Diritti

Francia: presentato il Ddl sul fine vita

Secondo il disegno di legge, i cittadini con patologie incurabili avranno il diritto di chiedere la somministrazione di una sostanza letale, ma dovranno essere in grado di esprimere la propria volontà. La proposta, quindi, escluderebbe le persone con malattie neurodegenerative
Credit: Teslariu Mihai 
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12 aprile 2024 Aggiornato alle 16:00

In Francia la ministra del Lavoro, della Salute e della Solidarietà Catherine Vautrin ha presentato al Consiglio dei ministri il disegno di legge con cui il Governo intende dare ai cittadini francesi gravemente malati la possibilità di richiedere l’assistenza di un medico per morire.

Dal 2016, la legge Claeys-Leonetti autorizza la sedazione profonda e continua del paziente fino alla sua morte. Per Vautrin, con il nuovo disegno di legge “il paziente, dopo il consiglio medico, potrà beneficiare di un prodotto letale che ha un effetto molto più rapido”. Per questo secondo la ministra “si tratta concretamente di un ulteriore e importante passo avanti”.

Nel disegno di legge, presentato mercoledì 10 aprile, si parla di “morte assistita” anziché di eutanasia (che si verifica quando un medico induce un paziente alla morte su sua richiesta, o su richiesta di una persona cara se il malato non può esprimersi) e suicidio assistito (che consiste nella prescrizione di farmaci da parte del medico che consentono al paziente che ne fa richiesta di suicidarsi). In particolare, nel Ddl si legge: “L’assistenza alla morte consiste nella somministrazione di una sostanza letale, effettuata dalla persona stessa o, quando la persona non è fisicamente in grado di farlo, da un medico, un infermiere o una persona volontaria da essa designata”.

Per poter richiedere la morte assistita, il paziente deve essere maggiorenne e avere la cittadinanza francese, deve essere affetto da una patologia incurabile e la sua sofferenza, sia fisica che psicologica, deve essere “insopportabile e refrattaria alle cure”. Secondo i requisiti indicati, la malattia deve minacciare la vita del paziente “a breve termine (entro qualche giorno o qualche settimana) o a medio termine (da sei mesi a un anno)”. Per il Ddl, il paziente deve inoltre essere perfettamente in grado di esprimere la sua volontà. Ciò esclude i pazienti malati di Alzheimer o di altre forme di demenza. Per Jonathan Denis, presidente dell’Associazione per il diritto a morire con dignità, questo criterio impedisce di fatto a persone con malattie neurodegenerative di ricevere la morte assistita, anche se queste hanno fatto la loro scelta prima che le loro capacità mentali si deteriorassero.

Le critiche di chi ritiene che il Ddl sia troppo restrittivo sono indirizzate anche alla parte del testo che stabilisce che la decisione sul fine vita debba passare da un ulteriore medico e da un caregiver. Dopo la richiesta del paziente al suo medico curante, quest’ultimo sarebbe tenuto infatti a ricevere il parere di due persone: un medico specialista che non conosce il paziente e un caregiver non medico che già conosce la persona malata.

A seguito delle valutazioni ricevute, il medico curante, che potrà richiedere altri pareri, avrà 15 giorni per decidere se il paziente può ricevere la morte assistita o meno. Se ritenuto idoneo, il richiedente avrà poi 2 giorni di tempo per confermare la propria scelta. La prescrizione della somministrazione letale sarà quindi valida per 3 mesi. Se questa non dovesse essere utilizzata entro i limiti di tempo, il paziente dovrà richiedere una nuova perizia.

Secondo lo studio della Società francese di sostegno e di cure palliative, tuttavia, l’80% dei medici in Francia “rifiuta di prescrivere, fornire, preparare e/o somministrare un prodotto letale”. Inoltre, ha detto il professor Jean-François Delfraissy, presidente del Comitato consultivo nazionale di etica in Senato prima della presentazione del disegno di legge, “I caregiver che si affidano alle cure palliative sono contrari al cambiamento della legge per il 60-70%”.

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