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The Line: battuta d’arresto per il progetto della megalopoli saudita tecno-sostenibile

L’ambiziosa iniziativa di sviluppo urbanistico del principe Bin Salman è stata ridimensionata per questioni finanziarie. Secondo Bloomberg News, numerosi gli appalti cancellati e posticipati al decennio successivo
Credit: NEOM  

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16 aprile 2024 Aggiornato alle 15:00

Il progetto della futura megalopoli saudita The Line sembra destinato a essere notevolmente ridimensionato a causa degli ingenti costi infrastrutturali. La visione di una città tecno-sostenibile, costruita nel deserto, era stata presentata nel 2021 dal principe ereditario Mohammed bin Salman come obiettivo prioritario per innovare il Paese.

Il leader dell’Arabia Saudita aveva annunciato l’intenzione di trasformare progressivamente l’economia del regno secondo l’ambizioso programma Vision 2030, riducendo la dipendenza dalle risorse fossili e aumentando le componenti a elevato valore aggiunto, dal settore green all’alta finanza.

La nuova megalopoli avrebbe dovuto estendersi per 170 km attraversando come una sorta di linea diverse aree dell’Arabia Saudita, implementando nuove zone abitali a zero emissioni, resort per turisti, centri di ricerca, alimentati al 100% dalle energie rinnovabili. L’ambizioso progetto, concepito come un’innovativa città lineare per 9 milioni di persone, rientra tuttora nella più estesa e complessa operazione urbanistica intitolata Neom, destinata a cambiare il volto del Paese entro il 2038.

Ma le aspettative iniziali, così come i tempi di costruzione, hanno subito numerosi cambiamenti a causa del moltiplicarsi dei costi complessivi di Neom, che potrebbero superare i 1500 miliardi di dollari. Secondo l’agenzia stampa internazionale Bloomberg News i funzionari sauditi avrebbero deciso di cancellare numerosi appalti, decidendo di completare solo 2,4 km per il 2030. Altri progetti minori invece verranno spostati al decennio successivo.

Le preoccupazioni sono sorte per la stabilità dei conti pubblici, messi sotto pressione dai futuri Giochi invernali asiatici del 2029, da altri investimenti del regno e dal calo dei profitti derivanti dalle esportazioni petrolifere. Il budget complessivo di Neom per il 2024 non ha ancora ricevuto l’approvazione definitiva, mentre il fondo saudita Public Investment Fund (Pif) potrebbe necessitare di ulteriori cospicui contributi: «È sconcertante la quantità di cose che si sta tentando di fare qui. Si stima che il governo potrebbe dover contribuire con altri 270 miliardi di dollari al Pif entro il 2030», ha dichiarato Tim Callen, visiting fellow del think tank Arab Gulf States Institute di Washington.

Fin dalle fasi iniziali la megalopli The Line aveva suscitato numerose polemiche internazionali, tanto che il giornalista statunitense Robert Worth affermò nel 2021: «Guardare il video promozionale del principe ereditario è come essere immersi in una distintiva forma di arroganza saudita, che mescola trionfalismo religioso e grandiosità reale».

Altre critiche erano arrivate soprattutto dalle ong impegnate a difendere i diritti umani, in quanto la costruzione della città avrebbe finito per intaccare le terre ancestrali della tribù Howeitat, già perseguitata per aver opposto resistenza. Inoltre, le Ong ambientaliste avevano denunciato ripetutamente i tentativi di greenwashing da parte delle autorità saudite, sottolineando la pericolosità del mega-progetto per gli uccelli, essendo dotato quasi completamente di superfici a specchio: «Gli uccelli che volano contro le alte finestre sono un problema serio, e questo è un edificio alto 500 metri che attraversa l’Arabia Saudita, con mulini a vento in cima. È anche una specie di specchio, non lo vedi davvero. Quindi, a meno che non facciano qualcosa al riguardo, c’è il serio rischio che si verifichino molti danni per gli uccelli migratori» ha denunciato il professor William Sutherland, direttore della ricerca del dipartimento di zoologia della University of Cambrigde.

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