Diritti

Pina Picierno: «Femminismo è costruire un futuro con le donne e per le donne»

Contrasto al divario di genere e alla violenza domestica. E aiuto immediato alle rifugiate ucraine, che dovranno ridisegnare la loro vita. Sono gli obiettivi, concreti, tracciati dalla vicepresidente del Parlamento Europeo. Che alla Svolta concede questa appassionata intervista esclusiva
Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo
Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 5 min lettura
8 marzo 2022 Aggiornato alle 16:00

Ha un lungo curriculum di passione politica, Pina Picierno: casertana (è nata a Santa Maria Capua Vetere), laureata in Scienze della Comunicazione a Salerno, nel 2003 è già Presidente Nazionale dei Giovani della Margherita. Deputata del PD dal 2008, nel 2014 entra al Parlamento europeo fino a ricoprire oggi una delle massime cariche, come vicepresidente. Ma non sono solo i “titoli” a darle importanza: Picierno, sempre eletta con un numero di preferenze molto alto, è una politica dalla parte delle donne, e i suoi tweet in cui interviene nel dibattito politico italiano ed estero non lasciano dubbi. A La Svolta concede questa intervista esclusiva, mentre in Europa il dramma ucraino continua a infiammare la cronaca, e i suoi social.

Pina, quando, e perché, ha scelto la carriera politica? «La politica è stata, da sempre, lo strumento per lottare e rendere il presente più giusto. Se nasci e cresci in una piccola frazione dì un piccolo comune campano, e vedi la tua terra sfregiata dalla camorra, dalla corruzione e dal malaffare, o ti volti dall’altra parte o cerchi di cambiare le cose. Scelsi di lottare quando incontrai un po’ per caso la storia di Giancarlo Siani che col suo coraggio denunciò il clan Nuvoletta e la sua morsa sulla Campania, e per questo fu ucciso. Spesso quando penso che sia tutto inutile mi fermo ancora a pensare alla sua storia e allora mi dico che ha senso continuare».

Qual è stato l’incontro politico più importante della sua vita? «Non ho incontrato un politico, ma la politica, con l’impegno civile, con la rappresentanza espressa dai partiti e dai movimenti giovanili nei partiti. È stata l’esperienza più piena e appassionante della mia vita. Tra le cose che ho fatto a cui rimango più legata c’è l’esperienza da Segretaria Nazionale dei Giovani della Margherita, un piccolo vascello pieno di intelligenze e idealità che ora animano il Partito Democratico».

Ha ancora senso, per lei, la parola “femminismo”? «Ha certamente ancora senso, se guardiamo al mondo di oggi e ne ha ancora di più se guardiamo al mondo che verrà. Ha senso perché solo un mondo costruito con le donne e per le donne è un mondo più giusto. Non si tratta di metterle qui e lì per equilibrare il potere, ma per cambiare la dinamica stessa con cui si esprime».

Quali donne l’hanno ispirata o la ispirano tuttora? «Quelle che maggiormente mi ispirano sono le donne che non hanno potere, perché domani saranno le uniche in grado di cambiarlo. Mi ispirano le tante che mi scrivono che non ce la fanno a lavorare e a fare le madri, le vittime della violenza fisica e psicologica, istituzionale. Perché nella politica come nella vita a ispirare deve essere il reale e non l’ipotetico».

Le 3 cose importanti da fare nel 2022 per le donne. «Abbiamo fissato l’obiettivo di colmare il divario di genere con Next Generation Eu, anche a livello generazionale e territoriale. In questo rientra anche il tema del contrasto alla violenza di genere e della vittimizzazione secondaria delle donne, come per esempio l’alienazione parentale e tutte le altre forme che celano pregiudizio e violenza. Cercare di mettere fine a questa violenza continuativa è essenziale. Inoltre, l’emergenza umanitaria in Ucraina ci racconta che coloro che stanno fuggendo dal Paese sono in ampia prevalenza donne e bambini, poiché gli uomini restano a combattere. Se penso al futuro, mi viene subito in mente l’immagine di queste donne che tentano di ridare vita a se stesse e alla loro famiglia con un peso nel cuore che deve essere terribile. È quindi necessario garantire loro la possibilità di una vita nuova, da ogni punto di vista. Non c’è soltanto l’aspetto caritatevole dell’accoglienza per tre mesi, ma occorre proprio aiutarle a ridisegnare una vita».

Sulla guerra in corso, lei ha scritto che “essere neutrali nascondendosi dietro a una richiesta di pace è una scelta sbagliata”. Come inciderà il conflitto ucraino sulla politica italiana ed europea? «Un conto è la pace, un altro la neutralità. Anzi spesso sono in contraddizione, come in questo caso. La pace si ottiene neutralizzando l’offesa, non subendola passivamente. È un errore abbastanza diffuso, forse comprensibile nel sentimento popolare di paura, non da parte di chi ha responsabilità pubbliche. Bisogna dire però che è un errore commesso da una parte trascurabile del campo democratico. La sua stragrande maggioranza si riconosce nella linea ferma e netta del Partito Democratico e del suo segretario».

Lavorare a Bruxelles: quali sono i risultati di cui andare più fiera? Quali gli obiettivi che ancora non è riuscita a raggiungere? «La lotta, condotta non da sola, contro la teoria dell’alienazione parentale e per il riconoscimento della violenza sulle donne quale crimine europeo. Ma questa in corso è stata la legislatura, nel suo complesso, più intensa della storia del Parlamento europeo. Ha modificato sostanzialmente il rapporto tra gli europei e le proprie istituzioni. È stata in una parola la legislatura di David Sassoli».

Ha ricevuto molte preferenze alle ultime elezioni, è molto amata. Perché? «Amata non saprei, l’amore è un sentimento privato. Stimata e rispettata credo di sì, a parte i soliti cretini a cui una donna impegnata in funzioni pubbliche è purtroppo abituata in Italia. Fondamentalmente perché credo nelle cose in cui mi impegno, a volte addirittura ingenuamente secondo qualcuno. Forse perché credo nelle stesse cose in cui credevo quando militavo nell’organizzazione giovanile. Più esperienza, più conoscenza, ma stessi sogni. C’è anche da dire che ho capito col tempo di essere un po’ polarizzante: chi mi apprezza lo fa per davvero e chi mi disprezza lo fa con altrettanta dedizione».

La politica è ancora passione, anche per le giovani generazioni? «Assolutamente sì. Se perdiamo fiducia nella loro passione, perdiamo tutto. Sulle questioni ambientali e dei diritti civili hanno già cambiato il Paese. È una generazione già europea senza la quale nessuna delle scelte che ha riguardato l’Unione sarebbe stata neanche immaginabile».

Come concilia vita privata e professionale? Riesce a dare spazio a entrambi gli ambiti, senza rinunce? «Avendo fatto politica da sempre non ho mai avuto una vita ordinaria, anche i tempi del non lavoro sono scanditi dall’impegno, quindi tutto diventa un corpo unico dove con fatica tutto si tiene. Ho scelto di mettermi a servizio delle istituzioni europee del Paese per un tratto importante della mia vita e non sono previste lamentele».