Futuro

Arabia Saudita: che cos’è Neom, il progetto per la costruzione di una metropoli nel deserto?

La città sarà composta dall’isola artificiale Sindalah, dalla montagna Trojena (innevata 365 giorni l’anno), dal complesso industriale Oxagon e da The Line, che ospiterà 9 milioni di abitanti in 34 chilometri quadrati. Danneggiando, però, ambiente e tribù locali
Il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman 
Il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman  Credit: EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON 
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19 marzo 2024 Aggiornato alle 13:00

Il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman - Mbs, nel 2017 ha annunciato il progetto il Neom, il cui nome è la fusione tra “Neo”, che deriva dal greco e significa “nuovo”, e la lettera M in riferimento al Mustaqbal, parola araba che significa “futuro”, ma è anche l’iniziale del principe Mohammed.

Il progetto, per ora utopistico, prevede costruzioni nel deserto che (e qui c’è già la prima contraddizione) dovrebbe rappresentare un tassello della strategia araba di riduzione della dipendenza nazionale dall’economia petrolifera: il principe Mbs non vuole più dipendere “da sé stesso”, visto che l’Arabia Saudita da sola produce circa il 13% del petrolio mondiale.

Si parla di un investimento da 1 trilione di dollari (una cifra davvero difficile da immaginare e quantificare) per la costruzione di metropoli 100% artificiali che, almeno da quanto si legge sulle pubblicità, saranno completamente sostenibili e alimentate a energia solare ed eolica.

Tuttavia, saranno un’alterazione dell’equilibro ecosistemico di un paesaggio oggi non urbanizzato e, vista la grandiosità dei costi e dei progetti, e le ingenti richieste di energia che si prospettano, per queste città iper-connesse è difficile pensare che tutto sarà frutto di energia rinnovabile.

La megalopoli Neom, una zona grande come il Belgio, sarà composta da 10 regioni, tutte pubblicizzate come primati della sostenibilità, quattro delle quali già (a quanto si dice) in costruzione: Sindalah, l’isola artificiale piena di hotel e porti di lusso; Trojena, una montagna che sarà innevata tutto l’anno a partire dal 2026 e che ospiterà i giochi invernali asiatici nel 2029; Oxagon, complesso industriale galleggiante, e The Line, che ospiterà 9 milioni di abitanti in un’area di soli 34 chilometri quadrati.

Sindalah è l’isola che non c’è, o meglio a oggi pare non esserci ancora del tutto, anche se entro il 2029 dovrebbe ospitare fino a 2400 visitatori al giorno, che potranno passare il loro tempo in Spa, sport club, 3 luxury hotel per un totale di 840.000 metri quadrati di isola artificiale pubblicizzata come “yachting paradise”, la prima “superyacht ulta-prima” del Mar Rosso. «Sindalah ridefinirà l’esperienza di isola di lusso e diventerà la più ricercata destinazione nautica nel mondo» dice Antoni Vives, capo progetto per Sindalah di Neom.

Ma dopo tanto clamore mediatico e annunci sontuosi a partire dal 5 dicembre 2022, giorno del comunicato stampa di Neom che annunciava l’apertura di Sindalah a inizio 2024 (non ancora avvenuta, però) e la volontà del re saudita di compiere «un altro momento significativo per Neom e un passo importante verso la realizzazione delle ambizioni turistiche del Regno nell’ambito della Vision 2030», a ottobre 2023 è stato pubblicato l’ultimo aggiornamento video sull’andamento dei lavori relativo alle 4 regioni: non c’è ancora nulla di pronto.

Anche l’Italia contribuirà alla costruzione di Neom, con il suo know-how, grazie all’impresa Webuild che realizzerà la linea ferroviaria alta velocità Connector che collegherà Oxagon con The Line. In particolare, Webuild contribuirà alla realizzazione di Tojena, futura meta sciistica dell’Arabia Saudita, costruendo le tre dighe che alimenteranno il lago d’acqua dolce del complesso, oltre all’hotel con vista sulla valle The Bow, per un contratto da 4,7 miliardi di dollari.

Per completare questo faraonico progetto verranno scavati 90.000 metri cubi di roccia a settimana che in parte «verranno riutilizzati per la sistemazione del fondo del lago e la costruzione delle dighe implementando un approccio sostenibile», come dichiarato dal direttore esecutivo di Trojena, Philip Gullett. Parliamo di circa 1.000 camion a settimana che movimenteranno la roccia delle montagne che con il tempo verranno scavate, plasmate e ridisegnate non dal silenzioso e lento lavoro dell’acqua (che arriva nei secoli a creare paesaggi di incredibile bellezza come i canyon) ma dall’essere umano.

La sostenibilità tanto pubblicizzata sta quindi nel prevaricare la natura plasmandola a nostro piacimento? O nel costruire isole lì dove non c’erano e nel ridisegnare valli e profili montuosi?

Certamente le città hanno, e avranno sempre più, un ruolo fondamentale nello sviluppo sostenibile visto che entro il 2023 il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città, ma gli esempi virtuosi da seguire sono altri, non certo creare città di fondazione nel deserto abitate da secoli da popolazioni locali che vengono ora depauperate del loro ambiente.

Infatti, gli Howeitat, la popolazione che abita la regione nord-occidentale dell’Arabia saudita da diversi secoli, lontani da sfarzo edilizio e tecnologia, si sono scontrati con le ambizioni di Mohammed bin Salman che come sempre non si fa scrupoli a liberarsi degli oppositori: circa 47 membri della tribù sono stati arrestati con l’accusa di resistenza allo sgombero dell’area in cui è in costruzione Neom. 15 membri sono stati condannati a pene che vanno dai 27 ai 50 anni di carcere e, addirittura, 3 Howeiti sono stati condannati a morte per essersi espressi contro lo sfratto della loro tribù.

Su questo si erano espresse anche le Nazioni Unite, denunciando le esecuzioni: “Secondo il diritto internazionale, gli Stati che non hanno ancora abolito la pena di morte possono imporla solo per i ‘crimini più gravi’, che comportano omicidi intenzionali. (…) Non crediamo che le azioni in questione oltrepassino questa soglia”, avevano detto gli esperti Onu.

Ad ogni modo Neom continua ad annunciare novità (l’ultima in ordine cronologico è del 6 marzo e annuncia una comunità residenziale, Gidori, esclusiva per il golf situata tra le colline e la costa del Golfo di Aqaba): tante nuove città di fondazione che vanno a comporre il progetto Neom e ad arricchire le offerte, sempre extra lusso, dislocate tra le varie regioni, tutte edificate in pieno deserto e patinate di sostenibilità, e uso di energie rinnovabili, ma che non considerano il deturpamento irreversibile dell’ambiente circostante a scapito di popolazioni locali, flora e fauna.

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