelle professioni orientate all’assistenza [letteralmente, “service-oriented professions”, ndr], occupazioni generalmente meno pagate. Anche il divario per la maternità e riguardo l’avanzamento di carriera, nel quale le donne incorrono prima e dopo aver partorito, sono fattori determinanti». In Italia la percentuale registrata è del 4,2%.

Questa mappa visualizza il gender pay gap, ovvero la differenza media nella retribuzione oraria lorda tra donne e uomini
Questa mappa visualizza il gender pay gap, ovvero la differenza media nella retribuzione oraria lorda tra donne e uomini Credit: Foundation for European Progressive Studies (FEPS)

Time Use

Relativamente alla sezione Workings Hours, la seconda macro tematica analizzata dalla FEPS (dopo il divario retributivo di genere), il parametro Time use mostra come le donne e gli uomini utilizzino in modo diverso il loro tempo lavorativo (retribuito e non).

Ciò che emerge è che le donne lavorano almeno quanto gli uomini: «Contrariamente all’idea comune, spesso [le donne] portano una quota maggiore del carico di lavoro totale. Tuttavia, una quota elevata del loro lavoro rimane invisibile e non compensata. Ciò mostra la necessità di una transizione verso una nuova società della cura che riconosca il valore dell’assistenza non retribuita», si legge a margine.

Paid and Unpaid Work

Infine, gli ultimi due filtri applicabili riguardano il Paid and Unpaid Work, che mostrano come solitamente siano le donne a ridurre il proprio orario lavorativo per le faccende domestiche e la cura deə figliə (incentivando così la richiesta di turni part time).

Selezionando sulla mappa l’Italia, notiamo che le donne passano 306 minuti al giorno (circa 5 ore) in un’attività lavorativa non retribuita, contro i 127 degli uomini. Questo carico in più porta indicativamente una donna su cinque a lasciare il lavoro dopo due anni dalla nascita deə figliə.

In conclusione, l’atlante di genere della FEPS può rappresentare una valida guida (non solo italiana, ma europea) per sollecitare ancor di più i governi ad agire riguardo alle disuguaglianze di genere, mostrando loro ciò che è spesso invisibile agli occhi: ovvero che il lavoro domestico è pur sempre lavoro.

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