Futuro

L’Arabia Saudita vuole investire 40 miliardi di dollari nell’AI

Con il Saudi Tech Fund il Paese mediorientale punta a posizionarsi come leader indiscusso nel settore dell’intelligenza artificiale. I rappresentanti sauditi stanno anche pensando a una partnership con la statunitense Andreessen Horowitz
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25 marzo 2024 Aggiornato alle 20:00

L’Arabia Saudita ha messo gli occhi sull’intelligenza artificiale e vorrebbe istituire un fondo, di oltre 40 miliardi di dollari, dedicato proprio all’AI. Considerando la notevole disponibilità economica di cui gode la penisola medio-orientale (il suo fondo sovrano ha un patrimonio di oltre 900 miliardi di dollari) è tutt’altro che remota la possibilità che possa raggiungere il suo obiettivo, cioè diventare patria del mercato più importante a livello mondiale in questo settore.

Secondo quanto riportato dal New York Times, nelle ultime settimane i rappresentanti del Fondo di Investimento Pubblico dell’Arabia Saudita avrebbero analizzato una possibile partnership con Andreessen Horowitz, una delle principali joint-venture della Silicon Valley, oltre a valutare l’ingresso nel business di altri investitori. Per ora non sono state rilasciate dichiarazioni ufficiali in merito.

Il co-fondatore della società, Ben Horowitz, è amico del governatore del fondo saudita, Yasir al-Rumayyan; probabilmente in queste settimane è stato pianificato anche il ruolo di Horowitz all’interno della gestione del fondo stesso che può essere equiparato solamente a SoftBank, il conglomerato giapponese che per decenni è stato il maggiore investitore al mondo in startup. E proprio a SoftBank l’Arabia Saudita ha versato 45 miliardi di dollari in favore del fondo Vision (fondo saudita di venture capital con focus tecnologico).

L’euforia generalizzata che gravita attorno all’intelligenza artificiale ha fatto balzare notevolmente le valutazioni delle aziende del settore, sia private che pubbliche. Per esempio, la startup italo-americana Anthropic ha raccolto più di 7 miliardi di dollari in un solo anno e tra i suoi investitori ci sono anche alcuni nomi illustri, come Google.

Wall Street sembra essere in fermento per scovare le nuove Nvidia e OpenAI. Tuttavia, finanziare i progetti di intelligenza artificiale è estremamente oneroso, come ha recentemente spiegato anche Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI. Lo stesso Altman ha dichiarato di essersi rivolto all’Arabia Saudita in cerca di finanziamenti per poter aumentare la produzione dei chip.

Alcune dichiarazioni non ufficiali hanno fatto trapelare che nel sogno tecnologico dell’Arabia Saudita è contemplato il sostegno ai produttori di chip e di data center espansivi ma non scartano l’opzione di creare una propria società di intelligenza artificiale.

Il primo blocco di investimenti del fondo saudita è fissato per la seconda metà del 2024. Inoltre, si sta valutando se aprire una sede Horowitz nella capitale Riyadh.

Il Saudi Tech Fund è tenuto sotto stretta osservazione dai mercati mondiali, essendo l’Arabia Saudita un Paese in cui i diritti umani non sono la priorità. Ma ci sono altri elementi sospetti della scacchiera saudita, come l’investimento di una grande somma di denaro nel 2022 in una società gestita dal genero dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, naturalmente, è stata interpretata come pura mossa politica.

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