Città

Quali sono le città che connettono di più gli spazi verdi?

Il Biodiversity alert è un nuovo indicatore che abbina il “potenziale naturale” dei centri urbani alla loro capacità di interconnessione tra le aree green
Credit: Max Böttinger 
Tempo di lettura 3 min lettura
13 marzo 2024 Aggiornato alle 14:00

Aumentando il grado di interconnessione tra le proprie aree verdi, le città potrebbero ottenere sensibili miglioramenti, vedere accrescere la biodiversità urbana e contrastare in maniera efficace i cambiamenti climatici. Alcuni grandi centri del mondo riescono in questa impresa quasi miracolosa: nel dettaglio le più virtuose sono Stoccarda in Germania, Vilnius in Lituania e Caracas nel Venezuela.

In particolare Stoccarda possiede un “potenziale naturale” disponibile, pari al 35%, e un grado di connessione del 38%. Vilnius, invece, vanta la quota maggiore di verde, corrispondente al 39% del territorio, mentre le interconnessioni raggiungono la quota del 30%, un ambito quest’ultimo in cui trionfa Caracas con il 42% delle aree verdi connesse.

A stabilire il singolare podio è il Biodiversity alert, il nuovo indicatore che abbina proprio il “potenziale naturale” delle città alla loro capacità di interconnessione tra le aree verdi: le prime tre suddette campionesse, a esempio, hanno collezionato 36 punti su 100, a pari merito. I fanalini di coda della speciale classifica sono invece Lima in Perù, Dubai negli Emirati Arabi Uniti e Riad nell’Arabia Saudita, tutte con appena un punto.

A sviluppare questo indicatore è stata Husqvarna, che produce attrezzature e prodotti tecnologici ad alte prestazioni per la cura di boschi, parchi e giardini.

La fonte di tutte le informazioni è la piattaforma web Hugsi - Husqvarna Urban Green Space Index -, che da ormai cinque anni analizza le prestazioni di 279 città distribuite in 61 Paesi del globo. All’indagine contribuiscono inoltre le immagini satellitari a disposizione e naturalmente l’intelligenza artificiale, strumenti che consentono di mettere a fuoco gli spazi verdi urbani, le zone da tutelare e quelle da alimentare.

Così dai dati raccolti emerge dunque che la media mondiale è di 22 punti su 100: in tale contesto l’Europa, con 27 punti, si comporta molto meglio rispetto all’America Latina che ne mette a segno 14 e anche agli Stati Uniti e all’Asia, fermi a 11.

Osservando l’Italia, si scopre che Roma conta 19 punti: la Città Eterna ha un 27% di potenziale naturale e un 3% di connettività. Milano ha invece 14 punti, con aree verdi al 20% e un’interconnessione ferma a un misero 1%. Venezia infine ha 13 punti, con un potenziale del 14% e un discreto livello di connettività, al 10%. Nel complesso, il Belpaese dovrebbe fare molto meglio.

Il Biodiversity alert potrebbe rivelarsi molto utile anche nel nuovo contesto in cui interverrà la Nature Restoration Law appena approvata dal Parlamento Europeo: la legge Ue infatti coinvolgerà negli sforzi per il ripristino della natura le città, protagoniste della generazione della maggior parte delle emissioni inquinanti globali totali.

Il panorama fotografato dalla ricerca serve soprattutto a capire quanto sia importante e necessario integrare la biodiversità nelle pianificazioni urbanistiche, continuando ad aumentare il numero degli spazi verdi o comunque il loro ripristino. In questa missione naturalmente è fondamentale l’intervento consapevole delle amministrazioni locali: il loro impegno sarà ripagato dai benefici che ricaveranno nel medio-lungo periodo dai miglioramenti in termini di qualità dell’aria e di salute dei propri abitanti.

Leggi anche
Verde urbano
di Francesco Carrubba 3 min lettura
mobilità sostenibile
di Federica Biffi 4 min lettura